Covid & Big Pharma: segreti e misfatti

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Dice Stella Kyriakides, commissaria europea alla salute, che si dovrà rendere pubblico il contratto stipulato con Astra Zeneca relativo alla fornitura dei vaccini Covid. Nel frattempo dal parlamento europeo trapela la voce di chi quei contratti li ha visti e racconta di ampi anticipi versati senza chiedere in cambio la certezza delle forniture, di clausole capestro di vario tipo tra cui quella francamente folle che libera l’azienda dalle conseguenze sugli eventuali effetti collaterali del farmaco. Insomma, l’Europa si è dimostrata debole e ingenua, ha firmato un contratto e addesso si dimena, apparentemente impotente.

L’opinione pubblica si indigna e gli italiani scoprono che di quegli oltre 30 miliardi di euro che spendiamo ogni anno per comprare farmaci non sappiamo gran che. Fino ad oggi non sembrava nemmeno importarci gran che: li gestisce l’Aifa, organismo pubblico di cui possiamo fidarci (o perlomeno di cui oggi possiamo fidarci perché sulle passate gestioni qualche dubbio lo abbiamo espresso). E in fondo, in materia di salute, non chiediamo altro che poter delegare; ci libera dalle paure e dalle responsabilità. Ma oggi le cose vanno diversamente: Covid ci ha devastato la vita, il vaccino che non arriva è un incubo. Così scopriamo la opacità del commercio di fiale e pillolette, la debolezza di un paese (e anche di un continente) che non ha industrie farmaceutiche forti. Ci piacerebbe pensare che nulla sarà come prima. Che il ciclone Covid aprirà una breccia da cui non si tornerà più indietro, ma chissà.

Chiediamoci innanzitutto perché non si sa niente dei contratti. In fondo sono fatti coi soldi nostri e sulla nostra pelle. Parliamo spesso di quanto sono cari i farmaci innovativi, abbiamo la voce di spesa complessiva del comparto pubblico, e calcoliamo a spanne basandoci su quache informazione riservata quanti denari pubblici si impiegano per curare un malato – di cancro, di sclerosi multipla, di epatite C e ancora altri –  l’anno. Ma mai un dato certo e ufficiale sui prezzi. Così come sulle condizioni: quando sono fatti i pagamenti, che clausole ci sono relativamente alle forniture, quali penali se le aziende sbagliano o imbrogliano.

Eppure siamo così convinti che i farmaci innovativi sono indispensabili ai malati che abbiamo ammesso per anni Fondi speciali (ovvero denari extra fondo sanitario nazionale). L’obiettivo irrinunciabile è curare i malati, così come avere oggi il vaccino: non si deve risparmiare su questo. Ma quanto ci costa è giusto saperlo. Quando abbiamo posto il problema a chi ci capisce ci è stato risposto che diversamente non può essere. In particolare, sui prezzi: se fossero rivelati i prezzi dei farmaci risultato delle trattative nazionali si turberebbero le trattaive in altri paesi. Bah, sarà. Che sia vero o no, rivela la follia di non avere un’autorità centrale europea e un prezzo europeo. Lasciare ai singoli paesi di menare le danze apre un varco ai pastrocchi e azzera la capaità di controllo reciproco degli stati membri. Ma le industrie il prezzo europeo non lo vogliono e, ancora una volta, noi facciamo quello che vogliono le industrie.

Il vaccino Covid, poi: abbiamo detto che è inaccettabile che aziende, che fanno tanti tanti soldi con le nostre tasse, ci prendano per il naso quando si tratta di salvare il paese. Quindi, ecco la seconda breccia. L’Europa si è accorta della sua debolezza e la bella faccia della signora Kiriakides che spara a zero su Astra Zeneca vorremmo che fosse il simbolo di una nuova politica europea sul farmaco. Muscolare come lo è Big Phama. Furba e implacabile come lo sono i funzionari delle multinazionali addetti a far girare le fiale a seconda dell’andamento dei prezzi. Una politica che rispetti e riconosca gli sforzi delle industrie nella ricerca e sviluppo, che la smetta di mercanteggiare sui prezzi dei salvavita veri e che lasci fuori dalla porta i farmaci inutili. Detta così sembra sempice ma nessuno ci è mai riuscito (con l’eccezione del Regno Unito, almeno in parte).

Sul piatto ci sono, per l’Italia, 31 miliardi di euro l’anno; per l’Europa, quasi 300 miliardi. Non è poco. magari basta a imporre rispetto. E si tratta di soldi nostri: magari basta a chiedere di sapere come sono spesi.

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