Colombia: Gustavo Petro è il nuovo presidente

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BOGOTÁ – Urla, clacson, musica, fuochi d’artificio. All’undicesima proiezione esplode il boato. La Colombia ha un nuovo presidente. Di sinistra. Per la prima volta nella sua storia. Ha vinto Gustavo Petro, candidato del Pacto Histórico. Passato al primo turno con il 40 per cento dei voti, il due volte deputato ed ex sindaco di Bogotà ottiene il 50,69 per cento dei suffragi sul 94,57 per cento delle schede scrutinate. Il suo rivale, l’ingegnere Rodolfo Hernández, candidato della Liga, indipendente, resta ancorato al 47,04 per cento. Una sconfitta che brucia. Il re di TikTok, il magnate del cemento, l’imprenditore che già molti qui paragonavano al Berlusconi delle Ande, era convinto di avere la vittoria in tasca. I dati degli ultimi sondaggi, una settimana prima del silenzio elettorale, lo indicavano di poco sopra il leader del fronte della sinistra. Si temeva una parità che avrebbe costretto il Paese a un’attesa snervante e pericolosa. Ci sarebbero stati doppi e anche tripli conteggi per gli inevitabili ricorsi, così come è accaduto sei mesi fa in Perú. Ma il distacco tra i due avversari di oltre 3 punti non lascia spazio a dubbi. Ci vorrà il dato ufficiale ma il verdetto è già assegnato.

Riuniti nell’Arena Movistar i sostenitori e militanti della coalizione di sinistra che raccoglie anche gli ambientalisti si preparano a una notte di festa. Celebreranno una vittoria attesa e rincorsa da sempre. Mai la sinistra, vista come uno spettro, raffigurata nei social come il cavallo di Troia che avrebbe aperto le porte al chavismo di Maduro e alla Cuba di Fidel, era riuscita a imporsi. Oggi porta nella Casa del Nariño, la sede della presidenza, un leader politico apprezzato, con una lunga esperienza istituzionale alle spalle, pronto a mediare anche con l’opposizione per dare alla Colombia ciò che merita: pace, sviluppo, equità sociale, energie rinnovabili, assistenza sanitaria per tutti. Con lui arriva come vicepresidente Francia Marquez, avvocata dei diritti civili, attivista nera, molto popolare sulla costa atlantica dei Caraibi. Il suo apporto per la vittoria è stato determinante. E’ la prima donna che entra a Palacio Nariño. Un altro primato che segna la svolta del Paese.

Nato a Ciénaga de Oro, sulla costa caraibica, 62 anni fa, Gustavo Petro vive la sua infanzia in campagna. Cresce tra i contadini, prova sulla sua pelle le difficoltà delle classi più povere ed emarginate. Da giovanissimo si tuffa in politica, aderisce ai movimenti di protesta che negli anni 70 del secolo scorso spuntano in tutta l’America Latina. La Colombia è lacerata dalla violenza, dai morti e dagli omicidi. Entra a far parte del M-19, un gruppo armato di sinistra che rivendicherà attentati e sequestri. Entra in clandestinità e vive per un anno nella giungla. Ma è un intellettuale, resta nelle retrovie, non imbraccerà mai un’arma. Parlerà, discuterà nelle infinite riunioni del gruppo più che sparare. Quando l’organizzazione firma un accordo di pace con il governo anche lui torna nella legalità. Viene eletto deputato nel 191, ma come tanti altri ex guerriglieri viene arrestato e torturato dall’esercito. Deciderà di fuggire in Belgio dopo che decine di leader ed esponenti del M-19 saranno uccisi in attentati ed esecuzioni sommarie.

Il clima in Colombia resta teso. Agiscono gli squadroni della morte, nascono i Comitati di autodifesa che i conservatori e la destra estrema usano per il lavoro sporco. Petro resta di sinistra ma abbraccia il movimento ambientalista. Rientrerà in patria nel 1998 e sarà nuovamente eletto al Congresso. Grazie alle sue capacità oratorie diventa il pungolo della maggioranza conservatrice al governo e in Parlamento. Le sue iniziative sono apprezzate. Tenta il grande salto, nel 2010, e si candida alla presidenza. Sarà sconfitto per due volte. Verrà invece eletto sindaco di Bogotà ma il suo governo non lascerà il segno che tanti si aspettavano.

Chiuso, timido, ostinato e cocciuto ha difficoltà a condividere il lavoro di squadra. Ma è proprio questa testardaggine, dice la figlia Sofia, a renderlo forte. Non si è arreso. Si è candidato per la terza volta. Ha vinto. Ha portato la sinistra al potere in Colombia. Un miracolo. La gente scende per strada, urla di gioia, si gode il sogno che attendeva da sempre. Molti piangono, altri si abbracciano. La tensione si scioglie sotto una pioggia battente. Nessuno fugge, si ripara. Tutti alzano le braccia al cielo e gridano: “Petro, Petro!”.

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