Bocciato, ma ripescato. In Veneto si può. E poco importa se si tratta del settore sensibile e vitale della Sanità. E degli anziani. La Regione guidata da Luca Zaia concede una seconda possibilità ai corsisti bocciati nei concorsi per diventare operatori sociosanitari (oss) nelle case di riposo. La carenza di figure professionali specifiche ha fatto prendere alla giunta regionale una decisione drastica, per ovviare alla mancanza nelle 351 strutture (32.510 posti letto) di 3.500 operatori sociosanitari, oltre a 2mila infermieri. Verrà infatti creata una corsia preferenziale, dando una chance in più a chi il titolo non è riuscito a guadagnarselo sul campo.
Un anno in meno
Anziché dover ripetere l’intero ciclo di lezioni come accadeva finora, gli oss potranno partecipare a una sessione di recupero per rifare l’esame. In questo modo saranno accorciati almeno di un anno i tempi di reclutamento del personale. La proposta era stata avanzata dalle assessore regionali alla sanità Manuela Lanzarin e al lavoro Elena Donazzan, ottenendo il parere favorevole della direzione risorse umane del Servizio sanitario regionale. L’ok è arrivato “in ragione della gravissima situazione nella quale versano gli organici delle strutture di assistenza socio sanitaria del territorio regionale”.
Tre turni di recupero
La nuova delibera approvata introduce così tre turni di recupero all’anno, gestiti da organismi di formazione accreditati. La domanda di partecipazione sarà ammessa purché siano trascorsi al massimo 24 mesi dalla bocciatura e il corsista potrà prendere parte alla prova di riparazione una sola volta.
Le critiche dell’opposizione
La soluzione non trova l’accordo del Partito democratico. “Questa giunta non sa più che pesci prendere – accusa la consigliera dem e vice presidente della Commissione sociosanitaria veneta, Anna Maria Bigon – e, alla disperata, si mette a ripescare tra i corsisti bocciati, pur di recuperare personale tra gli operatori socio sanitari”. Una decisione, rincara, che lascia i Democratici “a dir poco perplessi”, ritenendo “non responsabile inserire personale che non ha superato l’esame e manca ancora di preparazione e competenza. Tutto questo per evitare di fare l’unica cosa sensata: investire per rendere più appetibile questo tipo di mansioni”.
La difesa dell’assessora
Da parte sua l’assessora Lanzarin difende il provvedimento, sottolineando all’Ansa che “non va ad incidere sulla qualità del personale e sulla sua preparazione ma dà solo una seconda possibilità a chi il giorno dell’esame, per una qualche ragione, non ce l’ha fatta”. Semmai, rimarca, andrebbe fatta una seria riflessione a livello nazionale “sul perché sia diventata poco appetibile e priva di vocazioni” la professione degli operatori sociosanitari in una popolazione che è sempre più anziana.
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