Coronavirus Roma, Vaia (Spallanzani) shock: “Qualcuno lavora perché il virus non finisca mai”

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“Non inseguiamo le varianti, studiamole; non assecondiamo chi auspica e lavora perché non abbia mai fine”. Poche e pesanti parole quelle scritte in un post su Facebook da Francesco Vaia, direttore sanitario dell’istituto Spallanzani di Roma, tali da lasciar sospettare che il manager accusasse qualcuno, a livello nazionale e non solo, di operare affinché l’emergenza coronavirus prosegua anziché impegnarsi per far sì che si possa uscire il prima possibile dalla pandemia. Abbastanza per scatenare un terremoto.

Il direttore sanitario della struttura in prima linea contro il Covid da un anno, dalle cure prestate alla coppia di nazionalità cinese trovata positiva a Roma in poi, ha particolari indicazioni su poteri oscuri che non consentono al Paese di risollevarsi dalla profonda crisi sanitaria ed economica?

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In molti se lo sono chiesto. Essendo il Governo impegnato nell’ennesima scelta difficile da compiere per la gestione della pandemia, Vaia ha inizialmente scelto di mantenere il silenzio richiesto ai medici in giornate così delicate. Poi, però, visti i troppi e inquietanti interrogativi sollevati da quel post ha accettato di chiarire, specificando che non pensa minimamente a oscuri personaggi che di notte diffondono il virus, a qualcuno che briga per impedire a tutti di uscire dal tunnel, ma ha voluto, seppure in maniera forte, semplicemente indicare quella che è a suo avviso la strada da seguire con urgenza, considerando anche le tante preoccupazioni suscitate dalle varianti.

“Varianti – precisa il direttore sanitario dello Spallanzani – ci saranno sempre, il virus cerca di adattarsi alle diverse condizioni, ma adesso c’è una corsa contro il tempo, una partita a scacchi tra noi e il virus, e la mossa del cavallo è solo una: vaccinare, vaccinare, vaccinare”. Per Vaia è fondamentale infatti abbattere in fretta la mortalità e tutelare i più fragili. E per farlo ritiene che si debba arrivare il prima possibile a una vaccinazione di massa.

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La linea in pratica seguita da Israele. Per riuscirci, secondo il manager, diventa quindi fondamentale superare sui vaccini sia la logica di brevetto che quella geopolitica, facendo rispettare da un lato in sede europea i patti sottoscritti e dall’altro consentendo alle aziende italiane e laziali, dove c’è il più importante distretto farmaceutico d’Italia, di produrre i vaccini, imprimendo contestualmente un’accelerata da parte delle autorità regolatorie alle autorizzazioni: “Le regole vanno rispettate ma non è tempo di burocratismi”.

Se vi sono altri vaccini efficaci bene dunque utilizzarli. Tutto senza un lockdown come quello del marzo scorso e senza una chiusura generalizzata delle scuole di cui si discute con sempre maggiore frequenza. Vaia non ha dubbi: “Le stesse varianti si manifestano per focolai e quel che occorre sono i lockdown chirurgici”. “Il mio – assicura il manager tornando a quanto scritto nel post – è un invito a fare in modo che chi ha di più dia una mano. A vaccinare e vaccinare in modo che le varianti non producano gli effetti più dannosi”.

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