Brasile, la crisi più nera dalla dittatura. Lasciano sei ministri e i vertici militari

Pubblicità
Pubblicità

SEI MINISTRI in 24 ore. Alcuni rimossi, altri che rassegano le dimissioni. Non è un rimpasto, traballa il governo Bolsonaro. E’ la più grave crisi da quando il leader della destra estrema ha conquistato il Brasile. Cade il titolare degli Esteri, della Casa Civile, una sorta di primo ministro, della Giustizia, il Procuratore Generale, quello della Segreteria del Governo. Ma sono le dimissioni del ministro della Difesa la vera sorpresa. Il generale Fernando Azevedo e Silva è l’uomo che incarna l’Istituzione, l’ala pragmatica e moderata del mondo delle stellette. Non era più disposto a seguire l’assurda strategia anti Covid del suo presidente. Al suo posto arriva un fedelissimo, il generale Walter Braga Netto che occupava finora la poltrona di primo ministro. Ed è proprio lui a compiere l’ultimo atto di una giornata convulsa e piena di colpi di scena: convoca i capi dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica e li sostituisce. In realtà accetta le loro dimissioni. Tutti e tre avevano deciso di lasciare l’incarico per solidarietà nei confronti del ministro della Difesa. Braga Netto ha cercato di convincerli ma sono stati irremovibili. La tesi del licenziamento fa comodo a Bolsonaro, ribadisce la sua autorità. Ma è un passo inedito nella storia del Brasile da quando è tornata la democrazia. “Per la prima volta dal 1977 i capi delle tre Forze Armate si dimettono per protesta contro il presidente”, titola Folha de S.Paulo.

Coronavirus nel mondo: in Brasile più morti in un anno di Covid che per Aids in 23

Non è un golpe. E’ piuttosto un’operazione di pulizia. Il presidente Bolsonaro si circonda dei fedelissimi, solo di quelli disposti a seguire i suoi ordini. Ne ha bisogno, si trova è in oggettiva difficoltà. Il Brasile è diventato l’epicentro mondiale della pandemia. Ogni ora muoiono 100 persone. Da due settimane si registra una media di 2.500 vittime, con punte che superano le 3.000. Da un anno 210 milioni di abitanti cercano di capire come possono difendersi dal Covid. Sentono l’uomo che hanno eletto alla guida del paese e che considerano il loro eroe parlare con frasi sprezzanti che banalizzano l’ondata di infezioni. Lo vedono girare senza mascherina, imporre l’uso di farmaci come la clorochina. Ma vedono anche amici e parenti che si ammalano, gli ospedali che si riempiono, le unità di terapia intensiva stracolme.

Coronavirus nel mondo, in Brasile più di 300mila morti. AstraZeneca, in arrivo l’ok Ema per sito olandese

E’ arrivata la seconda ondata e adesso la terza, con variante P1 uscita dall’Amazzonia. L’economia ne ha risentito, il real è crollato assieme alla Borsa. Quasi 2000 imprenditori hanno lanciato un appello chiedendo al governo un cambio di rotta. Il blocco centrista, quello che sostiene il presidente, ha alzato la voce. Bolsonaro ha cambiato per la quarta volta il ministro della Salute. C’era un generale esperto di logistica; è tornato su un medico, Marcelo Queiroga. Che ha dato ascolto alla scienza più che al suo capo. L’ex capitano ha distribuito qualche nomina per mettere a tacere i centristi, ha avvertito il malessere che serpeggiava tra i 21 militari che sono tra i suoi ministri. Ha silurato il ministro degli Esteri Ernesto Araújo, guru dell’estrema destra. Ha rotto con Pechino e Parigi. Si è precluso ogni possibilità di aiuti e sostegni per il vaccino cino-brasiliano.

Non si aspettava la rinuncia del titolare della Difesa. Il generale Azevedo e Silva ha condiviso le critiche del capo dell’Esercito Edson Pujol alla linea negazionista. “Ho preservato le Forze Armate come Istituzioni dello Stato”, ha ribadito nella lettera di dimissioni.  I tre comandanti lo hanno seguito e sono stati rimossi. Bolsonaro stringe le fila per restare in sella ed evitare le 50 richieste di impeachment 

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *