Compie 5 anni la legge sull’omicidio stradale, ecco il bilancio

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ROMA – Compie cinque anni l’“omicidio stradale”, la legge più “forte” mai realizzata nella storia della Repubblica italiana in fatto di sicurezza stradale. Il primo bilancio ufficiale arriva con i numeri dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, che svela il quinquennio di attività delle Polizie Locali in Italia: 2.499 persone indagate per omicidio stradale e 18.881 per lesioni stradali.

Quanta incidenza hanno avuto questi numeri sula riduzione di morti e feriti? Nel 2019 – ci dice l’Istat – sono stati 172.183 gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, in lieve calo rispetto al 2018 (-0,2%), con 3.173 vittime (morti entro 30 giorni dall’evento) e 241.384 feriti (-0,6%). Il numero dei morti diminuisce rispetto al 2018 (-161, pari a -4,8%), per il secondo anno consecutivo dopo l’aumento registrato nel 2017, e si attesta sul livello minimo mai raggiunto nell’ultima decade. Appare chiaro che questa legge non è stata poi così fortemente dissuasiva. Forse anche perché ancora molti conducenti non conoscevano e non  conoscono le gravi conseguenze che possono seguire ai loro comportamenti. Certo, alcuni pirati della strada sono stati messi in condizione di non nuocere, e questo non è poco.

“Cinque anni fa – spiega Antonio Decaro, presidente Anci – abbiamo voluto il reato di omicidio stradale perché è necessario proteggere la sicurezza dei cittadini a cominciare dagli utenti più deboli della strada: su tutti pedoni e ciclisti. I dati raccolti dalle nostre polizie locali dimostrano che è stata una decisione corretta. Sono ancora tante le vittime di incidenti, spesso provocati dalla distrazione di chi si mette alla guida, dalla scarsa consapevolezza dei rischi collegati alla propria condotta. Quei dati testimoniano anche un’altra cosa: il gran lavoro che svolgono ogni giorno gli agenti delle polizie locali, presidio fondamentale per la sicurezza delle nostre comunità”.

Va detto poi che a questi numeri mancano quelli nazionali di polizia stradale e carabinieri, ma i dati dell’Anci permettono di fare un primo importante bilancio perché – secondo i dati ACI-Istat – le Polizie Locali rilevano il 65% dei sinistri stradali mortali e con feriti.

Ma torniamo ai dati: se si analizzano solo le 33 città con una popolazione superiore ai 150.000 abitanti possiamo notare come a Roma ci siano stati 622 casi con 635 decessi, a Milano 197 con 201 decessi, Napoli 137 sinistri mortali con 138 morti, Torino 126 sinistri con 129 morti, Genova 97 con 99 decessi. Ma nel bilancio di questi cinque anni di legge sull’omicidio stradale va anche segnalato il fatto che è stata smentita una delle preoccupazioni maggiori all’indomani dell’introduzione della norma: quella dell’elevato numero di arresti e fermi che potevano avvenire: secondo i dati delle Polizie Locali ci sono stati solo 31 arresti eseguiti in flagranza di reato.

Ma come si è arrivati alla nascita di questa legge? “Quando cominciammo a verificare – spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, associazione amici polizia stradale – che le impunità di fatto erano ormai seriali e sequenziali cominciammo a convincerci che la struttura degli articoli 589 e 590 del C.P. si rivelava inadeguata.

Parlavano i fatti. Incidenti mortali anche di bambini, causati dal comportamento dissennato di conducenti ubriachi o drogati, di conducenti che procedevano a velocità folli, finivano regolarmente con condanne risibili anche nei casi aggravati in cui la pena di allora prevedeva già la condanna  da 3 a 10 anni, che diventavano 15 nei casi di omicidio plurimo, ma le pene, grazie ad attenuanti concesse con regolarità sistematica e ai patteggiamenti, rimanevano inchiodate quasi sempre nel limite dei due anni e qualche mese, con zero giorni di galera e grande mortificazione per le famiglie delle vittime decedute o delle vittime stesse in caso di lesioni gravi, gravissime e con lesioni permanenti”.

A questo progetto hanno lavorato molto l’Associazione Lorenzo Guarnieri, l’Associazione Gabriele Borgogni, il comandante Luigi Altamura e il Comune di Firenze con l’allora Sindaco Matteo Renzi. Un progetto complicato, “mandato in porto – spiega Stefano Guarnieri – grazie soprattutto alla spinta dei giovani, degli amici di Lorenzo. Iniziammo a raccogliere le firme il 2 giugno del 2011, a un anno dall’omicidio di Lorenzo. La soglia che ci eravamo prefissi, le 50.000 firme, fu raggiunta in soli cinque mesi”.

Il resto, è storia, con diversi pirati della strada messi in condizione di non nuocere più: in questi casi la recidiva è frequente e solo con questa legge dell’omicidio stradale si è riusciti ad eliminare tante morti violente sulle nostre strade.

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