Chi è Martin Mystère: i 40 anni di una grande icona a fumetti

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Quando Martin Mystère è nato, 40 anni fa, il fumetto bonelliano non parlava mai del presente e il western, con Tex campione di incassi, era ancora il genere di riferimento assoluto. Zagor (1961) ha riproposto il western lasciando spazio ad altri generi. La Storia del West di Gino D’Antonio (1967) e Ken Parker di Giancarlo Berardi con i disegni di Ivo Milazzo (1974) hanno iniziato ad ancorare il west alla realtà. Ma sempre di passato si trattava. Si avvicina ai nostri tempi Mister No che dal 1975 Sergio Bonelli fa vivere negli anni Cinquanta a Manhaus, allontanandosi dai riferimenti classico.

Il presente si avvicina, ma per entrare davvero in un albo Bonelli deve attendere, appunto, il detective dell’impossibile. Nelle prime pagine del primo albo di Martin Mystère si vedono automobili moderne che si avventurano per le strade della Tessaglia ma è dopo qualche pagina, quando arriva una panoramica su Manhattan, che la faccenda diventa chiara. Ancora più chiara nella didascalia che recita: “Tra la quarantesima e la cinquantesima strada, i grattacieli gremiscono la città come gli aculei di un gigantesco porcospino”.

Il paradosso Martin Mystère: insegnare la Storia indagando la fantasia

Immagini e parole ci fanno fare un viaggio all’interno della Grande Mela, passando per le Twin Towers, attraversando Chinatown, mostrando la New York University e fermandosi a Washington Mews, una via privata, poco frequentata. Sempre la didascalia recita: “Le case che la compongono erano, nel secolo scorso, le stalle delle ricche mansion dei dintorni”. E poco dopo arriviamo proprio davanti alla porta di casa del protagonista, dove c’è una targa con il suo nome. Adesso tutto ciò sembra normale. Nel 1982 era una rivoluzione.

Avremmo capito poco dopo che questo piantare i piedi nella realtà (la casa di Martin esiste veramente e Castelli ha dato ai disegnatori la pianta con la disposizione delle camere) serviva a permettergli di spiccare il volo tra le nuvole dei misteri. Tale infatti è la formula vincente della serie.

Avremmo saputo in seguito che, dopo aver realizzato i primi fumetti, il nome Martin Mystère era stato messo in discussione e sostituito da “Doc Robinson”. Ma poi uscì un periodico a fumetti chiamato Robinson e quindi, indietro tutta, il nome rimase quello originale. Che però, inizialmente, era quello di un personaggio inglese che abitava in una villa al 71 di Campden Hill Road, Londra. A un certo punto Castelli si rese conto che il setting londinese assomigliava troppo a quello de “Gli Aristocratici”, serie a fumetti che lui stesso scriveva per i disegni di Tacconi, e allora Martin fu trasferito di peso a New York per cui tavole intere dovettero essere completamente ridisegnate.

Fumetto. I 40 anni di Martin Mystère. Alfredo Castelli: “Si doveva chiamare Robinson”

Parlavamo prima di rivoluzione: lo era anche la biografia del personaggio, presente sempre nel primo albo, che comincia così: “Mystère Martin Jacques (New York, N.Y, 26 giugno 1942). Laureato in antropologia alla Harvard University nel 1964. Alla morte dei genitori, avvenuta in un incidente aereo (1965) eredita una discreta fortuna che investe nei suoi studi”.

Un eroe che si presenta con la sua data di nascita: mai visto. Anche questa è stata una novità, così come l’invecchiamento costante del personaggio man mano che andavano avanti le sue avventure. Ma anche questa informazione è stata rivista nel corso del tempo, anche perché altrimenti Martin oggi avrebbe ottant’anni. Un po’ troppo per continuare a vivere avventure avvincenti come le sue. Dunque, Castelli ha deciso che il passaggio del tempo sarebbe stato più lento di quello umano. Quattro anni dei suoi per uno dei nostri: affare fatto.

Per capire la natura del personaggio è giusto approfondire quella del suo autore che ha la dote rara dell’onniscienza, che è capace di incuriosirsi e di approfondire qualunque materia dello scibile umano. E anche di collezionarlo e di catalogarlo. Non solo i misteri di tutto il mondo e oltre, ma anche i fumetti.

Fumetti, Castelli e gli altri (non solo Martin Mystère)

Bisogna sapere che Castelli (insieme a Gianni Bono) è stato il primo a studiare nel mondo fumetti e dei cartoni giapponesi (addirittura nel 1983), dopodiché è diventato uno dei massimi esperti mondiali della storia dei primi fumetti, negli Stati Uniti ma non solo. Anche per questo Martin è stato catapultato in mondi che avevano lo stile di grandi maestri come Rodolphe Töpffer (il ginevrino che per primo – nella prima metà dell’Ottocento – ha dettato le regole del nuovo linguaggio), Winsor McCay (il creatore di Little Nemo), Rudolph Dirks (The Katzenjammer Kids, ovvero Bibì e Bibò) e Alex Raymond (Flash Gordon).

Insomma un eroe dalle mille esistenze e dai diversi spin-off, come Zona X (in cui Martin spesso ha svolto il ruolo di presentatore delle vicende narrate) e Docteur Mystère, nata nell’albo n. 147, serie ispirata al personaggio letterario creato nel 1899 dallo scrittore francese Paul d’Ivoi, che Castelli ha fatto diventare, meravigliosamente, il capostipite della dinastia dei Mystère.

Fumetti. Giancarlo Alessandrini: “Vi racconto come ho disegnato il primo Martin Mystère”

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