Covid, Carfagna: “Nelle piazze i professionisti della rivolta ma anche tanta angoscia”

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ROMA – Il governo appare stretto in una morsa. Da una una parte la protesta sociale di chi è stato messo in ginocchio dalla crisi e dall’altra una campagna vaccinale che non decolla. Come pensate di uscirne, ministra Carfagna?
“So che le persone hanno difficoltà a percepire elementi di speranza, da troppo tempo siamo rinchiusi, molti non ce la fanno più. E tuttavia aprile potrebbe essere il mese decisivo che aspettiamo da tanto tempo. Si incroceranno tre elementi favorevoli: l’esito del lungo lockdown, che dovrebbe abbassare la curva, un consistente arrivo di vaccini, l’aumento delle capacità vaccinali in tutte le Regioni che potrebbe portarci al traguardo delle 500mila immunizzazioni al giorno. L’indice dei contagi e l’Rt sono già ora in calo quasi ovunque, la prospettiva di uscirne è assai più concreta di quanto non fosse due mesi fa”.

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Che impressione le hanno fatto gli incidenti di piazza davanti Montecitorio?
“Hanno confermato una riflessione che sto facendo già da qualche tempo. Spesso nel Palazzo si guarda alla crisi come “dato statistico”, una serie di numeri negli indici del Pil, dei disoccupati, delle aziende in difficoltà. È necessario cambiare sguardo. Quei numeri indicano persone in carne e ossa, i loro progetti spezzati, le loro quotidiane difficoltà: non possiamo liquidare le loro angosce con sufficienza”.

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C’è solo la rabbia di chi teme di perdere tutto o temete una regia dietro i disordini che rischiano di ripetersi?
“Come sempre, ovunque si addensa la protesta c’è una frangia di professionisti del caos che ne approfitta. È successo in qualsiasi piazza, da chiunque convocata. Dobbiamo ringraziare la professionalità delle forze dell’ordine se si sono evitati incidenti più gravi. E voglio ripetere qui la mia solidarietà agli uomini e alle donne in divisa, che in molte città gestiscono situazioni complicate”.

Nella crisi crescente il Sud, già a livelli di occupazione da terzo mondo, sta pagando il prezzo più alto. Come pensate di disinnescare la polveriera?
“Il Pnrr è un’occasione senza precedenti, non solo per i soldi messi a disposizione ma anche perché obbliga gli enti locali ad attivarsi facendo cadere ogni alibi: finalmente ci sono le risorse economiche ma anche quelle amministrative, grazie al primo bando per 2800 assunzioni già in Gazzetta Ufficiale e altri ne seguiranno. Nessuno potrà più dire: “Mancano i mezzi””.

In questo clima, il 30 giugno dovrebbe saltare il blocco dei licenziamenti. I sindacati propongono di prorogare lo stop fino a ottobre. Lei è d’accordo?
“È una vicenda che va valutata tenendo conto dei gravi effetti collaterali del blocco: le aziende sono state spinte a concentrare i tagli di personale sui lavoratori a termine, che molto spesso sono giovani e donne. Non possiamo immaginare un Paese dove i settori più fragili paghino conto doppio”.

In più di una occasione la Lega e Salvini, al pari di Fdi, stanno soffiando sul fuoco della protesta per sollecitare l’anticipo delle aperture. Qual è il suo giudizio?
“Penso che la protesta di alcune categorie duramente penalizzate dalla crisi si esprima al di là di ogni presa di posizione dei leader e dei partiti. L’Italia non è un Paese di “soldatini” che scendono in piazza a comando. È stata la prima nazione del mondo messa in ginocchio dal Covid, la più fragile nel contesto europeo, per molti mesi la più lenta e incerta nell’azione, è ovvio che dopo un anno cominci a emergere impazienza”.

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Il suo collega Garavaglia ha proposto il 2 giugno come data simbolica per avviare le riaperture, un po’ come il 14 luglio in Francia. Concorda? Ha un’altra idea?
“Prima è, meglio è. Sappiamo tutti che sono i dati delle terapie intensive e dei contagi a comandare: appena lo renderanno possibile, bisogna cominciare a riattivare il Paese. Ho trovato molto buona l’idea di Garavaglia di accelerare sul “Green Pass”, il passaporto vaccinale che potrebbe davvero aiutare il nostro turismo e specialmente il Mezzogiorno”.

I governatori sono sul piede di guerra per le falle del piano di vaccini. Come è andata la conferenza Stato-Regioni?
“La Conferenza è stata dedicata al confronto tra governo, Regioni ed enti locali sul Pnrr, che i territori sollecitavano già al precedente governo e finalmente è stato realizzato. Il risultato è stato molto positivo ed è un gran bene che l’attenzione si concentri sul Recovery Plan: oltre il tunnel dell’epidemia, sta lì la speranza di ripresa e sviluppo del Paese”.

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