Coronavirus, tutte le falle del piano Ue di vaccinazione: non ha centrato nessuno degli obiettivi prefissi per il primo trimestre

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BRUXELLES – Nel primo trimestre dell’anno, l’Europa non ha centrato nemmeno uno degli obiettivi della sua campagna vaccinale di massa lanciata ai primi di gennaio. Il bilancio è negativo, tanto che nelle scorse settimane i vertici dell’Unione, in particolare la numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sono stati investiti dalle polemiche e pressati da diversi capi di Stato e di governo ad essere più duri.

Le ragioni del flop sono da ricercare nell’eccessiva fiducia inizialmente riposta dall’Eurogoverno nella capacità produttiva delle case farmaceutiche, nell’atteggiamento a Bruxelles giudicato piratesco di AstraZeneca – che ha consegnato meno del 30% delle dosi previste – e dalla lentezza delle vaccinazioni in diversi stati membri dovuti a inefficienze nazionali.

La Commissione europea ha avuto il merito di negoziare a nome dei Ventisette i contratti con le Big Pharma riuscendo ad assicurarsi grazie alla forze negoziale collettiva 2,3 miliardi di dosi da sei diverse case farmaceutiche a prezzi ridotti: Pfizer-Biontech, Moderna, Janssen, AstraZeneca (già autorizzate dall’Ema), Curevac (in attesa del via libera) e Sanofi (che ha ritardato la commercializzazione del suo farmaco al prossimo anno). Tuttavia Bruxelles non ha competenze esclusive in materia di Sanità e ha dovuto improvvisare tra successi e ingenuità.

Certamente il lavoro della Commissione a nome dei Ventisette ha garantito pari accesso al vaccino per tutti i soci del club europeo, grandi e piccoli, ricchi e deboli, evitando una guerra vaccinale tra governi Ue che avrebbe potuto portare alla dissoluzione dell’Unione. Tuttavia Bruxelles (in solido con le capitali, che ora scaricano le colpe sulla Ue) ha sopravvalutato la capacità produttiva delle multinazionali, affidandosi alle loro promesse e scoprendo troppo tardi le difficoltà della produzione di massa.

Ora il commissario Ue all’Industria, Therry Breton, lavora a pieno ritmo per aumentare la forza industriale del continente e punta ad arrivare ad una piena sovranità vaccinale a luglio. Troppo tardi, certo, ma un buon auspicio per i prossimi anni considerando che periodicamente dovremo tornare a vaccinarci contro il Covid. Con l’Europa che conta di diventare il primo produttore al mondo.

Gli obiettivi mancati

L’obiettivo del primo trimestre fissato dall’Unione era di vaccinare l’80% degli over 80 e del personale medico. In entrambi i casi ha mancato il traguardo, con il 27% degli anziani vaccinati e il 47% dei professionisti della salute (il 61% ha ricevuto la prima iniezione). In totale il 6% della popolazione europea ha ricevuto la doppia dose di vaccino mentre nel Regno Unito il tasso è del 7,8%. A livello nazionale, solo quattro Paesi hanno centrato l’obiettivo dell’80% legato agli ultraottantenni: Svezia, Finlandia , Malta e Irlanda mentre Portogallo e Danimarca sono a un passo dal raggiungerlo.

Ora il nuovo obiettivo fissato da Ursula von der Leyen – sul quale la tedesca si gioca la credibilità politica – è di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro l’estate. Breton ha affermato che entro il 14 luglio l’Europa potrà raggiungere l’immunità di gregge. In realtà il senso delle parole del francese è più complesso: Bruxelles punta ad avere un numero sufficiente di fiale per vaccinare 255 milioni di europei nel giorno della presa della Bastiglia, ma il raggiungimento dell’obbiettivo dipenderà poi dalla rapidità con cui i governi nazionali inoculeranno le dosi a disposizione. Non a caso il target per arrivare al 70% di vaccinati per prudenza al momento resta a fine settembre.

Il flop AstraZeneca

Il grande colpevole del flop europeo è AstraZeneca, che nel primo trimestre ha consegnato appena 29,7 milioni di vaccini contro i 100 milioni previsti dal contratto con l’Unione. A Bruxelles autorevoli fonti istituzionali la spiegano brutalmente: “Si sono rivenduti 2-3 volte le stesse fiale in giro per il mondo”. Il punto della discordia è che il contratto tra la casa anglo-svedese e la Ue prevede che anche le fabbriche nel Regno Unito debbano rifornire l’Europa, ma l’ad Pascal Soriot ha negato queste fiale all’Unione. E dietro, almeno è la versione europea, c’è la mano del governo inglese che ha chiuso all’export.

La questione dovrebbe essere superata nei prossimi giorni, con i negoziati tra von der Leyen e Boris Johnson che dovrebbero portare a una soluzione mettendo fine alla guerra commerciale tra le due sponde della Manica e magari aumentando la produzione a beneficio di entrambi i blocchi. Londra ha infatti vaccinato la popolazione con una sola dose e ora – questa è la lettura degli europei contestata dai britannici – teme di mancare l’appuntamento con il richiamo. Ma soprattutto è la minaccia di un blocco totale dell’export lanciata da una rivitalizzata von der Leyen su spinta di Draghi, Macron e Merkel a far paura al Regno Unito. Bruxelles nei prossimi giorni è anche pronta a portare in tribunale AstraZeneca se non otterrà le fiale pattuite.

Il bollettino delle vaccinazioni mostra che entro il fine settimana l’Europa avrà distribuito 107 milioni di dosi ai governi nazionali. Il grosso lo si deve a Pfizer e Moderna, che hanno mantenuto gli impegni con 67,5 e 9,8 milioni di dosi consegnate. AstraZeneca si è fermata a 29,7 milioni di vaccini contro i 100 milioni promessi. Intanto l’Europa ha esportato verso 41 paesi ben 68 milioni di dosi. Principalmente delle case che hanno rispettato gli impegni e dunque sfuggono al blocco dell’export. Ma d’ora in poi questi produttori non potranno spedire le fiale ai paesi che non garantiscono reciprocità, ovvero importano dall’Europa senza dare nulla in cambio. La vera leva per raggiungere un accordo che metta fine alla guerra vaccinale con Londra.

Il secondo trimestre

Da oggi a fine giugno, l’Europa conta di ricevere fino a 360 milioni di dosi. Ancora una volta AstraZeneca ha già annunciato che bucherà almeno il 50% delle consegne, ma a far sperare Bruxelles sono l’affidabilità degli altri produttori (200 milioni da Pfizer, 10 milioni più del previsti, e 35 da Moderna) e l’arrivo del vaccino di Johnson&Johnson (Janssen): 55 milioni di fiale monodose sulle quali dopo l’incontro tra i leader Ue Joe Biden sembrano esserci maggiori certezze. La commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, ha affermato che la Ue si aspetta che le forniture saranno triplicate e che per questo sarà possibile vaccinare il 70% della popolazione adulta, ovvero 255 milioni di persone. Secondo fonti comunitarie citate da El Paìs, a fine giugno i quattro maggiori paesi dell’Unione – Italia, Francia, Germania e Spagna – avranno vaccinato il 60% degli adulti. Entro fine anno per Bruxelles l’Europa sarà in grado di produrre 2-3 miliardi di composti.

Il nodo Sputnik

Diversi Paesi intanto premono per chiudere un contratto europeo anche con Sputnik, ma Bruxelles e le capitali temono che i russi non sarebbero comunque in grado di rispettare eventuali ordini di massa perché al momento non hanno una capacità produttiva adeguata. Per ora si attende il via libera dell’Ema al vaccino di Mosca, nelle migliore delle ipotesi previsto per maggio. Dopo si passerà alla fase negoziale anche se la retorica impostata da Bruxelles è che alla fine saranno gli europei ad aiutare i russi a produrre il loro vaccino – che non arriverà prima di diversi mesi – piuttosto che i russi ad aiutare la campagna vaccinale europea.

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