Coronavirus: inutile igienizzare tutto, più importante aprire le finestre

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A volte non si crede a quello che si legge. Neppure quando la fonte è più che autorevole. Così, nonostante molti studi abbiano ormai dimostrato che il contagio avviene per via aerea, in molti continuano a pensare che ci si possa infettare anche attraverso le superfici. Per questo, nei supermercati o sugli autobus si continuano a vedere persone che indossano anche i guanti per evitare di toccare maniglie, pulsanti, ecc. E’ una precauzione utile? In un lungo articolo sulla rivista Nature, si cerca di fare il punto dopo un anno di Covid e studi su quanto effettivamente serva o meno disinfettare le superfici e gli oggetti della vita quotidiana.

Dalle mascherine all’aerazione dei locali: i consigli della Scienza per prevenire il coronavirus

Alla fine di marzo 2020, uno studio aveva dimostrato che il Sars-CoV-2 può persistere su plastica e acciaio inossidabile per giorni. Da lì in poi sono stati scritti tanti articoli e dati numerosi consigli su come disinfettare ogni cosa, dalle maniglie delle porte, ai cellulari, alla spesa. Poi, però, nei mesi successivi è diventato chiaro che il contagio avviene attraverso le gocce di saliva che emettiamo parlando (droplet), o attraverso quelle ancora più piccole di vapore acqueo che emettiamo respirando e che rimangono a lungo sospese nell’aria (aerosol). Infatti, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e le agenzie sanitarie di tutto il mondo hanno aggiornato le loro Linee guida consigliando di indossare le mascherine, di praticare il distanziamento fisico e di aerare spesso i locali chiusi se condivisi con altre persone.

Mascherine e distanza abbassano di 1000 volte la carica virale

Insomma, esagerare con la pulizia e i disinfettanti dei cosiddetti ‘fomiti’ (cioè oggetti e superfici) non serve. E, infatti, gli esperti hanno iniziato a ribadire che è più importante lavare spesso le mani, indossare le mascherine e rispettare il distanziamento sociale piuttosto che concentrarsi sulla pulizia delle superfici. “È diventato chiaro che la trasmissione per inalazione di aerosol è una modalità di trasmissione importante se non dominante”, ha scritto sul Washington Post l’ingegnere Linsey Marr del Virginia Tech di Blacksburg che studia la trasmissione delle malattie per via aerea. “Un’eccessiva attenzione nel rendere le superfici incontaminate richiede tempo e risorse che sarebbero meglio spesi per la ventilazione o la decontaminazione dell’aria che le persone respirano”.

Coronavirus, perché tenere le finestre aperte è molto efficace

L’attenzione alle superfici – piuttosto che agli aerosol – è emersa all’inizio dell’epidemia di Coronavirus anche a causa di ciò che le persone sapevano già sulle altre malattie infettive. Negli ospedali, gli agenti patogeni come lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, il virus respiratorio sinciziale e il norovirus possono aggrapparsi alle sponde del letto o passare da una persona all’altra sullo stetoscopio di un medico. Proprio per questo, non appena le persone hanno iniziato ad ammalarsi a causa del Coronavirus, i ricercatori hanno iniziato a far pulire le stanze degli ospedali e le strutture di quarantena temendo che il virus potesse essere ovunque.

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In effetti, nelle strutture mediche, alcuni oggetti personali come gli occhiali da lettura e le bottiglie d’acqua sono risultati positivi con tracce di Rna virale. Così anche le sponde del letto e le prese d’aria. Nelle famiglie in quarantena, lavabi e docce ospitano l’Rna e nei ristoranti cinesi si è scoperto che le bacchette di legno erano contaminate. In base ai primi studi, poi, si riteneva che la contaminazione potesse persistere per settimane. Diciassette giorni dopo che la nave da crociera Diamond Princess è stata lasciata libera, infatti, gli scienziati hanno scoperto tracce di Dna virale sulle superfici nelle cabine dei 712 passeggeri e membri dell’equipaggio risultati positivi al Covid-19.

Covid, difficile il contagio toccando una maniglia o il bancomat

Ma la contaminazione con Rna virale non è necessariamente motivo di allarme: “E’ l’equivalente del cadavere del virus”, scrive Emanuel Goldman, microbiologo al Rutgers New Jersey Medical School di Newark: “Non è contagioso”. Per capire in modo più approfondito come stavano le cose, i ricercatori hanno iniziato a verificare se i campioni di Coronavirus lasciati per giorni su varie superfici potessero infettare le cellule coltivate in laboratorio. Uno studio di aprile ha rilevato che il virus è rimasto infettivo su superfici dure come plastica e acciaio inossidabile per 6 giorni; sulle banconote per 3 giorni e sulle mascherine chirurgiche per almeno 7 giorni. Uno studio successivo ha annunciato che il virus vitale era presente sulla pelle per un massimo di 4 giorni, ma sui vestiti è sopravvissuto per meno di 8 ore. E altri hanno trovato tracce del virus sui libri della biblioteca rilegati in pelle naturale e sintetica dopo 8 giorni.

Medici e sanitari, il contagio è fuori dall’ospedale

Anche se questi esperimenti dimostrano che il Coronavirus può sopravvivere sulle superfici, ciò non significa che le persone si stiano contagiando toccando le superfici come, per esempio, le maniglie delle porte anche perché la maggior parte di questi studi vengono svolti in condizioni che non esistono al di fuori del laboratorio. “Erano esperimenti iniziati con enormi quantità di virus, niente che avresti incontrato nel mondo reale”, dice Goldman.

 

Covid, all’aperto è quasi impossibile il contagio anche se l’aria è inquinata

Per farsi un’idea della complessità del tema, l’articolo su Nature cita un esperimento piuttosto noto tra chi si occupa di malattie infettive. Nel 1987, i ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison misero alcuni volontari sani in una stanza per giocare a carte con persone infettate da un comune raffreddore da rhinovirus. Ai volontari sani è stato detto di non muovere le braccia per impedire loro di toccarsi il viso e di trasferire il virus dalle superfici contaminate. Alla fine della partita, la metà di loro è stata infettata ma anche lo stesso numero di persone che non si erano limitate nei movimenti. In un altro esperimento, carte e fiches da poker che erano state toccate da volontari con raffreddore e tosse sono state date a dei volontari sani che hanno giocato a poker stropicciandosi gli occhi e il naso. L’unico modo possibile di trasmissione era attraverso le carte e le fiches contaminate, ma stranamente nessuno è stato infettato. Due esperimenti che hanno fornito una forte evidenza che i rhinovirus si diffondono nell’aria. Perché non se ne tiene conto per valutare il rischio Covid? “Perché anche se si tratta di un evento raro – risponde l’epidemiologo Ben Cowling dell’Università di Hong Kong – la trasmissione attraverso le superfici non può essere esclusa ma mentre un raffreddore passa, il Sars-CoV-2 può uccidere”.

Pochi rischi dalle superfici

Resta il fatto che il contagio attraverso le superfici sia raro come dimostra un altro studio svolto da alcuni ricercatori che hanno raccolto periodicamente campioni da superfici all’interno e all’esterno di alcuni edifici stimando che la probabilità di contagio da una superficie contaminata sia meno di 5 su 10mila, più bassa delle stime sul livello di rischio di contagio tramite gli aerosol.

Il principio di precauzione

Ma insomma, dopo aver collezionato un anno di studi e sperimentazioni, che conclusioni dovremmo trarre? Sia l’Oms che il Center for Disease Control non se la sentono di escludere del tutto la possibilità di una trasmissione del Coronavirus attraverso le superfici e preferiscono invitare comunque alla prudenza e al principio di precauzione anche perché le procedure di sanificazione hanno una sorta di ‘effetto placebo’. Quando qualche mese fa il Metropolitan Transportation Authority di New York ha intervistato i passeggeri, tre quarti hanno affermato che la pulizia e la disinfezione degli scomparti della metropolitana li facevano sentire al sicuro durante l’utilizzo dei trasporti. Ma i ricercatori si sono convinti che siano le persone, non le superfici, la principale causa di preoccupazione. La trasmissione superficiale non può essere esclusa, ma è più importante migliorare i sistemi di ventilazione o installare purificatori d’aria che sterilizzare le superfici. Mettere in quarantena la spesa o disinfettare ogni superficie non serve quanto lavarsi con frequenza le mani, indossare la mascherina e distanziarsi socialmente.

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