California, trovati migliaia di barili con DDT tossico nei fondali dell’oceano

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Il DDT sta avvelenando i fondali oceanici antistanti la California. La scoperta arriva da una spedizione guidata dalla Scripps Institution of Oceanography della Università di San Diego durante la quale sono stati mappati oltre 1500 chilometri quadrati di fondale marino tra l’isola di Santa Catalina e la costa di Los Angeles. Si tratta di un’area finita nel mirino degli scienziati per contenere alti livelli di insetticida chimico tossico nei sedimenti e nell’ecosistema. 

La ricerca

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L’indagine condotta dall’equipaggio della nave da ricerca “Sally Ride” ha identificato oltre 27 mila barili che sembrerebbero contenere DDT, una sostanza nota per essere stata il primo insetticida moderno. Veniva utilizzato molto sino agli anni Ottanta, prima che si scoprisse il potenziale pericolo anche per gli altri esseri viventi, esseri umani compresi.  Le sonde della nave hanno inoltre trovato più di 100 mila detriti di una sostanza che potrebbe essere riconducibile al DDT, il cui ritrovamento permetterà di capire meglio quali danni il DDT possa causare all’ecosistema marino.

“Sfortunatamente, il bacino al largo di Los Angeles è stato una discarica di rifiuti industriali per diversi decenni, a partire dagli anni Trenta. Abbiamo trovato un vasto campionario di detriti”, racconta Eric Terrill, capo scienziato della spedizione e direttore del Marine Physical Laboratory presso Scripps Institution of Oceanography. “Con la mappatura di tutta la zona ad altissima risoluzione, speriamo che i dati diano indicazioni per sviluppare strategie con cui affrontare i potenziali impatti del dumping”.

Lo studio

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La spedizione, che si è svolta dal 10 al 24 marzo, è nata in collaborazione con l’Office of Marine and Aviation Operations della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l’ente chie si occupa della vigilanza di mari e atmosfera, e il National Oceanographic Partnership Program. Il progetto è stato condotto attraverso l’impiego di veicoli subacquei autonomi (AUV) ovvero droni sottomarini pensati appunto per mappare il fondo dei mari.

Già nel 2011 e 2013, David Valentine, professore della Università della California di Santa Barbara, aveva scoperto accumuli concentrati di DDT nei sedimenti della stessa regione oceanica intercettando 60 barili sul fondo del mare. Gli scienziati hanno col tempo riscontrato alti livelli di DDT nei mammiferi d’acqua tra cui delfini e leoni marini, sovente causa dell’insorgere di forme tumorali. Un’inchiesta del Los Angeles Times ha rilevato che i registri di spedizione di una società di smaltimento che supporta Montrose Chemical una società produttrice di DDT, mostrano che 2.000 barili di fanghi legati al DDT potrebbero essere stati riversati ogni mese, dal 1947 al 1961, in una precisa area designata e destinata a discarica. Oltre a Montrose, i registri di altre entità mostrano che molte aziende industriali della California meridionale abbiano utilizzato questo bacino come discarica fino al 1972, quando è stato emanato il Marine Protection, Research and Sanctuaries Act, noto anche come Ocean Dumping Act, ovvero la legge che disciplina il collocamento e il trattamento di rifiuti nelle acque marine.

Lo studio

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“Ci sono diversi tracciati distinti nell’area esaminata, che suggeriscono come lo scarico dei rifiuti sia stato ripetutamente effettuato da una piattaforma in movimento, come una nave o una chiatta. Alcune di queste linee sono lunghe oltre 17 chilometri e si avvicinano alle acque statali”, ha detto Terrill. “Sebbene i nostri sonar di mappatura non siano in grado di analizzare il contenuto all’interno dei barili, le posizioni dei resti tossici sono coerenti con quella della discarica identificata in precedenza e si estendono molto più in là di quanto ci aspettassimo”.

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