Caso Gregoretti, il giudice a Palazzo Chigi. Conte interrogato come testimone al processo contro Matteo Salvini

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Roma.La crisi di governo non ha fatto slittare l’appuntamento più atteso da Matteo Salvini. Alle 10.30, nella sala verde di Palazzo Chigi per l’occasione trasformata in aula di giustizia, il premier dimissionario Giuseppe Conte dovrà chiarire al giudice Nunzio Sarpietro se, bloccando per sei giorni a bordo della nave Gregoretti i migranti soccorsi nel Mediterraneo a luglio 2019, Matteo Salvini agì in tutta autonomia o se invece la decisione di autorizzare gli sbarchi solo dopo aver ottenuto dagli stati europei l’impegno alla redistribuzione era condivisa da tutto il governo.

In aula, a sentirlo, ci sarà innanzitutto lui, Matteo Salvini, sul banco degli imputati per sequestro di persona aggravato e abuso d’ufficio, difeso dall’avvocato Giulia Bongiorno che, dopo le domande del giudice e delle parti civili che rappresentano alcuni dei migranti e Legambiente, interrogherà Conte chiedendogli spiegazioni su una decina di mail partite da Palazzo Chigi in quei giorni, indirizzate agli ambasciatori italiani in Europa e agli altri primi ministri, proprio per sollecitare il meccanismo di solidarietà che l’Italia ha sempre sostenuto. Mail e documentazione, tra cui alcune informative parlamentari, di cui l’avvocato Bongiorno ha ottenuto l’acquisizione e che dimostrano che le trattative per il reinsediamento dei migranti erano in capo a Palazzo Chigi. Oltre a un video, relativo alla conferenza stampa di fine 2019, in cui il premier dice chiaramente: “Prima i ricollocamenti, poi lo sbarco”

Gregoretti, quando Conte a dicembre 2019 diceva: “Sto facendo delle verifiche sul mio coinvolgimento”

A Conte il giudice sarpietro chiederà innanzitutto del patto di governo del Conte 1, per avere delucidazioni sui contenuti della politica migratoria del governo a cui Salvini fa riferimento per dimostrare che le sue decisioni altro non erano che attuazione di quanto stabilito nel programma di governo e dunque condiviso da tutta la coalizione. Ma il premier sarà chiamato anche a fornire spiegazioni sulla sua posizione, apparentemente diversa, in tre casi che presentano molte similitudini ma verificatisi in momenti politici diversi: il caso Diciotti innanzitutto, nell’estate 2018, vicenda analoga alla Gregoretti ma per la quale il tribunale dei ministri di Catania non ottenne l’autorizzazione a procedere e per la quale Conte espresse pubblico apprezzamento per l’operato di Salvini; il caso Gregoretti, un anno dopo, con l’esecutivo prossimo alla crisi e il premier in silenzio a spingere per far scendere subito i minorenni, e il caso Ocean Viking, due mesi dopo, secondo sbarco con Luciana Lamorgese al Viminale e i migranti ugualmente costretti ad attendere più di una settimana a bordo senza che venisse aperta alcuna inchiesta.

Del caso Gregoretti, è la risposta ufficiale fornita da palazzo Chigi agli atti del processo, il consiglio dei ministri non si è mai occupato. Risposta analoga a quella fornita, tra i tanti non ricordo, dall’ex ministro ai Trasporti Danilo Toninelli, già sentito a Catania insieme alla collega Elisabetta Trenta. Ma delle tante mail e atti formali partiti da Palazzo Chigi Conte dovrà dare una spiegazione. E chiarire soprattutto se, a fronte di una inequivocabile attività sua e del suo staff per ottenere il coinvolgimento dell’Europa, la decisione di bloccare i migranti a bordo anche in condizioni fisiche e sanitarie non idonee come stabilito da un’ispezione a bordo, sia stata condivisa o sia stata invece solo di Matteo Salvini.

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