Campidoglio, Raggi senza maggioranza: la sindaca nelle mani del rivale De Vito e di 4 dissidenti

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A guidare il Movimento romano dovrebbero essere 5 stelle, ma in realtà, a tenerlo sotto scacco sono 5 spine. Dopo l’addio della consigliera Gemma Guerrini, in Assemblea capitolina il gruppo non ha più la maggioranza: i grillini sulla carta sono rimasti in 24 contro altrettanti consiglieri di opposizione. Basterebbe questo a metterli in difficoltà, ma non è tutto: all’interno del Movimento ci sono 5 eletti che remano contro la sindaca Virginia Raggi e che fanno tremare quel che resta della maggioranza.

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Il primo è Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea capitolina: candidato sindaco già nel 2013 contro Ignazio Marino e poi nel 2016 rivale di Raggi alle comunarie, è stato il consigliere più votato all’ultima tornata elettorale ma anche il più discusso. Cinque anni fa è stato sospeso dal Movimento perché coinvolto nell’inchiesta sullo stadio della Roma e i colleghi si comportarono come se la sua colpevolezza fosse già stata accertata. A partire da Luigi Di Maio, all’epoca capo del Movimento, passando per la sindaca Raggi.

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Un trattamento che De Vito non ha mai dimenticato: dopo la scarcerazione è tornato a sedere sullo scranno più alto del Campidoglio e anche se l’espulsione dal Movimento rimane, il presidente dell’assemblea fa ancora parte del gruppo. Ma i grillini non possono contare su di lui, anzi: De Vito non sta partecipando alle votazioni per tenersi equidistante e non teme di portare in Aula atti che vanno in direzione contraria alla linea della sindaca. Dalla Ztl alle licenze degli ambulanti: è di poche settimane fa la mozione a prima firma De Vito che chiede di fatto la sospensione della messa a bando delle concessioni per camion bar e bancarelle voluta da Raggi. La mozione è stata approvata con il voto favorevole delle opposizioni mentre i pochi 5s rimasti in Aula occupavano il suo scranno gridandogli “fai schifo”.

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Le altre 4 spine nel fianco della sindaca pungono compatte da quando Raggi si è ricandidata ad agosto: si tratta di Enrico Stefàno, Donatella Iorio, Marco Terranova e Angelo Sturni che insieme hanno fondato “Il piano di Roma”, un progetto politico che viaggia in parallelo a quello della sindaca perché punta a parlare e confrontarsi con le forze di centrosinistra romane. Il primo è presidente della commissione Trasporti e in epoca Marino sedeva nei banchi dell’opposizione proprio insieme a Raggi e a De Vito. Ma le loro strade si sono divise e Stefàno ha da subito criticato il modo “personalistico” in cui la sindaca ha deciso per il bis ovvero senza un confronto con la base sul programma, sui risultati e sugli insuccessi della consiliatura. Dei 4 dissidenti, Stefàno può vantare gli scontri più accesi con la sindaca: l’ultimo aveva al centro il progetto di riqualificazione di via La Spezia e via Taranto. Anni di lavoro della commissione Mobilità e degli uffici che Raggi ha messo totalmente in discussione.

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Marco Terranova e Donatella Iorio erano rispettivamente presidenti della commissione Bilancio e Urbanistica: dopo l’estate hanno abbandonato il prestigioso ruolo per “motivi personali”. Almeno questa è la versione ufficiale. Non risparmiano critiche all’amministrazione Raggi proprio come Angelo Sturni, presidente della commissione Statuto e recentemente ha partecipato a un incontro sulla governance della Capitale confrontandosi con esponenti del Pd. Più volte i fondatori del “Piano di Roma” hanno chiesto alla coalizione di centrosinistra (in tutto e per tutto avversa all’amministrazione Raggi), di aprire le porte al dialogo. Uno degli ultimi atti dei 4 dissidenti è la richiesta di un consiglio straordinario su Roma Metropolitane voluto insieme alle opposizioni. Prima però bisogna approvare le delibere sui bilanci Ama, sul piano di risanamento e su quello industriale. Un banco di prova importante per la maggioranza (o quel che ne rimane), dove le decisioni delle 5 spine saranno determinanti.

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