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Caos all’ex Ilva: ArcelorMittal prima annuncia lo stop agli impianti poi ci ripensa

MILANO – Sale di tono lo scontro sull’ex Ilva di Taranto, in una situazione complicata dagli annunci contraddittori da parte di ArcelorMittal. La multinazionale franco-indiana ha prima comunicato alle organizzazioni sindacali lo stop alla produzione. Salvo poi fare marcia indietro nel giro di poche ore, annunciando la ripartenza di alcuni impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto.

Lo stop era stato confermato anche da un comunicato ufficiale della filiale italiana di ArceloMittal in cui si parlava di “riduzione dei livelli di produzione”. Nonché di un rallentamento dei piani di investimento sarà temporaneo. Entrabe le misure avrebbro dovuto proseguire fino a quando Invitalia, la società pubblica che sta collaborando con la multinazionale per il rilancio dell’acciaieria, non provvederà a versare i 400 milioni pattuiti nell’accordo di partnership.

Come detto, nel giro di poche ore una nuova comunicazione, questa volta arrivata dalla sede di Londra, nella quale si assicura che tre altoforni lavoreranno a pieno regime, di fatto modificando le direttive precedentementi.

Qualcosa deve assere accaduto e non è da escludere anche un intervento a livello governativo. Tenendo conto che proprio giovedì c’era stato un incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e l’ad di Invitalia Domenico Arcuri. Al centro dell’incontro proprio l’impegno pubblico per l’ex ilva e il suo rilancio industriale. melle intenzioni dell’esecutivo dovrà passare anche da un ridisegno più “sostenibile” delle produzioni, con l’introduzione di tecnologie green dove dovrebbe avere un ruolo significativo anche   

Ma, come detto, nei giorni scorsi ArcelorMittal aveva messo in mora il governo italiano accusandolo di non rispettare gli impegni sottoscritti a dicembre per il salvataggio dell’acciaieria, dicendosi costretta in un comunicato “ad annunciare una riduzione dei suoi livelli di produzione ed un rallentamento temporaneo dei suoi piani di investimento. Queste misure saranno in vigore fintanto che Invitalia non adempierà agli impegni presi con l’Accordo di Investimento”, si può leggere nella nota con la quale ArcelorMittal aveva messo pressione al socio pubblico.

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Nelle scorse settimane, aveva rivelato Repubblica, la multinazionale dell’acciaio aveva spedito all’esecutivo una lettera nella quale imputava a Invitalia di aver saltato per due volte l’appuntamento con il primo aumento di capitale dell’azienda siderurgica, fissato dall’intesa: quello da 400 milioni interamente riservato alla società del Tesoro che affiancherebbe così i Mittal con una quota del 50% nell’Ilva, mentre a maggio del 2022 un’altra ricapitalizzazione gli consegnerà complessivamente il 60%.

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Una mossa con cui Aminvestco (il braccio operativo sull’Italia di ArceloMittal) era tornata a fare riferimento all’accordo di dicembre, che prevedeva l’impegno di Invitalia a sottoscrivere e versare un aumento di capitale di euro 400 milioni entro il 5 febbraio 2021 ed una serie di altre misure per sostenere gli investimenti della società.

Poi è arrivata la retromarcia dalla sede di Londra. ma nonostante la rassicuazione i sindacati sono molto preoccupati e si rivolgono direttamente al premier mario Draghi perché chiarisca quanto accaduto. “La situazione è ormai di un gravità inaccettabile. Siamo fortemente preoccupati che atteggiamenti irresponsabili e tattici in corso da parte di tutti i soggetti portino alla chiusura dello stabilimento”, denuncia il leader Fim, Roberto Benaglia che accusa il governo di “rimescolare le carte”. “Si parla di un cambio di passo ma si rinvia tutto”, continua sollecitando Invitalia governo e azienda dunque a realizzare l’accordo firmato il 10 dicembre. “Non staremo fermi ad attendere”, ammonisce.

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Situazione paradossale anche per Francesca Re David, responsabile della Fiom: “Sono chiare le responsabilità di Invitalia e del Governo per i ritardi sul completamento degli assetti societari e sul rilancio industriale ed ambientale del sito, ma ciò non legittima il comportamento di ArcelorMittal, che prima sembra prendere in ostaggio i lavoratori scaricando su di loro responsabilità improprie e poi improvvisamente comunica una decisione opposta. E’ evidente che così non si può andare avanti”.

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