Bolt truffato e altri sportivi raggirati: dal marmo nero di Baggio ai quadri finti di Bettega, fino alla donna fantasma di Cazzaniga

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A Usain Bolt dalla sera alla mattina sono spariti milioni di dollari investiti in un fondo giamaicano. Puff. C’è già un sospettato: un impiegato, ovviamente dell’ufficio sinistri con delega ai campioni. Sportivi truffati, vecchia storia. Delegano e demandano, si fidano e affidano agli amici degli amici, si distraggono, si illudono di essere diventati in un attimo di geni della finanza. E cascano nella rete. A Roby Baggio trent’anni fa dissero che da una miniera in Perù si ricavava del marmo nero preziosissimo. Valeva più dell’oro. Eccomi, dove devo firmare? Firma qua, Divin Truffato. Antonio Conte pensava di aver affidato 30 milioni di euro a un broker, invece era un truffatore seriale: Massimo Bochicchio, il Madoff dei Parioli. Nel giochino – dammi 10 e te li faccio diventare 100 – ci sono cascati anche Marcello Lippi e Stephan El Shaarawy. Nessuno di loro evidentemente aveva letto Pinocchio: il Gatto e la Volpe sono sempre in azione e la firma no look si rivela spesso un trappolone. Niente di nuovo sul front dell’iban. Negli anni 50 lo svedese Nacka Skoglund, stella malinconica dell’Inter, girava tutti i suoi guadagni a un connazionale, un ragioniere di Stoccolma. Quello lo rassicurava: tranquillo Nacka, li sto investendo, quando finirai di giocare vivrai di rendita. Dimenticò di aggiungere che li stava investendo sulla sua fuga. Il ragioniere sparì con i soldi, Skoglund si ritrovò con le tasche vuote.

Nella sua autobiografia “Fragile”, Marco Van Basten ha raccontato di aver perso una decina di milioni di euro per un pasticcio dei suoi consulenti. “Firmavo qualsiasi cosa senza capire un tubo”. Si sa che i calciatori hanno altro a cui pensare. Alessandro Gamberini, ex difensore di Bologna e Fiorentina, firmò una fideiussione di 620 mila euro, mentre i due imbroglioni che lo stavano gabbando se la ridevano. Bizzarro è l’inconveniente che capitò a Mirko Vucinic, Philippe Mexès e altri compagni della Roma. Vennero raggirati da un concessionario d’auto. Il furbastro gli vendeva macchine che prendeva a noleggio, con gli inconsapevoli calciatori che ogni mese ricevevano solleciti di pagamento per finanziamenti mai chiesti. Sempre a Roma, ma un paio di decenni prima, ai calciatori Andrea Silenzi (Roma) e Giorgio Venturin (Lazio) andò pure peggio. Andarono dal concessionario, comprarono una Porsche a testa, la pagarono sull’unghia. Chiavi in mano anche no. Tornate tra due settimane, così sistemiamo tutti gli accessori. Due settimane dopo, la concessionaria non esisteva più: capannone vuoto, colossale truffa.

Cristiano Ronaldo e Nani, per i loro spostamenti personali, si affidavano a un’agenzia di viaggi portoghese. La signora Maia Silva pensava a tutto. Come no: in vacanza ci andava lei. E spendeva. 200 mila euro sottratti ai due calciatori. A Roberto Bettega anni fa vennero venduti quadri tarocchi da un gallerista, tra i tanti persino un Morandi. Circondarsi di consulenti seri è la premessa per ridurre i rischi. A Scottie Pippen, monumento della Nba, dissero: compriamo un aereo, è in saldo, costa solo quattro milioni di dollari. Pippen seppur titubante diede l’ok. Affare fatto, si vola. Macché. L’aereo era scassato, buono solo per un giro in pista, come alle giostre, sugli autoscontri. E a quel punto che si fa? Pippen fece buon viso a cattiva sorte e sborsò un altro paio di milioni per sistemarlo. La storia più triste è quella di Roberto Cazzaniga, l’ex pallavolista tuffato da una donna che si fingeva una modella. Lei lo supplicava, inventava fantomatici problemi di salute, reclamava denaro per inesistenti operazioni chirurgiche, pretendeva regali costosissimi. Tredici anni di bonifici per un totale di 700 mila euro. Senza mai vedere dal vivo la donna, tra l’altro. La storia più incredibile invece è quella di Riyad Mahrez, trequartista del City, che qualche tempo fa perse la carta di credito. Una delle, certo. Se ne accorse dopo un mese, quando il dubbio lo colse: perché ho speso così tanto in shopping a Miami. Ops: io a Miami non ci sono mai stato. Gli avevano prelevato 175 mila sterline. Tu chiamale se vuoi: distrazioni.

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