Bce, mandato ai tecnici per un nuovo scudo anti-spread. “Flessibilità nei reinvestimenti dei titoli”

Pubblicità
Pubblicità

MILANO – Si è tenuto in mattinata un vertice straordinario dei banchieri centrali della Bce, in videoconferenza, per fare il punto “sulla situazione dei mercati”. I governatori dell’Eurotower hanno deciso di incaricare gli uffici tecnici di “accelerare il completamento di un nuovo strumento anti-frammentazione” da sottoporre poi al Consiglio direttivo. Nella nota dopo l’incontro virtuale si spiega che è stato deciso di applicare flessibilità nei reinvestimenti dei rimborsi in scadenza del programma Pepp, il piano d’acquisto di titoli lanciato per contrastare la crisi del Covid. Questo, viene spiegato, è “al fine di preservare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, condizione preliminare affinché la Bce sia in grado di realizzare il suo mandato di stabilità dei prezzi”.

All’Eurotower è montata negli ultimi giorni l’esigenza di capire come mai la reazione dei listini e soprattutto degli spread sia stata così veemente, dopo l’annuncio di giovedì scorso della fine degli acquisti straordinari di titoli (per fine giugno) e l’indicazione di un primo rialzo dei tassi da 0,25% per la riunione di fine luglio. La convocazione della riunione ha immediatamente acceso le speranze degli investitori che si passi a una vera e propria fase operativa, infatti i mercati hanno reagito facendo abbassare lo spread Btp-Bund e con un generale miglioramento dei mercati.

Trichet: “Per superare la crisi l’Europa deve realizzare il mercato unico dell’energia”

Quelle emerse alla riunione di giovedì scorso non erano novità inattese dagli investitori, ma ci si è concentrati piuttosto sui segnali “da falco” che sono giunti dalla conferenza sampa di Christine Lagarde. In primo luogo, la possibilità che a settembre il costo del denaro possa salire anche di 0,5% se lo scenario per l’inflazione non migliorerà. E in secondo luogo sull’assenza di indicazioni precise per un piano anti-spread che alcune indiscrezioni di stampa davano in rampa di lancio. Fattori che hanno portato il rendimento decennale italiano, che a fine 2021 veleggiava intorno all’1%, fin sopra il 4% con il differenziale rispetto al Bund tedesco che si è allargato fin sopra 250 punti base. E, non a caso, dopo l’annuncio della riunione lo spread è sceso fortemente.

Sulla disponibilità di dispegare forze anti-spread, già ieri la membra del consiglio Isabel Schnabel è intervenuta e – come anticipava Repubblica – ha dato indicazioni sul fatto che non c’è un piano operativo per difendere i rendimenti dei Paesi periferici. Ma ha sottolineato con forza che la Bce monitora attentamente la situazione degli spread e si tiene pronta sia ad usare i reinvestimenti del programma pandemico, sia a dispiegare un nuovo strumento che potrebbe avere, rispetto al vecchio Omt di Draghi, “diverse condizioni, durata e salvaguardie per essere pienamente nel nostro mandato”.

Alla carica è andato oggi il ministro francese Bruno Le Maire, che ha chiesto che la normalizzazione della politica monetaria europea sia “fatta gradualmente e in anticipo”. “Non vogliamo brutalità – ha aggiunto – non vogliamo una decisione che possa cogliere di sorpresa gli attori economici e che alla fine creerebbe più difficoltà economiche che altro”.

Spread, la Bce rassicura: “Impegno senza limiti”, corrono i tassi dei mutui

Messina: “Per Italia nessun problema di sostenibilità del debito ma riduca dipendenza da Bce”

Di spread e situazione dell’Italia ha parlato Carlo Messina, il numero uno di Intesa Sanpaolo, allo Young Factor: “Posso confermare che l”Italia ha delle fondamenta solidissime. I fondamentali sono solidi e quindi non bisogna andare nel panico. Lo spread può essere 100-150 punti base, non quello che vediamo oggi”, ha detto. “Come Paese non abbiamo un problema di sostenibilità del debito pubblico, questo deve essere un messaggio chiaro. Qui bisogna fare dei piani che accelerino la crescita ma che” sul fronte del debito “riducano la dipendenza dalla Bce”, ha aggiunto

La Fed potrebbe toccare i tassi dello 0,75%

Nell’agenda fitta delle Banche centrali, prima della novità inattesa della Bce tutti i fari erano puntati sulla Federal Reserve americana. Questa, secondo gli analisti, oggi annuncerà un forte rialzo dei tassi: è scontato un ritocco di 50 punti base, ma negli ultimi giorni sono cresciute le scommesse sui 75 punti base: si tratterebbe del più grande aumento dal 1994 e i mercati prevedono già che i tassi raggiungeranno il 3,75-4,0% entro la fine dell’anno.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *