Coppia uccisa a Bolzano, Benno parla dal carcere: “Io pentito, non riesco a capire perché l’ho fatto”

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“Quando ho ucciso mio padre prima e mia madre poi, era come se fossi uscito dalla realtà. So bene che è difficile veder riconosciuta la totale incapacità di intendere e di volere. Che nulla, nemmeno il fortissimo pentimento che provo, mi risparmierà la pena lunga che ho appena iniziato a scontare. Ma è ora che si conosca anche la mia di verità”. Parla Benno. Dal carcere di Bolzano, dove è recluso da quattro mesi esatti per l’omicidio e l’occultamento dei cadaveri di suo padre Peter Neumair e di sua madre Laura Perselli, il 30 enne ha rilasciato delle lunghe dichiarazioni all’agenzia stampa AdnKronos.

“Tutto il clamore mediatico mi ha dato un gran fastidio. L’esercizio che faccio più spesso è quello di provare a cancellare dalla mia memoria il 4 gennaio”, continua. “Quel giorno ho avuto un blackout, mai avevo pensato di uccidere qualcuno, tantomeno i miei genitori. Sono stato risvegliato da mio padre in maniera energica, abbiamo avuto l’ennesima discussione per i soliti motivi. Mi diceva che non valevo niente, al contrario di mia sorella che invece è tutto quello che un genitore può desiderare. Io soffro di un disturbo del sonno, il risveglio aggressivo, che mi rende nervoso, ci sono stati episodi anche con Madé, quando era adolescente. Non ci ho visto più e quando mio padre è entrato in camera con quella veemenza, ho preso un cordino che avevo a portata di mano in un cestino e con quello l’ho strangolato. A quel punto mi sono assopito a terra, accanto al suo corpo”.

Il suo racconto di quegli attimi prosegue: “A svegliarmi il telefono, era mia madre che mi diceva che stava rientrando in casa. Ho sentito la chiave nella toppa, l’ho vista e con il cordino ancora in mano ho strangolato anche lei, senza che nemmeno facesse in tempo ad accorgersene. È successo tutto in pochi minuti”.

Coppia uccisa a Bolzano: Laura Perselli è morta per strangolamento

È un Benno diverso da quello delle foto in palestra, con i muscoli ben in vista e lo sguardo sicuro. “Non faccio più attività fisica, pur avendone la possibilità qui”, spiega. “Leggo molto, soprattutto romanzi di viaggi, come le avventure di Robinson Crusoe. Niente gialli. Come un pendolo oscillo alternando momenti di profonda tristezza a frammenti di vita normale, con i miei compagni di cella. C’è chi sta bene, tutto sommato, dietro le sbarre, io no. Io non sto affatto bene, sono disperato. Trovo conforto dai colloqui con lo psicologo, ma fatico ancora a capire perché io abbia fatto quello che ho fatto”. Niente di quella spavalderia che trapelava dalle foto pubblicate sui giornali è rimasta.

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