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Cingolani: “La transizione verso le rinnovabili passa dal gas e poi tocca alla fusione nucleare”

Roma. Per Roberto Cingolani, da due mesi ministro della Transizione energetica, il percorso è segnato. Prima spariranno i combustibili fossili più inquinanti come carbone e petrolio, mentre il gas naturale sarà l’ultimo a uscire di scena al traguardo del 2050. Data entro la quale si dovrà raggiungere l’obiettivo di emissioni zero di CO2, come stabilito dalla Ue. Ma entro i prossimi 30 anni potrebbe emergere l’energia prodotta dalla fusione nucleare, a cui si potrà pensare “come ora pensiamo all’idrogeno”.

Nonostante sia stato impegnato, nelle ultime settimane, a riscrivere la parte del Pnrr che riguarda i progetti della transizione energetica da inviare a Bruxelles entro fine mese per accedere ai fondi destinati all’Italia (209 miliardi, di cui almeno il 37% alla transizione), Cingolani si è districato in una serie di incontri e convegni in cui ha cominciato a far capire gli orientamenti del governo sul tema. Come è avvenuto oggi parlando alla Fondazione Symbola e poi rispondendo ad alcune question time alla Camere.

Gas, l’ultimo degli idrocarburi

Come si era già intuito, una parte dei fondi riguarderanno – in campo energetico – non solo le rinnovabili ma anche il gas naturale, come avverrà anche nel resto d’Europa. “Noi abbiamo un target di decarbonizzazione al 2050 e uno parziale al 2030 – ha detto l’ex presidente dell’Istituto Italiano di Tecnologia –  quindi dobbiamo fare uno sforzo concreto per abbattere la parte di fuel di natura fossile. Credo che il gas sarà l’ultimo a sparire perché ci consentirà di portare avanti la transizione”. In pratica, chiudendo le centrali a carbone (come avverrà in Italia entro il 2025), le centrali a  gas consentiranno di mantenere in equilibrio la rete elettrica (evitando black out). Una scelta, sia in Italia che nella Ue, contestata da associazioni e think tank ambientalisti che chiedono maggiori investimenti nelle rinnovabili e minori sul gas.

Più “stazioni di accumulo” per le rinnovabili

Ma la transizione avrà bisogno di nuove infrastrutture. A cominciare dai sistemi di accumulo, che possano immagazzinare l’energia prodotta dalle rinnovabili e che non viene usata, per essere poi inserita nelle reti quando cala il vento o nelle ore notturne. Nel Recovery Plan “stiamo
programmando un aggiornamento della rete elettrica con 200 punti di smart grid, in grado di gestire le variazioni nella produzione delle fonti rinnovabili attraverso stazioni di accumulo”, ha detto il ministro della Transizione ecologica. “Se vogliamo raggiungere il nostro obbiettivo del 72% di rinnovabili al 2030 – ha detto ancora – dobbiamo avere un 20%-25% di capacità di stoccaggio di energia”.

“Fusione nucleare, un treno da non perdere”

Il ministro Cingolani è tornato anche sul tema della fusione nucleare. Lo ha fatto precisando meglio alcuni concetti espressi qualche giorno, quando aveva indicato nella fusione la tecnologia del futuro, ma sulla quale bisogna investire già da subito: “La vera fonte energetica universale saranno le stelle, l’universo funziona con la fusione nucleare: quella è la rinnovabile delle rinnovabili”, aveva detto presentando le linee guida del nuovo ministero della Transizione ecologica alle commissioni di Camera e Senato tre settimane fa. Per poi aggiungere: “Noi oggi abbiamo il dovere nel Pnrr di potenziare il ruolo dell’Italia nei progetti internazionali in cui è presente l’Italia, è un treno che non possiamo perdere

Ieri, una correzione di rotta anche per evitare nuove polemiche con ambientalisti e operatori delle rinnovabili “tradizionali”. I quali per il suo endorsement alla fusione lo avevano contestato, scatenando una reazione con ampio seguito a livello social. Coì, sempre ieri, parlando non a caso alla fondazione Symbola, guidata da Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, Cingolani ha dichiarato: “Noi andiamo verso la
decarbonizzazione al 2050 e ribadisco che se tecnicamente” per quella data, “quando la transizione avrà avuto successo e la tecnologia avrà dato risultati, cominceremo a pensare alla fusione nucleare come oggi pensiamo all’idrogeno. E’ giusto che noi ci si faccia la domanda”.

In altre parole, Cingolani ha voluto dire che la fusione rimane a suo avviso il vero punto di arrivo per una energia pulita, disponibile e in gran quantità. Ma siccome non si sa quando la tecnologia diventerà economicamente scalabile – e comunque ci vorrà ancora tempo – per ora si procede con i piani di decarbonizzazione come previsto.



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