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Cani e gatti nell’era-Covid: prezzi alle stelle per farli viaggiare in aereo

MILANO – La crisi del trasporto aereo? Una leggenda. I posti a bordo dei jet sono tutti esauriti da mesi. Molte compagnie si rifiutano addirittura di accettare le prenotazioni. I costi dei biglietti – per i pochi fortunati che riescono a trovarli – sono alle stelle. E viaggiare nell’era del Covid – per cani, gatti e altri animali di compagnia – è diventata un’impresa quasi impossibile, alla portata solo dei quattrozampe più ricchi.

Il mondo dei voli bestiali, in effetti, è stato messo sottosopra dalla pandemia. E di posto a bordo per i migliori amici dell’uomo non ce n’è quasi più. Il primo problema è il drastico calo dell’offerta: le frontiere sono chiuse, l’obbligo di quarantena scoraggia i viaggi. E nei cieli mondiali volano oggi circa il 60% di aerei commerciali in meno rispetto ai giorni pre-virus. I pochi che decollano, oltretutto, hanno sempre meno spazio per gli animali. Diverse compagnie, semplicemente, non li accettano più per l’emergenza sanitaria.

Altre hanno ridotto al minimo la zona della stiva pressurizzata, climatizzata e oscurata dove vengono sistemate – per garantire la loro sicurezza – gabbie e trasportini. Il motivo? Il materiale sanitario ha la precedenza e viene caricato con assoluta priorità e la fortissima domanda di trasporti cargo ha reso più redditizio imbarcare le merci che gli animali. Risultato: cani, catti & C. devono mettersi in coda per trovare un biglietto e il prezzo per imbarcarli – dicono le agenzie specializzate nella movimentazione di animali – è triplicato.

I tempi di consegna oltretutto, anche quando in teoria viaggiano assieme al proprietario, sono spesso scritti sull’acqua. La situazione è così complicata che la Worldwide animal travel è stata costretta a noleggiare per 150mila dollari un Boeing 777 di Air Canada (ribattezzato per l’occasione “l’arca di Noè”) per riportare a casa dai loro padroni in Australia 47 cani e 19 gatti che in alcuni casi aspettavano da mesi un buco a bordo.

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Molti passeggeri negli Stati Uniti hanno provato ad aggirare il problema con il trucchetto della paura del volo. La legge dice che in caso di aerofobia è consentito – previo ottenimento di certificato medico – imbarcarsi in cabina con il proprio animale di compagnia come “supporto emotivo” per evitare crisi d’ansia al decollo. Hostess e steward si sono visti così costretti a far salire a bordo – con enorme sconcerto tra gli altri viaggiatori – non solo cani e gatti ma anche tartarughe, maialini e in un caso persino un pavone.

Alla fine però il dipartimento dei trasporti Usa ha mangiato la foglia. E dal dicembre scorso ha emesso un provvedimento che consente l’utilizzo solo dei cani come badanti psicologici per chi ha paura di volare. Gli altri animali, se e quando ci sarà spazio, dovranno accontentarsi di un (carissimo) posto in stiva.



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