La vera notizia uscita dall’incontro tra governo e associazioni dei consumatori è che ce ne saranno altri. Il tavolo diventa permanente, con almeno un incontro al mese: per le associazioni del Cncu (il Consiglio nazionale consumatori e utenti) è già qualcosa “visto che negli ultimi anni siamo sempre stati poco ascoltati” dice il presidente di Adiconsum Carlo De Masi.
E c’è anche una prima vittoria: è stata accettata la proposta di rendere l’Osservatorio prezzi, il sito del Mise che confronta il costo applicato dalle pompe di benzina di tutta Italia una app a tutti gli effetti. Lo stesso sito, come avevamo sottolineato anche su Repubblica, in alcuni casi riporta ancora i prezzi praticati negli ultimi giorni del 2022, quando erano molto più bassi: “Un sito governativo sta, di fatto, pubblicizzando i distributori che non adempiono alle normative. Questo perché, nella graduatoria dal meno al più caro, è ovvio che per primi risultano quelli che mostrano i prezzi di due settimane fa” dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori (Unc), secondo il quale “il caro carburanti è una doppia mazzata per i consumatori, che prima vengono stangati alla pompa di benzina e poi al momento di fare la spesa, visto che i rialzi di benzina e diesel si ripercuotono anche sulle aziende e, di conseguenza, sui prezzi della merce”.
Per il resto, il nodo resta irrisolto con i consumatori che continuano il pressing perché venga ri-applicato lo sconto sulle accise e ridotta l’Iva: in questo senso l’obiettivo minimo è che non venga più applicata sulle accise, eliminando il paradosso di un’imposta sull’imposta. Il governo, rappresentato dal ministro per le Imprese Adolfo Urso, non si è sbilanciato, “del resto questa è una partita che si giocherà, semmai, in Consiglio dei ministri” commenta ancora Dona, “ma la situazione è chiara: senza taglio delle accise, non se ne viene a capo. Non ci sono i soldi? Diciamo che sono stati usati per fare altre cose, penso soprattutto alla flat tax. E poi, se davvero la coperta è corta, le accise si possono tagliare anche di 15 centesimi, non per forza di 25”. L’altra idea è quella di un’accisa mobile, cioè modulabile a seconda delle quotazioni e dei prezzi dei carburanti.
Di Iva ha parlato anche Altroconsumo, con una posizione ancora più netta: l’abbattimento dell’Iva sui carburanti almeno per qualche tempo. Su questo, l’associazione ha raccolto oltre 70mila firme in una recente petizione: “Se vogliamo cautelarci da rialzi futuri, questa è la via migliore. È inutile concentrarci solo sui benzinai, che sono solo l’ultimo tassello di una filiera lunga e complessa: bisogna incidere sul meccanismo della formazione del prezzo. Ed è anche per questo che Antitrust dovrebbe avere più poteri per fare le opportune verifiche”.
Proprio sulle speculazioni tutti sono d’accordo: il problema non è quello. “Lo ha detto in modo chiaro anche mister Prezzi: le speculazioni sono state poco rilevanti, sono le accise ad aver pesato sul rincaro di gennaio” spiega ancora De Masi.
Ma, sfumature a parte, il fronte delle associazioni appare compatto. Lo conferma anche il comunicato congiunto a firma di tutto il Cncu in cui, tra le altre cose, si chiede di dotare mister prezzi di “maggiori poteri e risorse”. “Apprezziamo gli sforzi fatti fino a oggi – continua la nota – ma c’è ancora tanto su cui lavorare. Il ministro ha dimostrato sensibilità e attenzione alle nostre istanze. Affrontiamo un periodo delicato per le condizioni economiche delle famiglie che ci costringe a riflettere e a chiedere provvedimenti immediati a difesa del potere di acquisto delle famiglie che risolvano una crisi che per i consumatori sembra non avere fine”.
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