“Ci chiamano fannulloni ma siamo i nuovi schiavi”. Viaggio tra i lavoratori stagionali della Romagna

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“Sottopagati e sfruttati: siamo noi i nuovi schiavi”. Lo dice senza esitare Luca (nome di fantasia) che da dieci anni serve cocktail ai turisti nei locali della riviera romagnola. “I contratti per noi stagionali sono fasulli: dovremmo lavorare sei ore e ne facciamo il doppio, non abbiamo il giorno libero e neanche la copertura per malattia”. Col Covid, poi,  la situazione è peggiorata: “Gli stipendi si sono dimezzati”, racconta il giovane barman. “Ma noi romagnoli siamo più fortunati: chi viene da fuori è costretto a dormire in sgabuzzini non a norma e a mangiare pasti indecenti”. Secondo le associazioni di categoria, per far ripartire la stagione balneare mancano all’appello più di 7mila lavoratori. “Gli imprenditori si lamentano e ci chiamano fannulloni”, dice Mattia Giannotti, di Mai più sfruttamento stagionale Usb, “ma evidentemente, questo dato vuol dire che i lavoratori finalmente hanno detto basta a questa condizione di sfruttamento”.

Di Valerio Lo Muzio

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