Benigni celebra Dante al Quirinale: “Fondò un partito dove c’era solo lui, il PD”. E a Mattarella: “Vorrei abbracciarla ma non si può”

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C’è spazio per qualche spunto di satira politica, come spesso accade nei suoi monologhi, nell’intervento di Roberto Benigni al Quirinale per il Dantedì. “Dante – dice il premio Oscar alla presenza del presidente Mattarella – è stato un grande poeta e un grande politico. Era con i guelfi, tra i Priori e poi nel Consiglio dei 100. La politica non gli ha portato bene: lo hanno esiliato ingiustamente da Firenze e condannato, quindi è passato tra i ghibellini. Ma alla fine ha detto basta con la politica e ha fatto ‘parte per se stesso’. Ha fondato il partito di Dante, il Pd, non ha vinto mai. Si sono scissi, c’erano troppe correnti: questo Pd sono 700 anni che non trova pace”.

Dantedì, Benigni al Quirinale recita il XXV canto del Paradiso – l’integrale

L’attore e regista celebra Dante nel giorno dedicato al Sommo poeta, data che gli studiosi riconoscono come inizio nel suo viaggio nell’aldilà e nell’anniversario della morte avvenuta nel 1321, ma si concede anche qualche battuta prima di introdurre i testi. L’attore ha portato i versi della Divina Commedia al Quirinale leggendo, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del ministro della Cultura, Dario Franceschini, il XXV canto del Paradiso (in diretta su Rai 1). “Perché abbiamo scelto il canto XXV del Paradiso? Perché è il canto della speranza. In ogni luogo in cui adesso andiamo, è tutto un inno alla speranza, la virtù più popolare, quella che ci conforta più di tutti”. Un applauso dal Presidente, un saluto con i pochi presenti a causa del distanziamento e poi una battuta rivolta a Mattarella: “Ho una tale stima e ammirazione per lei che vorrei abbracciarla, ma non si puo’. Se ha bisogno di qualcosa, vorrei essere utile per lei. Se ha bisogno di un corazziere oppure un cuoco, un autista, un sarto, un barbiere. Una volta ho sentito in tv che non aveva il barbiere. Le faccio i capelli vestito da corazziere”.

“Dentro di me tutto danza, è un balletto, saluto gli italiani a casa, in questo momento con ancora più affetto e calore”, dice Roberto Benigni nel Salone dei Corazzieri al Quirinale. Della data che si celebra oggi dice: “Il 25 marzo è la data in cui inizia il suo viaggio nei tre regni dell’oltretomba, l’avventura più bella della poesia di tutti i tempi. Dante ha scritto il Paradiso “per rimuovere le persone dallo stato di tristezza, di miseria, di povertà nel quale si trovano e condurli a uno stato di felicità. Voleva la felicità. Cos’è la felicità per Dante? Il fine del Paradiso è il desiderio infinito che ognuno di noi ha di immedesimarsi, di ricongiungersi con la realtà divina”. “Ognuno di noi – ha proseguito Benigni – sente che dentro c’è una scintilla immortale, e Dante lo sa. Dopo aver letto il Paradiso, se lo si legge lasciandosi andare, non si guardano più le altre persone con distrazione o indifferenza, ma come scrigni di un mistero, depositarie di un destino immenso”, ha aggiunto l’attore.

Poi su Rai 3 si cambia registro con Il V dell’Inferno, replica dello show che fu trasmesso in diretta su Rai 1 il 29 novembre 2007, la lettura incentrata sulla passione tra Paolo e Francesca, quello dell’amor ch’a nullo amato amar perdona, che fu allora un successo televisivo da oltre 10 milioni di telespettatori.

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