Catcalling, tre militari condannati (a un mese) per molestie verbali nei confronti di una ragazza a Milano

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Sono stati condannati a un mese di carcere e 3mila euro di risarcimento alla vittima, con pena sospesa e non menzione, tre giovani imputati in uno dei primi processi celebrati in Italia per catcalling, ossia molestie verbali  rivolte per strada o in un luogo pubblico.

A deciderlo è stato il giudice monocratico milanese Luigi Fuda che ha ritenuto colpevoli i tre uomini che ai tempi della vicenda erano militari dell’esercito (uno ha poi lasciato) in servizio a Milano.

Catcalling, la ragazza molestata da tre militari parla in aula: “Per tre volte mi sono venuti vicino e mi hanno minacciata”

 Il vice procuratore onorario Marisa Marchini aveva chiesto la condanna a due mesi di carcere senza la concessione delle attenuanti generiche, in quanto i tre imputati, che hanno agito in concorso tra loro,  “non hanno chiesto le scuse” e all’epoca dei fatti non hanno considerato la giovane età della vittima.

“Avrebbero dovuto tutelare la tranquillità pubblica – ha proseguito – e invece hanno creato turbamento in una ragazza” di 19 anni, “supportandosi e spalleggiandosi a vicenda” Il legale di parte civile, Roberta Bianchi, ha ricordato che ancora oggi la giovane “è visibilmente turbata” e quando ricorda quella vicenda piomba “in uno stato d’ansia e di paura” come allora. “Era provata per la violenza delle parole – ha aggiunto l’avvocatessa – e la petulanza dei tre militari” Per il difensore, Salvo Lo Greco, i tre militari “hanno semplicemente chiesto alla ragazza” e all’amica che era con lei “se volevano bere con loro”. Inoltre,  per l’avvocato, “nessuno dei testi presenti ha confermato quello che ha raccontato la vittima.- ha proseguito rivolgendosi al giudice -.Sono militari con le loro carriere e il loro lavoro, due mesi di arresto sarebbe un disastro. Allora le chiedo di assolverli con la formula più ampia”, per mancanza di prove. L’avvocato Lo Greco ha inoltre sottolineato che la 19enne sarebbe stata “interessata a coprire un’altra situazione” ossia quella per cui il padre è stato archiviato: era intervenuto in difesa della figlia e ha schiaffeggiato uno dei militari.
La ragazza sentita durante il processo ha raccontato che il 21 marzo 2021, in zona San Siro, era stata avvicinata dai tre militari, addetti all’operazione ‘Strade sicure’ ma in quel momento fuori servizio e intenti a bere birra in un bar. “Per tre volte mi sono venuti vicino con frasi pesanti. Poi quando sono intervenuti i miei genitori a difendermi hanno detto ‘Non fatela più uscire di casa da sola’”.

La difesa, lette le motivazioni, ha già annunciato che farà ricorso.

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