Boccia (Pd): “Riapriamo tutto dopo le vaccinazioni degli over 60. Curcio ha ragione, Figliuolo si raccordi di più con le Regioni”

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Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd, la destra chiede di riaprire e la sinistra invoca rigore. Non si può immaginare una via di mezzo?
“Abbiamo appena finito una segreteria del partito nella quale si è deciso che si potrà riaprire nel momento in cui saranno vaccinati tutti gli over 60”.

Riaprire cosa esattamente?
“Tutto, inclusi ristoranti, palestre, teatri, senza più limiti di orario né coprifuoco. Mantenendo ovviamente delle soglie di inevitabili precauzioni, con le quali dovremo convivere anche dopo. L’obiettivo deve essere quello di non dover richiudere più”.

Anche le singole regioni, se avranno terminato di vaccinare gli over Sessanta, potranno riaprire?
“Sì. E lì vedremo chi farà meglio da qui all’estate”.

E quanto tempo ci vorrà per vaccinare gli over Sessanta? Il ministro Speranza ieri a Repubblica ha detto “entro giugno”.
“Lo capiremo in queste settimane. Ma penso che a maggio ci saranno aperture graduali per essere irreversibili una volta vaccinati i sessantenni”.

L’intervista

Covid, Speranza: “Over 60 vaccinati entro giugno. Richiami dopo 42 giorni per Pfizer e Moderna”

Pensate sia sufficiente per tenere buona la piazza? Di questo passo ci vorranno almeno sei mesi per vaccinare l’intera popolazione.
“Infatti le attuali 315 mila vaccinazioni giornaliere indicate dal generale Figliuolo sono un dato provvisorio, che dovrà essere migliorato. Bisogna arrivare a 600mila dosi al giorno, al più presto”.

Boccia, perché siamo indietro a tutti i principali Paesi europei?
“Il generale Figliuolo sta facendo un buon lavoro, ma forse va riaggiornato il modello organizzativo. L’anno scorso si faceva ogni giorno una riunione operativa alle ore 9, coinvolgendo Protezione civile, commissario Arcuri, le regioni e i territori, e poi alle 15 si aggiornava il piano con i presidenti delle Regioni sulla base delle emergenze emerse. Così per tre mesi, fino alle riaperture totali del 4 giugno”.

Sta dicendo che Figliuolo dovrebbe cambiare metodo?
“Gli consiglierei di prevedere un centro operativo giornaliero con i territori”.

Molti errori non sono nati però anche dal piano vaccinale del governo Conte, che era vago e ha aperto i varchi ai furbetti?
“Il piano ha sempre previsto le fasce di età come criterio principale, ma il problema è sorto perché alcune regioni hanno interpretato estensivamente la categoria “altri”, vaccinando anche chi non ne aveva diritto. La Regione Lazio è stata super rigorosa, rispettando lo spirito del piano nazionale”.

Figliuolo vuole accentrare, il capo della Protezione civile Curcio a Repubblica ha detto che “centralizzare è difficile”. Chi ha ragione?
“Ha ragione Curcio. Bisogna accentrare sulle linee guida, ma poi le linee sanitarie vanno gestire dalle Regioni. Senza l’unità tra Stato e Regioni non si va lontano. Grazie all’aiuto di esercito, Marina e Protezione civile l’anno scorso abbiamo aperto ospedali da campo in sedici regioni. Quando c’è bisogno dell’aiuto dello Stato si interviene in tempo reale con la forza del governo centrale: ci si aiuta, ma non ci si sostituisce, perché altrimenti è caos”.

Quindi De Luca fa bene a derogare?
“No, bisogna prima vaccinare gli anziani e i più deboli, se vogliamo liberare gli ospedali”.

E le isole minori, che chiedono una corsia preferenziale?
“Non capisco la richiesta. La Sardegna era bianca e ora è rossa. Non è che vaccinando un’isola la proteggi per sempre, le isole sono aperte”.

Il malcontento però cresce. Il Pd non se ne preoccupa abbastanza?
“Non è vero. Abbiamo appena deciso una proposta in favore delle partite Iva. E proponiamo un decreto imprese al governo Draghi. Con Debora Serracchiani e tutto il gruppo Pd abbiamo presentato una mozione che chiede di allungare la durata della garanzia statale sui prestiti, portandola da sei a 15 anni e di aprire una linea di confronto con l’Europa sul consolidamento dei debiti della pandemia. Le perdite maturate durante il Covid dovranno essere coperte da un intervento statale”.

Insomma, prima di giugno non si torna alla normalità?
“Tutti vogliamo riaprire, ma in sicurezza. Chi, come Salvini, si abbandona agli slogan non fa i conti con la realtà, abbandona al proprio destino i più fragili e gli anziani e soffiando sul fuoco delle proteste non aiuta nemmeno le imprese”.

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