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Battiato, cinghiali bianchi e patriots alle armi: quelle parole oltre la banalità pop

I cantautori erano o professori o agitatori di popolo o le due cose. Al loro tempo lui sperimentava, già sciamanico e follemente originale. Venne fuori quando il vento era già cambiato e seppe far, contestualmente, ballare discoteche e alzare stupiti sopraccigli in zona Adelphi. Cinghiali bianchi e “patriots” chiamati alle armi, Gurdjieff e la cassa in 4, sincretismi e sintetizzatori. E, certo!, parole: versetti tagliati in un’ironia sapiente se non sapienziale, che non sgorgava da alcuna fonte già nota. In fretta e quasi a caso se ne raccoglie un piccolo breviario, procedendo a frammenti come del resto usava lui, Franco Battiato, specialmente nella sua fase culminante e più pop.
“Alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena, / potete stare a galla”. Crociata a doppia valenza: fustigava gli ascoltatori come massa ma li lusingava come singoli. Se cogli l’idiozia contemporanea ne sei già un po’ meno partecipe.
“Il mondo è grigio, il mondo è blu”: che venga colta o no, la citazione del pop del passato (qui: Nicola di Bari) incastona tasselli di luccicante e insensata attrattiva. Moretti ha poi adottato lo stesso metodo con le canzoni proprio di Battiato impiegate in suoi film.
“Un giorno sulla Prospettiva Nevski / per caso vi incontrai Igor Stravinskij”. Il teorico del trash (e di ogni altra piega della cultura pop) Tommaso Labranca amava Battiato, ma non Prospettiva Nevski, che ritenne degna di una severa diagnosi di cialtronismo per la banalità dei riferimenti e degli abbinamenti. Cialtronismo, forse: ma fosse stato consapevole, volontario?
“Mare, mare, mare, voglio annegare, / portami lontano a naufragare, / via, via, via da queste sponde, / portami lontano sulle onde”. Certi intermezzi, a rime baciate e sottofondi di archi (e persino in sospetto di criptocitazioni da Loredana Berté), paiono, all’indirizzo della banalità della canzonetta e dei suoi ascoltatori, strizzate di un occhio chissà poi quanto complice, o cinico, o clinico.
“C’è chi si mette degli occhiali da sole, …”. Dal gioco di specchi, del resto, non si sottraeva neppure lui. Cantava quella canzone e intanto portava gli occhiali da sole: così ci ha saldato in testa un binomio da allora divenuto standard: “carisma e sintomatico mistero”. Ma il “free-jazz-punk inglese” sarà poi mai esistito davvero?
“Over and over again / You are a woman in love”. Fosse un’attenta posologia zen o un istinto geniale, la fraseologia inglese da canzonetta senza senso qui segue immediatamente le frasi pesanti e pesanti: “Cerco un centro di gravità permanente / che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente”. Né l’universitaria maturata a pieni voti né il suo ex compagno di banco ritirato e avviato all’elettrauto si sentivano a disagio nel ballarla, assieme.
“I desideri mitici di prostitute libiche, / il senso del possesso che fu pre-alessandrino”. Battiato offre spesso la gola ai parodisti, che hanno sempre morso invano. Per quanto assertive, le sue frasi, quelle da dileggio o quelle da scrivere sull’agenda (“ne abbiamo avute di occasioni, perdendole, / non rimpiangerle, non rimpiangerle mai”), non erano “messaggi”. Non lo fu neppure Povera Patria, dove sfiorò un suo ieratico engagement. Ma Battiato ha sempre detto altro, rispetto alle parole che cantava.
“E ti vengo a cercare …” . Non ci sarà più nessuno capace di parlare della “mia essenza” , e non per sbadataggine ma con intenzione. Nessuno più prometterà e progetterà “supererò le correnti gravitazionali”. Come tutti i suoi colleghi Battiato al suo “tu” diceva “sei speciale”. Lui però in mezzo ci sapeva ficcare “un Essere”. Credo che la parola andasse in maiuscolo.



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