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Bitcoin, una lite miliardaria può gettare luce sul creatore della cripto

MILANO – Potrebbe sembrare un processo ordinario in cui gli eredi di un defunto uomo d’affari chiedono al suo ex partner di spartirsi la fortuna. Ma la storia che arriva dalla Florida, racconta il Wall Street Journal, assume un’altra connotazione – ben più affascinante – se può contribuire a gettare una luce sul mistero di Satoshi Nakamoto, il misterioso creatore del Bitcoin.

Come si diceva, il prologo della vicenda non sembra particolarmente avvincente: la famiglia di un uomo defunto ha infatti fatto causa al suo ex business partner sul controllo degli asset della loro alleanza. Il problema è che, secondo i denuncianti, il malloppo da spartirsi riguarda un tesoro da 64 miliardi di dollari (un milione di Bitcoin) che apparterrebbero proprio a Nakamoto. Il quale, dice la famiglia del defunto, sarebbe niente altro che lo scomparso David Kleiman e il suo alleato in affari Craig Wright.

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Chi sia Nakamoto, se sia davvero esistito come singolo individuo o sia piuttosto un’intelligenza collettiva, o partner professionisti, è un mistero ancora da svelare. E proprio dalla lite in Florida potrebbe arrivare qualche risposta.

Wright, un programmatore australiano cinquantenne che vive a Londra, dal 2016 si dipinge come il creatore del Bitcoin, ma la sua rivendicazione è stata più volte respinta dalla comunità del Bitcoin. La famiglia di Kleiman sostiene che i due hanno lavorato insieme nel mining del Bitcoin e questo le dà il diritto a ricevere la metà della fortuna che insieme avrebbero scovato.

I familiari di Kleiman intendono offrire prove che mostrano come i due lavoravano insieme. I legali di Wright ritengono invece che il loro assistito sia il creatore del Bitcoin e non abbia mai coinvolto Kleiman. “Riteniamo che la corte sarà in grado di verificare che non c’è nulla che attesti una partnership”, mette in evidenza Andres Rivero, avvocato di Wright.

Per i “bitcoiners”, spiega il quotidiano newyorkese, c’è solo un fatto che potrebbe provare l’identità di Satoshi Nakamoto. La chiave di controllo dell’account dove Nakamoto ha messo in custodia il milione di Bitcoin. Al presunto creatore della valuta basterebbe muovere anche una frazione di quel patrimonio per rivelarsi al mondo intero.

Secondo le carte dell’accusa, nel 2008 – quando in rete fu lanciato un paper di nove pagine che inaugurava il Bitcoin, a firma di Nakamoto – Wright avrebbe chiesto a Kleiman di aiutarlo proprio per la stesura di quel documento.



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