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Boeing nei guai per un nuovo incidente, restano a terra 128 aerei

ROMA – Boeing è di nuovo sotto i riflettori dopo lo scoppio avvenuto sabato di un motore Pratt & Whitney che si è sbriciolato sui cieli di Denver, per fortuna senza causare vittime. L’ennesimo evento che ha riportato l’attenzione sul marchio americano, segue le catastrofi del 737 Max, i guai del 787 e i ritardi del progetto 777X che ancora non vede la luce.

Ancora una volta, dunque, il colosso Usa deve fare i conti con un incidente che, pur non essendo direttamente attribuibile a Boeing, lo trascina in cima ai fatti di cronaca. Secondo quanto descritto dal National Transportation Safety Board statunitense, poco dopo il decollo ad un altezza inferiore ai 10 mila piedi (circa 3 mila metri) uno dei due motori di un 777-200 della United Airlines diretto a Honolulu è esploso e alcune parti della turbina sono piombate su un sobborgo di Denver.

Nel giro di poche ore la Federal Aviation e tutte le principali autorità aeree civili hanno messo al bando i voli dei 777-200 dotati di motori Pratt & Whitney 4000-112, un progetto nato 30 anni fa. Nel mondo circolano ancora circa 128 aerei 777 “200”. Nessuno di questi modelli si troverebbe sul nostro territorio, visto che l’unico 777 è un “300” fornito di motori General Electric GE90. Curiosamente, il 20 febbraio di tre anni fa, un simile incidente è toccato ad un altro 777-200 della United, dotato di un identico motore e diretto a Honolulu.

Stavolta, quindi è andata bene. E anche se i vertici del colosso aerospaziale tirano un sospiro di sollievo dopo mesi di accuse dei familiari delle vittime dei disastri Lion Air e Ethiopian Airlines costati risarcimenti miliardari, Boeing deve fare i conti con l’ennesima crisi. Che segue le due tragedie causate dal cattivo funzionamento del software del 737 Max, l’Mcas, un sistema ideato da Boeing per far gestire ai piloti in maniera trasparente il passaggio tra vecchia e nuova generazione del 737: più grande e potente e con motori più performanti rispetto alla serie precedente. Il risultato è stato catastrofico: in due disastri hanno perso la vita 346 persone compresi otto italiani. E immediati sono stati i contraccolpi sull’immagine della multinazionale. Faticosamente Boeing si è ripresa, ha reso il Max un aereo sicuro sotto tutti gli aspetti. Ma proprio quando il peggio sembrava passato il fattaccio di Denver, del quale Boeing non ha colpe dirette, ha nuovamente trascinato nella bufera il marchio di Seattle che in ogni caso, ha retto la botta in Borsa. Male, invece, le azioni di Raytheon (cui fa capo la Pratt & Whitney), uno dei fornitori principali della Difesa Usa.

Ma cos’è successo nei cieli di Denver? Un punto fermo lo mette Danilo Recine da anni pilota di Boeing 777, coordinatore nazionale dell’associazione Anpac: “Le avarie dei motori possono verificarsi – spiega – ma va detto che in questi casi ci sono scarse se non nulle probabilità di causare sciagure. I piloti di un aereo che si trovassero in queste condizioni, e cioè a doversi confrontare con lo scoppio o il grave danneggiamento del motore, per prima cosa sono tenuti a fermare tutti i flussi di carburante diretti alla turbina, isolandola. Gli aerei – spiega il comandante – sono pensati e costruiti per operare anche con un solo motore. Ci sono procedure di emergenza che tutti i piloti devono conoscere a memoria e quindi senza doverle leggere in pochi istanti, nel momento del pericolo, sui manuali. Certo, a volte si potrebbero danneggiare anche parti esterne al motore come in questo caso – conclude Recine – ma siamo preparati per gestire questo tipo di emergenze. Dobbiamo essere pronti a pilotare anche con un solo motore”.



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