Cesira Urbani, la bambinaia di casa Lollobrigida. Fedele fino alla morte alla signora Gina e ai suoi tristi amori

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Vite che passano silenziose attraverso luci forti che non le illuminano, né le accecano. Vite silenziose che accudiscono ricordi, che ascoltano segreti lasciando che restino tali, che cantano ninne nanne. Verso la fine degli anni Cinquanta, la vita di Cesira Urbani si è intrecciata con quella di Gina Lollobrigida che l’aveva assunta per accudire il figlio appena nato, Andrea Milko

Nei giorni in cui l’Italia dà l’addio alla Bersagliera a raccontare la storia di Cesira Urbani su Facebook è Pier Marino Simonetti, fino al 2009 e per dieci anni, sindaco di un piccolo comune delle Marche, Montefano in provincia di Macerata. Da lì veniva anche Cesira Urbani.

Aveva buone referenze per servizi in famiglie della Roma bene, “e aveva il buon senso delle donne di campagna, nessun marito e sapeva cucinare e accudire la casa, tutti fattori che la resero gradita a Gina Lollobrigida e a suo marito, il medico sloveno Milko Skofic“.

La Signora Gina, così la chiamava, e l’ha sempre tenuta nel cuore insieme alle sue confidenze.

“Come molte famiglie agiate della Roma uscita dalla seconda guerra mondiale, nel farsi avanti imperioso il boom economico, anche Gina Lollobrigida prese a servizio in casa una donna della campagna maceratese”, scrive Simonetti. Vite che si sfiorano. Il grembiule azzurro e la paranza bianca della tata Cesira, gli abiti eleganti della signora Gina.

“Era abitudine consolidata per nobiltà, gente dello spettacolo, borghesia agiata, inserire nel proprio personale di servizio, donne provenienti dalla sana campagna lontana dalle contaminazioni della città. Sapevano fare bene le cuoche e ogni altra mansione casalinga, mantenendo il necessario riserbo”.

Se poi avevano degli accenti particolarmente forti e non erano affatto istruite, continua a scrivere l’ex sindaco, “la casa era tanto vasta da schivar loro gli incontri con il bel mondo”.

E quel bel mondo luccicante di cinema e alta società, Cesira Urbani lo osservava passare chiassoso, e non lo amava.

“Molte sono le fotografie che lei conservava gelosamente, che la vedono accanto al piccolo Milko o in altre situazioni famigliari. Viveva insieme all’attrice, condividendone in disparte nelle stanze dei domestici, gli umori di una vita sotto i riflettori”, continua Simonetti. “Le traspariva il rammarico nelle sue poche parole per non essere riuscita a trasmettere alla signora una parte del suo carattere coriaceo, nascosto dietro una atavica apparente remissività contadina”.

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“Di Cesira nella sua vecchiaia ricordo la riservatezza unica e la dedizione per la signora Gina. Mai un’indiscrezione che le fosse uscita se non per raccontare della sfortunata serie di amori che l’attrice aveva avuti, a partire dal marito. Niente altro poco più di quello che si leggeva nei rotocalchi”.

Cesira però faceva capire che dietro la sua riservatezza, di cose nella grande villa di Lollobrigida ne aveva viste e sentite, commuovendosi per il destino avverso della bellissima attrice che con uno dei suoi personaggi cinematografici più ammirata dal pubblico, la Bersagliera, condivideva la tristezza di fondo per non avere avuto dall’amore quello che si sarebbe aspettata.

“Dopo qualche anno, intanto che Milko si faceva grande, Cesira lasciò la casa di Gina Lollobrigida. Le situazioni economiche in casa erano di molto migliorate, e lei si era messa da parte qualche risparmio per tornare a Montefano”, conclude Simonetti. Tolto il grembiule della bambinaia, Cesira è diventata vecchiarella insieme ai suoi ricordi.

Negli ultimi anni di vita è stata ospite della Casa di Riposo Di Montefano, dove è morta alla fine degli anni ’90, sorridendo ogni volta che qualcuno le chiedeva di quel periodo passato attraverso le luci di una vita d’altri mai invidiata, mai dimenticata.

Gina Lollobrigida, dalla bersagliera alla fatina di Pinocchio – videotributo

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