Cina, conclusa missione Oms sulle cause della diffusione del virus: “Probabile origine animale, improbabile fuga da laboratorio”

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L’ipotesi “più probabile” è che il coronavirus sia stato trasmesso all’uomo da un animale, passando attraverso una specie intermedia. L’ipotesi che sia uscito per errore da un laboratorio è “estremamente improbabile”. E non ci sono evidenze che Sars-Cov-2 circolasse in maniera massiccia a Wuhan o nella provincia dello Hubei prima di dicembre. Sono queste le principali conclusioni raggiunte dall’indagine congiunta sulle origini della pandemia condotta nell’ultimo mese da esperti cinesi e dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) a Wuhan, la città dove il primo focolaio è emerso.

Risposte lontanissime dall’essere conclusive, come del resto era atteso. Gli esperti non sono per esempio riusciti a individuare quale sia la specie intermedia che può avere fatto da serbatoio. Una indeterminatezza fisiologica, trattandosi del primo passo dell’indagine, ma che di fatto lascia aperta anche l’ipotesi, sposata dalla Cina per ragioni politiche, secondo cui il virus potrebbe essere stato “importato” a Wuhan dall’estero. Il rapporto congiunto, che verrà pubblicato a breve, riconosce tra le altre cose la necessità di condurre indagini in diversi Paesi, il grande cavallo di battaglia di Pechino, e un’ombra sul futuro dell’indagine.

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Quando è iniziato il contagio?
I risultati dell’indagine sono stati illustrati prima da Liang Wannian, guida della squadra di ricercatori cinesi, e poi da Peter Ben Embarek, leader del gruppo di esperti dell’Oms. La prima questione affrontata, hanno spiegato, sono stati gli inizi della pandemia, per provare a capire se fosse possibile retrodatare i casi iniziali rispetto a quelli finora rilevati dalla Cina, collocati a Wuhan all’inizio di dicembre. I dati raccolti, attraverso analisi retrospettive su campioni di pazienti o sulle curve di mortalità, “non hanno mostrato prove di focolai precedenti al mese di dicembre a Wuhan o nello Hubei”, nelle parole di Embarek. Questo non significa che l’esistenza di casi precedenti possa essere esclusa, ma nella sostanza la versione data finora dalla Cina viene confermata: casi sporadici all’inizio di dicembre, seguiti da focolai più estesi nella seconda metà del mese che hanno moltiplicato il contagio, come quello rilevato al mercato del pesce di Huanan.
 
Come è stato trasmesso il virus all’uomo?
La seconda pista su cui hanno lavorato gli esperti è come il virus sia arrivato a Wuhan, considerato che l’ipotesi più accreditata punta ai pipistrelli come serbatoio naturale, ma che il capoluogo dello Hubei è lontano dalle aree dove questi mammiferi vivono. Per prima cosa è importante notare che solo una parte dei primi casi riscontrati a dicembre 2019 erano legati al famoso mercato di Huanan: altri erano legati a diversi mercati, alcuni a nessun luogo particolare. Gli esperti cinesi e quelli internazionali, ha spiegato Embarek, hanno formulato quattro ipotesi sul passaggio del virus dall’animale all’uomo: trasmissione diretta, trasmissione attraverso una specie intermedia, trasmissione attraverso la logistica alimentare e i prodotti surgelati, incidente di laboratorio. Quest’ultima ipotesi è stata definita “estremamente improbabile”, anche sulla base di una visita al famoso Istituto di virologia, che alcuni (a cominciare dall’amministrazione Trump) avevano indicato come una possibile origine del patogeno.

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L’ipotesi “più probabile”, ha spiegato Embarek, è che Sars-Cov-2 sia passato attraverso una specie intermedia, ma su quale possa essere gli studiosi non hanno trovato indizi. Decine di migliaia di campioni prelevati da animali in varie province della Cina sono risultati negativi. Al mercato di Huanan è stata segnalata la vendita di specie selvatiche addomesticate, vive o surgelate, note per essere potenziali serbatoi di coronavirus, come furetti, conigli e ratti del bambù, provenienti da allevamenti di varie zone del Paese, comprese quelle dove vivono pipistrelli. Questa è una delle piste più logiche per future ricerche. Ma resta in piedi, giudicata probabile, anche la versione preferita dalla Cina, cioè quella della trasmissione attraverso prodotti surgelati. È uno dei passaggi dalle implicazioni politiche più grandi, su cui Embarek ha fatto esercizio di equilibrismo: “Il virus può sopravvivere nei prodotti surgelati, ma non sappiamo se può trasmettersi agli uomini e in quale condizioni”.
 
I prossimi passi
“Abbiamo drasticamente cambiato il quadro? No. Abbiamo aggiunto dettagli significativi? Assolutamente”, ha detto l’esperto dell’Oms, facendo un bilancio di questa missione. Le parti hanno sottolineato il valore della cooperazione e gli esperti internazionali non hanno lamentato resistenze o omissioni da parte della Cina. Il vero punto però è come l’indagine proseguirà e su questo lo scetticismo è legittimo. Liang Wannian, capo del team cinese, ha più volte affermato in conferenza stampa, come già fatto più volte dal governo di Pechino, che la ricerca non deve essere “legata a un singolo luogo”. Questo auspicio è supportato anche da una parte degli esiti dell’indagine congiunta, che raccomanda di cercare evidenze di circolazione del virus ovunque emergano: “Può essere emerso attraverso un percorso complesso – ha detto Embarek – un percorso che può aver richiesto molto tempo e aver attraversato i confini”.

A una domanda sugli studi che hanno ipotizzato la presenza di Sars-Cov-2 in altri Paesi come l’Italia prima di dicembre, la virologa Marion Koopmans, altra esponente della squadra, ha detto che non ci sono evidenze definitive. Questa fisiologica assenza di certezze scientifiche darà alla Cina la possibilità di insistere perché ora la ricerca dell’Oms si diriga altrove, fuori dai suoi confini. E magari per rallentare l’indagine a ritroso sui possibili serbatoi virali animali sul suo territorio. Gli esperti non hanno detto se e quando si incontreranno di nuovo ed è probabile che Pechino opporrà piccole o grandi resistenze, come già prima della missione che si è conclusa oggi.

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