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Ciclismo, Giro d’Italia: Bernal show a Campo Felice, tappa e maglia rosa

CAMPO FELICE – Ha trovato il tempo anche per abbozzare un sorriso, mentre volava sullo sterrato con la lingua di fuori negli ultimi cinquecento metri di una tappa dal finale incandescente. Il sorriso di chi sta faticando, con la faccia stravolta per lo sforzo, ma di chi si sente finalmente tornato al suo meglio. E poi, una volta al traguardo, con un microfono davanti alla bocca, i nervi che si sciolgono e le lacrime che affiorano, cercando il loro spazio sul viso. Egan Bernal lancia un messaggio a tutti i concorrenti per la maglia rosa, con un’azione di rara prepotenza che in un colpo solo conferma quello che il primo terzo di Giro d’Italia aveva già lasciato intendere sulla sua ottima condizione fisica e manda in frantumi i sogni di gloria di due dei fuggitivi di giornata, Bouchard e Bouwman, passati a velocità doppia da un gruppo che a 3 chilometri dal traguardo era lontano più di un minuto. Troppo duro il finale per due corridori coraggiosi ma umani, troppa la voglia degli uomini di classifica di sentire i muscoli bruciare finalmente per qualcosa di importante, anche se il traguardo finale di Milano è ancora lontanissimo.

Uno sterrato inedito

L’arrivo a Rocca di Cambio non è certo una novità per la corsa rosa. Negli anni ’60 rappresentava quasi una tappa abituale: tre arrivi nel 1965, 1966 e 1968, con i successi di Galbo, Altig e Santamarina. Poi più nulla fino al 2012 e a uno scontro tiratissimo tra Paolo Tiralongo, vincitore di quella settima frazione, e il compianto Michele Scarponi, nel giorno che mise per la prima volta la maglia rosa sulle spalle di Ryder Hesjedal, inatteso trionfatore di quella edizione nell’altrettanto impronosticabile duello con Purito Rodriguez. Quel che rappresenta uno strappo rispetto al passato è lo sterrato finale, 1600 metri di fuoco, disegnati per le sparate degli uomini di classifica. I primi colpi, ancorché timidi, arrivano in realtà in avvio, perché Damiano Caruso accende la frazione già sulle rampe del primo Gpm di giornata, mettendo alla frusta le altre squadre dei big. Ma alla Bahrain non ne va dritta una in questo Giro, e in discesa uno dei compagni di squadra dell’italiano, Matej Mohoric, si accartoccia malamente, distruggendo la bici e battendo la testa: sia benedetto il casco che tiene insieme lo sloveno, costretto comunque al ritiro come era già capitato a Landa. Tutto da rifare per l’attacco di giornata.

L’azione decisiva di Bernal (reuters)

La fuga di giornata

Alla fine se ne vanno in 17, le speranze italiane sembrano riposte in Fabbro e Ulissi ma ci sono anche dei “nobili decaduti” come Bennett e Mollema. Il gruppo li tiene sempre nel mirino, sull’ascesa di Ovindoli chi ha velleità e gambe per andarsene deve farlo. L’azione lanciata da Carr sembra inizialmente il trampolino di lancio per il suo compagno della EF Guerreiro, invece nasconde ben altre ambizioni. Bouchard capisce prima degli altri e si lancia all’inseguimento, consapevole di vedere all’orizzonte punti preziosi per la maglia azzurra. Ai 10 chilometri dal traguardo il francese se ne va da solo, e per un bel po’ fa sogni meravigliosi. Non abbastanza. All’imbocco della salita ha 22 secondi sui primi inseguitori, che Bouwman non ritiene abbastanza organizzati, lasciandoli da soli a 4 chilometri dal traguardo. La pedalata di Bouchard si fa difficoltosa, quando inizia una lunga galleria prima degli ultimi 2000 metri si teme addirittura di non ritrovarlo in testa alla fine del tunnel. Resiste, invece, ma dura poco, perché Bouwman lo affianca sullo sterrato. Ma alle loro spalle si sentono urlare le ruote del gruppo in rimonta.

Moscon lavora per Bernal

Prima della galleria il plotoncino degli uomini di classifica, in cui Valter fa sempre più fatica e si rassegna emotivamente prima che fisicamente a cedere il simbolo del primato, è a 1 minuto e 10 secondi. Ma il tunnel cambia la storia della tappa, sottrae energie a Bouchard e ne regala a tutti gli altri. All’attacco dello sterrato, Gianni Moscon inizia a imprimere un’andatura violentissima, insostenibile. Sta preparando il terreno per Bernal, che parte rispondendo a un tentativo timido di Vlasov e lascia i solchi sulla terra. Il primo, anzi, l’unico a rispondere direttamente è Giulio Ciccone, sempre più uomo classifica di una Trek Segafredo che non può permettersi il lusso di aspettare la condizione migliore di Nibali. Bernal vola a prendersi la maglia, Evenepoel sembra soffrire ma alla fine arriva sul traguardo praticamente insieme agli altri. “Ho fatto tanti sacrifici per arrivare qui dopo il Tour dello scorso anno, per me è un’emozione grandissima. Volevo questa vittoria, la squadra ha creduto in me e la vittoria è più loro che mia. Hanno tirato per me, credevano in questo successo”, racconta Bernal commosso al traguardo, col volto coperto dalla mascherina e gli occhi che non riescono a nascondere le emozioni.

Ordine d’arrivo
1. Egan Bernal (Ineos-Grenadiers) 4.08.23
2. Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) +7″
3. Aleksandr Vlasov (Astana-Premier Tech) +7″
4. Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step) +10″
5. Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) +10″
6. Damiano Caruso (Bahrain-Victorious) +12″
7. Romain Barder (Team DSM) +12″
8. Marc Soler (Movistar) +12″
9. Daniel Martinez (Ineos-Grenadiers) +12″
10. Joao Almeida (Deceuninck- Quick Step) +12″

Classifica generale
1. Egan Bernal (Ineos-Grenadiers) 35.19.22
2. Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step) +15″
3. Aleksandr Vlasov (Astana-Premier Tech) +21″
4. Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) +36″
5. Attila Valter (Groupama-FDJ) +43″
6. Hugh John Carthy (Ef Education-Nippo) +44″
7. Damiano Caruso (Bahrain-Victorious) +45″
8. Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) +51″
9. Simon Yates (Bike-Exchange) +55″
10. Davide Formolo (UAE) +1’01”
16. Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) +2’12”



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