Nel giorno in cui i benzinai potrebbero decidere di scioperare ugualmente il 25 e 26 gennaio contro il decreto trasparenza del governo, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si è mossa con la Guardia di Finanza per andare a ispezionare le sedi di alcuni big del petrolio: Eni Spa, Esso Italiana Srl, Italiana Petroli Spa, Kuwait Petroleum Italia Spa e Tamoil Italia Spa.
L’iniziativa dell’Authority, con il Nucleo speciale Antitrust delle Fiamme Gialle, arriva dopo che la stessa Guardia di Finanza aveva trasmesso “tempestivamente” la documentazione sulle infrazioni riscontrate nell’attività di controllo, nei mesi scorsi. L’Agcm parla di oltre mille pompe di benzina coinvolte (marchio ENI 376, marchio ESSO 40, marchio IP 383, marchio Kuwait 175, marchio TAMOIL 48) distribuite su tutto il territorio nazionale.
L’Antitrust ha avviato le istruttorie in quanto la documentazione e i dati trasmessi dalla GdF farebbero emergere da parte delle compagnie petrolifere condotte riconducibili alla omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori, in violazione dell’art. 20 del Codice del Consumo.
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Prezzi differenti da quelli pubblicizzati
I casi imputati ai distributori sono ormai noti. “In numerosi casi – spiega l’Agcm – è risultata difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto in realtà applicato; in altri è stata riscontrata l’omessa esposizione del prezzo praticato, ovvero l’omessa comunicazione al portale “Osservaprezzi Carburanti”, utile al consumatore per trovare la pompa con il prezzo più basso”.
Quel che si addossa alle compagnie – Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil – è di non avere “adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori”.
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