Condannato per violenza sessuale a Milano, il giudice: “Da lui scarsa considerazione per le donne e frasi offensive contro la vittima”

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Non ha mostrato alcun segno di ravvedimento e anzi “ha ribadito, ove ve ne fosse bisogno, la sua scarsissima considerazione per l’essere femminile, affermando, contro ogni evidenza” che si era trattato di “un rapporto consensuale” e pronunciando altre frasi offensive contro la vittima. Lo scrive il gup di Milano Tommaso Perna nelle motivazioni della sentenza con cui, il primo marzo, ha condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione Haitham Mahmoud Abdelshafi Ahmed Masoud, egiziano di 31 anni finito in carcere il 27 agosto scorso per aver violentato, vicino alla fermata della metro di Cascina Gobba, una donna di 25 anni che il 9 agosto si stava recando a lavorare all’ospedale San Raffaele, dopo averla trascinata in uno scavo utilizzato come incrocio per le tubature in un cantiere.

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Il giudice, nel processo abbreviato (con lo sconto previsto di un terzo sulla pena), non ha riconosciuto alcuna attenuante all’imputato, anche perché non ha “mostrato alcun segno di resipiscenza” per quegli abusi “con modalità particolarmente violente, trascinando la vittima all’interno di un canale di scolo”, dopo averla “colpita alle spalle” e senza che potesse chiedere “aiuto”. La giovane era parte civile col legale Marco Ventura. Il pm aveva chiesto 8 anni di carcere per violenza sessuale aggravata dalla “minorata difesa” e dai futili motivi.

Quest’ultima è stata, però, esclusa dal giudice e nelle motivazioni viene riportato il ragionamento giuridico: aggravante che va esclusa, in sostanza, perché non ci sono “ragioni particolari che hanno spinto” l’imputato “a delinquere, se non la mera volontà di consumare un rapporto sessuale, come tale oggetto del dolo” del reato di violenza sessuale. E “tale volontà” non può “considerarsi quale motivo ulteriore rispetto all’estrinsecazione dell’elemento soggettivo del reato”.
Disposti dal gup anche 3 anni di libertà vigilata come misura di sicurezza a pena espiata, data la “pericolosità sociale” del 31enne.

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