Bimba precipitata a Torino, l’autopsia: caduta troppo in là, non è scivolata dalle mani ma è stata lanciata

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È caduta troppo in là, la piccola Fatima. Troppo distante dalle ringhiere del ballatoio, troppo al centro del cortile per avvalorare l’ipotesi che sia “scivolata dalle mani” di Azhar Mohssine, il marocchino di 32 anni in carcere come responsabile della tragedia. L’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Testi, che ha anche effettuato un sopralluogo del condominio di via Milano, offre i primi spiragli nel guazzabuglio di testimonianze contrastanti rese sinora, tra l’indagato che afferma di essersela fatta sfuggire dopo averla lanciata in aria per farla divertire, e la madre che lo accusa di averla gettata giù apposta, dopo un litigio, affacciando l’ipotesi, inquietante, che si sia trattato di un omicidio volontario. La procura contesta il dolo eventuale: con il suo comportamento scellerato l’uomo avrebbe accettato il rischio di mettere in una situazione di pericolo la bambina. 

Il patrigno di Fatima 

Difficile che si sia trattato di un gioco classico, il “vola vola”, secondo i primi riscontri, perché questo avrebbe comportato che la bimba di tre anni venisse lanciata in aria in verticale. Ma in quel caso avrebbe prima sbattuto contro il tetto sopra il ballatoio e il suo corpicino sarebbe caduto in maniera verticale, vicino alle ringhiere.

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C’è anche una tettoia nei piani sotto, larga poco più di venti centimetri, che però non sarebbe stata toccata nella caduta. Le prime indiscrezioni, che dovranno essere confermate da analisi più approfondite sulla traiettoria della caduta, sembrano indicare una parabola, dal quinto piano al punto d’impatto, che esprimerebbe un vero e proprio lancio della bambina oltre la ringhiera del balcone.

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Solamente la consulenza cinetica sulla parabola di caduta sarà dunque dirimente tra l’ipotesi che sia stata buttata giù per ucciderla (al momento il gip lo ha escluso riqualificando il reato in omicidio colposo) oppure sia stata lanciata comunque con forza, ma senza intenzioni così crudeli. Azhar Mohssine, difeso dall’avvocato Alessandro Sena, ha escluso di averle voluto fare del male, sostenendo di essere stato molto legato alla piccola tanto da chiamarla sua figlia.

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La madre, assistita dall’avvocato Silvia Lorenzin, in un primo tempo aveva detto di non aver visto nulla, ma poi aveva cambiato versione lanciando un’accusa gravissima contro il suo fidanzato: “C’ero anche io, al quinto piano. Ha preso la bambina e l’ha buttata per terra. Quando un suo amico l’ha presa in braccio per portarla da me, lui si è messo in mezzo e l’ha buttata di sotto”.

(ansa)

Una dichiarazione che deve ottenere il riscontro dei dati oggettivi da parte degli esperti. Un video riprende anche gli ultimi istanti della caduta, ma l’occhio della telecamera, puntata verso il basso, non inquadra come sia stata lanciata la bimba. Quegli ultimi drammatici istanti catturano il suo corpo che ha una traiettoria verticale, ma non sembrano essere indicativi sulle responsabilità della tragedia.

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