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Cannes 2022, un palmares incomprensibile che sconta il veto alle piattaforme

Ruben Östlund, svedese, 48 anni, entra nel ristrettissimo gruppo dei registi che hanno vinto due Palme d’oro a Cannes: Triangle of Sadness fa il bis cinque anni dopo The Square. Di quel club facevano già parte i fratelli Dardenne, che in nove partecipazioni a Cannes hanno vinto sei premi, fra cui – appunto – due Palme. Il loro Tori et Lokita si aggiudica il premio speciale della 75esima edizione.

È un palmarès incomprensibile, quello assegnato ieri sera dalla giuria presieduta da Vincent Lindon. Triangle of Sadness è un film furbetto e modaiolo, quello dei Dardenne è scontato e – per loro – ripetitivo, ma lo scandalo è il Grand Prix andato per metà al terrificante Stars at Noon di Claire Denis. L’ex aequo con l’ottimo Close, del giovane belga Lukas Dhont, rende il tutto persino più assurdo. E quindi si cantino le lodi del grande vecchio polacco Jerzy Skolimowski: l’unico momento indimenticabile della premiazione è stato l’elenco dei nomi degli asini che hanno “interpretato” EO, vincitore del Premio della giuria ex aequo con Le otto montagne, di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Sono i due premi (piccini) che consolano l’Italia: EO è una co-produzione, il film ispirato al libro di Paolo Cognetti è a tutti gli effetti italiano.

A premi assegnati, va detto che il concorso di Cannes 2022 non è stato eccezionale. La scelta di selezionare sempre gli stessi registi e di rifiutare i film prodotti dalle piattaforme (per “imposizione”, diciamo così, di esercenti e distributori francesi, che a Cannes sono rappresentati nel Cda) si sta rivelando una palla al piede. Il festival ha ospitato le orgogliose dichiarazioni di cineasti come Tom Cruise (Top Gun: Maverick) e Baz Luhrmann (Elvis) che hanno giurato: mai i nostri film sulle piattaforme. È una battaglia nobile e meravigliosa, ma di retroguardia. Loro possono permetterselo: Cannes, forse, no.



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