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Cancro: in un anno curati 19 mila pazienti in meno a causa di Covid

Non solo il rallentamento degli screening oncologici, i ritardi diagnostici e gli interventi rimandati: la pandemia di Covid-19 ha peggiorato anche l’aderenza ai trattamenti anti-cancro. Che già non era ottimale, visto che prima del boom di contagi, la metà delle delle pazienti con tumore al seno a cui era stata prescritta una terapia endocrina non aveva mantenuto l’aderenza a cinque anni. A complicare la situazione c’è il fatto che rispetto al 2019 sono stati trattati circa 19 mila malati oncologici in meno.

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Al fenomeno della scarsa aderenza alle cure è dedicato il webinar “Aderenze alle terapie in Oncologia”, promosso e organizzato dalla Fondazione Insieme Contro il Cancro (il video è disponibile anche sulla pagina Facebook della Fondazione) e a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, clinici, medici di medicina generale, infermieri e pazienti. L’evento è stato realizzato grazie al supporto non condizionato di Astrazeneca, Bayer e Astellas e al contributo liberale non condizionato di GSK.

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Il vantaggio e il rischio delle terapie orali

“Le terapie orali sono sempre più importanti e utilizzate per il trattamento di molte patologie oncologiche”, spiega Francesco Cognetti, presidente di Insieme Contro il Cancro: “Rappresentano circa un quarto delle molecole in fase di sviluppo e questa modalità d’assunzione presenta dei grandi vantaggi, soprattutto in questo momento storico complesso. Possono infatti ridurre gli accessi e i costi ospedalieri e avere un impatto positivamente sulla qualità di vita di malati e caregiver. Al tempo stesso, l’assunzione autonoma di farmaci comporta delle criticità, prima fra tutte la scarsa o non corretta aderenza”.

La tendenza rilevata è quella di non assumere regolarmente le terapie per sottovalutazione dei rischi o per paura degli effetti collaterali. È lo stesso fenomeno riscontrato nella metà dei pazienti cronici colpiti da malattie come diabete, ipertensione o ipercolesterolemia. Nella gestione del cancro questo può avere effetti molto gravi. Per esempio nel carcinoma della mammella, se l’aderenza alla terapia endocrina adiuvante è inferiore all’80% aumenta il rischio di recidiva e si riduce la sopravvivenza.

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Saper gestire gli effetti collaterali per aumentare l’aderenza

“Le terapie oncologiche orali oggi disponibili sono facili da assumere e mediamente risultano ben tollerate, anche se a volte possono essere associate ad importanti effetti collaterali – prosegue Massimo Di Maio, Segretario Nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica AIOM: “L’aderenza alla terapia non è ottimale soprattutto quando si verificano effetti collaterali. L’aspetto prioritario sul quale dobbiamo intervenire è una corretta e precisa comunicazione con il paziente, e una più attenta e tempestiva gestione delle tossicità legate alle cure. E’ fondamentale informare e preparare il malato sui comportamenti che deve adottare”. Per favorire l’aderenza alle terapie è poi necessaria una maggiore collaborazione tra le diverse figure professionali coinvolte: oncologi, farmacisti ed infermieri. “Per esempio – prosegue Di Maio – nell’ospedale dove lavoro, il Mauriziano di Torino, è attivo da un paio di anni un ambulatorio che vede la presenza fisica e simultanea di oncologi, farmacisti ed infermieri”.

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Quando il paziente è anziano

Va sottolineato che molti di questi pazienti sono anziani. “Ogni anno in Italia oltre 188mila over 70 sono colpiti da una forma di cancro – conclude Roberto Messina, presidente Senior Italia FederAnziani: “Il paziente oncologico è spesso anziano e con più patologie concomitanti, e deve prendere contemporaneamente diversi farmaci. C’è quindi il grande rischio di commettere errori di assunzione delle varie terapie o di avere una minore aderenza. Esistono poi problemi di possibili interazioni farmacologiche. Una più stretta collaborazione tra i vari professionisti sanitari – conclude Messina – deve diventare una consuetudine nell’interesse sia dei malati che dell’intero sistema sanitario nazionale”.



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