Biden firma il piano per le infrastrutture. Ma il bis è in salita

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Grande festa alla Casa Bianca. Dove Joe Biden, in vertiginoso calo nei sondaggi – gradito com’è solo al 49 per cento degli americani – non si è fatto scappare l’occasione di celebrare in diretta tv e con tanto di banda la firma del piano infrastrutture da 1200 miliardi di dollari per ricostruire strade e ponti, sviluppare il trasporto pubblico e migliorare l’alta velocità della rete.

“L’America si è rimasse in moto. So che siete frustrati dalla negatività del momento e concentrati sui problemi quotidiani. Ma le vostre vite presto cambieranno in meglio. Voglio che sappiate che vi ascoltiamo e vi vediamo”, ha detto, ponendo solennemente la sua firma sul documento considerato uno dei pilastri della sua agenda mentre il vento gli scompigliava la chioma.

Usa, il Congresso approva il piano di Biden da oltre mille miliardi di dollari per le infrastrutture

Il pacchetto è stato approvato dieci giorni fa dal Congresso, dopo mesi di divisioni interne ai dem e trattative convulse. A sottolinearne l’importanza ci pensa la vice Kamala Harris che definsce Biden “visionario e costruttore”. Certo, i repubblicani presenti sono pochi e spicca l’assenza di molti dei 13 deputati “ribelli”, coloro che votando a favore della legge contro le indicazioni del partito, ne hanno permesso l’approvazione: minacciati addirittura di morte (complice la collega della Georgia Marjorie Taylor Greene che su Twitter li ha definiti “traditori” e ha fatto circolare i loro numeri di telefono privati) non se la sono sentita di sfilare al fianco di Biden.

Il presidente ha però sottolineato il sostegno bipartisan al testo: “Spesso qui a Washington non portiamo a compimento le cose perché ci intestardiamo a pretendere tutto ciò che chiediamo. Questa volta ci siamo concentrati sul fare. Ho corso per la presidenza perché l’unico modo per far progredire il Paese è attraverso il compromesso e il consenso”. Il lavoro però non è finito. Ora bisognerà far approvare in fretta, possibilmente entro fine settimana, l’altro pilastro della sua agenda economica. Il piano per le “infrastrutture umane” Build Back Better, ormai ridotto alla comunque astronomica cifra di 1750 miliardi di dollari per welfare e clima. Comprendente pure i 555 miliardi di dollari necessari ad adempiere la promessa fatta a Glasgow di tagliare le emissioni del 50 per cento entro il 2030 (e arrivare a zero entro il 2050). A patto di convincere il dem moderato della Virginia Joe Manchin convinto che il piano alimenterà deficit e inflazione.

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