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Come funziona TikTok, se non lo sapete. Guida al social media dei giovanissimi che fa paura ai grandi

Se vi hanno descritto TikTok come un grande buco nero, il primo passo per approcciarlo è invece provare a immaginarne uno coloratissimo. Poi, che tutti questi colori siano positivi o negativi, è da valutare attentamente.

Per capire come funziona questa piattaforma non è particolarmente utile essere un utente degli altri social network. Anche TikTok, come Facebook o Instagram, è governato dall’algoritmo. Ma, se in questi il mondo in cui entriamo è basato su una scelta che si può definire consapevole – metto mi piace a una pagina, mi iscrivo a un gruppo – su TikTok non ti viene chiesto cosa vuoi, ti viene mostrato. Qui i contenuti spinti dall’algoritmo appaiono e si susseguono anche e soprattutto senza legami, senza seguire necessariamente persone o pagine. Basta fare un esperimento per verificarlo: tre amici con tre account TikTok differenti avranno con grande probabilità davanti agli occhi tre mondi completamente diversi. 

Ma andiamo per gradi. TikTok è un social network, di proprietà della cinese ByteDance, dove vengono pubblicati solo video, rigorosamente verticali, di massimo 59 secondi. E’ popolato per la maggior parte da ragazzi molto giovani, dai 13 ai 24 anni. Solo in Italia, a luglio scorso, contava 8 milioni di utenti.

 Perché se ne parla ora

Il 22 gennaio scorso una bambina di 10 anni è morta soffocata. L’ipotesi investigativa, non ancora confermata, è che stesse partecipando a una sfida trovata su TikTok, la “Blackout challenge”. Il reato per cui si indaga è quello di istigazione al suicidio contro ignoti. Il garante della privacy, dopo l’accaduto, “ha disposto nei confronti di TikTok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”. In realtà la piattaforma continua a funzionare, ma la società ha risposto al Garante “comunicando linee d’azione in risposta alle preoccupazioni sollevate, che prendiamo con la massima serietà. In TikTok – si legge nella nota – la sicurezza della community, in particolare degli utenti più giovani, è la nostra priorità”.

Dentro TikTok: come funziona l’app dei giovanissimi

Come funziona TikTok

L’iscrizione alla App è semplice e non richiede particolari verifiche (come in tutte le altre piattaforme social): una mail, una data di nascita – il limite minimo è 13 anni ma i controlli effettivi scarseggiano o non ci sono proprio – e un codice di verifica che arriva via sms.  Una volta creato il profilo – che nasce privato, quindi visibile solo tra “amici”, per impostazione predefinita dai 16 anni in giù – inizia quello che si può descrivere come uno scroll infinito di immagini che si susseguono senza pausa.

Se ci si sofferma su un video invece che su un altro, se si mette un like o si condivide, l’algoritmo ricorderà la scelta e inizierà a lavorare, semplicemente, per farvi vedere ciò che – secondo i suoi parametri e le vostre nuove abitudini di consumo – potrebbe piacervi, andando a creare un prodotto ad hoc, con un risultato quasi ipnotico.

Attenzione: nella maggior parte dei casi i video che si è portati a guardare non provengono da quello che hanno pubblicato gli “amici”, che qui sono nella categoria dei “seguiti”, ma da quella dei “per te”. Scelti, appunto, dall’App, per te. App che, chiaramente, dopo un paio di giorni dall’iscrizione, conosce cosa ci piace meglio di noi (e a volte meglio di quanto vorremmo ammettere). Ma si sa, è l’algoritmo.

Che video ci sono su TikTok? Di ogni genere e tipo, per ogni gusto e interesse. Sono suddivisi in macrocategorie e vengono veicolati e raggruppati dagli hashtag. Si passa da #Booktok, consigli su “i libri speciali che ti hanno tenuto compagnia” a “informaconTikTok”, workout allo stato puro. Da #imparacontiktok e #impararediverte, che riuniscono i video dei divulgatori scientifici, ma anche di insegnanti di lingua, responsabili delle risorse umane che danno consigli sui colloqui di lavoro, e persino giornali che spiegano le notizie (anche Repubblica ha il suo account), a #storiediDad, dove gli studenti condividono le loro esperienze e difficoltà sulla didattica a distanza. Per un periodo molto lungo, recentemente, #frittatone è stato tra i trend più utilizzati: 66 milioni di visualizzazioni per una frittata. 

Le challenge

Poi ci sono le challenge. Non le ha inventate TikTok: vi ricorderete l’Ice Bucket, con i personaggi famosi che su Facebook e Twitter si facevano la doccia gelata per sensibilizzare sulla Sla. Ma TikTok le ha trasformate, fatte crescere esponenzialmente: video virali che si basano sull’emulazione, sulla ripetizione dello stesso contenuto, della stessa base musicale. Possono essere balletti, coreografie di canzoni, scene di film famosi da recitare seguendo le voci degli attori (lip-sync). D’altronde TikTok è nato come Musically: una app che faceva proprio questo, canzoni e video da riproporre in una sorta di video karaoke.

È qui, nella categoria delle sfide, che si aggira subdolo il rischio dell’emulazione. Quell’emulazione che, a volte, può portare alla ripetizione di comportamenti negativi, lesivi e pericolosi. Ed è qui che si deve accendere l’attenzione sull’importanza di vigilare sull’uso di tutti i social da parte dei minori. Su questo, lo stesso TikTok ha creato delle linee guida da seguire in caso ci si senta in pericolo o si voglia cercare aiuto, e, allo stesso tempo, ha messo in atto una politica di cancellazione dei video ritenuti non conformi, pericolosi. In India, per fare un esempio, nel 2020 ne sono stati cancellati 37 milioni. Nel Regno Unito, quasi tre.

I messaggi positivi

Ma c’è un altro mondo ancora, tutt’altro che negativo. Troppo facile concentrarsi solo sui rischi. Perché le challenge spesso sono positive. Nascono e si moltiplicano messaggi pieni di contenuto, come il #DenimDay, dove chi ha partecipato ha mostrato gli abiti che portava il giorno in cui è diventato vittima di abuso o violenza, o #Volevanocambiarmi, racconti di sofferenza, cambiamento e anche di rivincita. Ci sono storie di malattia, di problemi di salute mentale. E ovviamente, ci sono anche storie d’amore, in tutte le loro sfaccettature: quelle fortunate e quelle un po’ meno, con tanto di screenshot delle conversazioni su whatsapp.

C’è la scuola che manca, c’è la paura del Covid. Ed è in questo scroll senza fine, fatto di ricerca di simili con cui condividere le proprie esperienze che si forma un racconto corale e potente. Qui non vale la regola di Instagram del “tutto perfetto”: non bisogna essere per forza felici, belli, con le luci giuste, magari ricchi. Basta raccontare la propria storia. Su Tiktok si può addirittura piangere. E non è così scontato. Il mondo è dentro TikTok, come negli altri social network. Filtrato, ma non troppo. E per i ragazzi che lo abitano, è un po’ come essere esposti a tutto. A questo devono essere preparati.

E se l’universo di TikTok non apparisse già abbastanza strano, variegato, anche pericoloso – se non controllato e veicolato nelle sue sfaccettature – manca ancora un particolare: l’utente crea il suo video-montaggio direttamente sull’App. Per un video di 59 secondi, anche i più esperti, lavorano chini sul cellulare almeno un paio d’ore per realizzare un prodotto più bello, più accattivante, più divertente, più performante, più creativo del precedente. E affidarlo al flusso dell’algoritmo.



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