Coprifuoco e migranti, tra Letta e Salvini lo scontro continua

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“Ora deve scegliere: o dentro o fuori”, intima uno. “Noi siamo dentro, ma lui non provochi”, reagisce l’altro. È ancora scontro fra Enrico Letta e Matteo Salvini. Dopo la durissima uscita del segretario del Pd sulla raccolta firme promossa dal leader della Lega contro il coprifuoco “stabilito dal governo di cui fa parte”, accompagnato da una sorta di ultimatum: (“Quel che è successo una volta non può succedere più. Chi lo fa deve tirare le conseguenze, se non vuole stare al governo non ci stia”) è arrivata la piccata reazione dell’ex ministro dell’Interno. Pronto a chiedere che “entro metà maggio si riapra tutto” con “azzeramento totale del coprifuoco”.

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“Noi siamo leali sostenitori del governo Draghi, ho tutta l’intenzione di stare dentro, ma non per fare scena muta, anche se qualcuno ci vorrebbe fuori, come il Pd” replica a brutto muso il capo del Carroccio. “Basta che Letta non provochi continuamente, come sta facendo, parlando di ius soli, di immigrati, chiedendo che Salvini vada a processo”. Una intemerata che apre un nuovo fronte di conflitto: l’immigrazione e le missioni di salvataggio delle vite in mare, che il segretario del Pd si propone di rimettere al centro dell’agenda europea. Anche se al centro resta ancora la diatriba sul divieto di circolazione notturno: “In 24 ore quasi in 60.000 persone hanno detto ‘no coprifuoco’, e questo fa capire che c’è voglia di libertà. Non ha più senso scientifico, medico, sanitario, morale, culturale e sociale chiudere in casa 60 milioni di italiani in casa dopo le 22. Non è un capriccio della Lega, lo chiedono tanti sindaci, governatori e imprenditori, anche del Pd. L’accordo con il presidente Draghi è che ci sia un aggiornamento entro metà maggio sulla base dei dati scientifici e se continueranno ad essere positivi, dal nostro punto di vista, la riapertura dovrà essere totale, prudente, con protocolli di sicurezza, bisognerà far conto sul buon senso degli italiani di cui mi fido, ma una totale riapertura con l’azzeramento del coprifuoco. Spero che nessuno dica “tiriamo giugno o luglio” perché ogni giorno che passa ci sono aziende che chiudono”.

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Parole che irritano lo stato maggiore dem. “Per me l’orario del coprifuoco va valutato in una strategia completa, se il governo decide le 22 è inaccettabile che un partito di governo raccolga le firme contro quello che decide il governo”, attacca Nicola Zingaretti. Perciò “non solo concordo con Letta, ma segnalo che un comportamento del genere non è corretto, mina la credibilità di chi lo tiene”, insiste il governatore del Lazio. Convinto che l’atteggiamento della Lega sia “strumentale”, loro “non pensano al bene comune del Paese”. Concetti ripresi anche dalla vicesegretaria Irene Tinagli, secondo cui il Pd vuole “che questo governo sia solido, arrivi a fine legislatura. È per questo che Letta è stato un po’ duro, ma noi non vogliamo spingere Salvini e nessuno fuori dalla maggioranza, vogliamo solo lavorare bene. La Lega non è un partner naturale del Pd, ma se si fa un governo di unità nazionale si fa con serietà, non per fare campagna elettorale sulla pelle degli italiani”.

Immediata la polemica fra opposte fazioni, sull’argomento che è il vero cavallo di battaglia dei sovranisti. “Da quando Enrico Letta ha indossato quella felpa di Open Arms alla vigilia dell’udienza del processo a Salvini, farebbe bene a non impartire lezioncine e a stare zitto. Da un provocatore seriale non accettiamo lezioni”, attacca il senatore Francesco Giro, titolare di doppia tessera Fi-Lega. “Letta e il Pd mettono in secondo piano le sofferenze degli italiani, ma vogliono soprattutto incoraggiare Ong e viaggi di clandestini”, rincara l’azzurro Maurizio Gasparri. “Su questa strada si va a sbattere. Bisogna essere europeisti anche chiedendo ai Paesi di rispettare gli accordi di Malta. Porti chiusi, quindi, e intese da rispettare. Non ci sono alternative. Né ci sono maggioranze Ursula, calendule e altre amenità del genere. Il centrodestra è e sarà unito, in barba a tutti quelli che lo vorrebbero diviso e al loro servizio”. Ma il Pd respinge le accuse: “C’è qualcuno che sinceramente pensa che il provocatore sia Enrico Letta che chiede civiltà, diritti e umanità, o Salvini che invece raccoglie firme contro provvedimenti del governo di cui fa parte e nel quale ha importanti ministeri?” chiede Nicola Oddati, membro della direzione nazionale dem. Una battaglia che sembra appena all’inizio.

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