Site icon Notizie italiane in tempo reale!

Cannabis, parte la raccolta online delle firme sul referendum: in poche ore aderiscono in 50 mila

Qualche click su un sito e in poche ore in 50 mila hanno firmato per chiedere il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della marjiuana. Primo passo verso la legalizzazione. L’operazione è partita questa mattina alle 11, grazie alla recente novità che rende possibile la raccolta delle firme online e vuole realizzare quello che fino a qualche giorno fa era impossibile: raccogliere e presentare in Cassazione le 500 mila necessarie in 20 giorni. Sempre che per una questione di par condicio questo termine non venga fatto slittare al 30 ottobre. Come già deciso, causa Covid per i sei referendum sulla giustizia e quello sull’eutanasia. Presentati però prima  del 15 maggio.

Cannabis, al via un referendum per la legalizzazione

Alle 18 i promotori del referendum, l’associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione, appoggiate +Europa, Possibile Radicali italiani, Sinistra italiana,  esprimevano tutta la loro soddisfazione per l’andamento della raccolta firme. E per il nuovo mezzo a disposizione della democrazia diretta, grazie ad una lunga battaglia del deputato Riccardo Magi.

“Guardiamo con ancora più ottimismo al 30 settembre, data limite per la consegna delle 500mila adesioni per poter andare al voto la prossima primavera”, dice Marco Perduca dell’Associazione Coscioni, presidente del Comitato promotore referendum.

La raccolta delle firme si affianca all’iter del progetto di legge in discussione alla Camera. Nei giorni scorsi la commissione Giustizia della Camera ha approvato un testo base che va nelle direzione auspicata dal referendum, depenalizzando il possesso e la coltivazione in casa di quattro piantine di cannabis.

Questo referendum si aggiunge come detto a quelli sulla giustizia e quello sull’eutanasia che hanno già raccolto abbastanza firme da superare il requisito di 500 mila richieste e da depositare in Cassazione. Se questi quesiti supereranno il vaglio di ammissibilità della Consulta potranno essere messi in votazione nella primavera del 2022.

E’ sparito dai radar, al momento, il referendum per l’abolizione del reddito di cittadinanza lanciato e propagandato da Matteo Renzi. Il leader di Italia viva ha pure presentato davanti alle telecamere il testo del quesito. Ma, mentre i promotori del quesito sulla cannabis si sono presentati in Cassazione e hanno depositato il loro quesito il 7 settembre, di Renzi e del suo testo non c’è traccia ufficiale.

Lo potrà sempre presentare nei prossimi giorni. E raccogliere le firme. Anche l’ex premier si è detto sicuro di raccogliere le sottoscrizioni necessarie grazie al metodo elettronico. Ma è un azzardo. Perché, a bocce ferme, se Italia viva perde questa finestra autunnale per la raccolta, deve fare i conti con la legge sui referendum che prevede: “Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere”. E visto che la fine della legislatura è fissata al 2023 è proprio il caso del prossimo anno, un anno pre-elettorale.

Inoltre ci sarebbero problemi per raccogliere le firme anche nel 2022. Dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, febbraio 2022, si potrebbe andare ad elezioni anticipate. Ma non lo si potrebbe fare prima di marzo e si cadrebbe in iun altro divieto previsto dalla legge: non si possono presetare richieste di referendum “nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali”. Di raccolta firme se ne parlererebbe solo nel 2023, con referendum nella primavera 2024. Ma se si vota regolarmente nel 2023 tutto andrà spostato di un altro anno e il referendum sul reddito non si potrà fare prima del 2025.



Go to Source

Exit mobile version