Covid: chi non fa attività fisica ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva

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CHI non svolge attività fisica ha un rischio doppio di ospedalizzazione e il 73 % di probabilità di essere ricoverato in terapia intensiva dopo essersi ammalato di Covid-19. Sono questi i risutati di un ampio studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine e che pone l’inattività fisica, in una sorta di graduatoria dei fattori di rischio, al terzo posto come causa di conseguenze gravi e di esito mortale della malattia. Superata solo dall’età avanzata e da chi ha alle spalle una storia di trapianto d’organo. Dunque, un corretto e costante esercizio fisico anche a casa, a tutte le età, sembra sia uno scudo in più contro Sars-CoV-2 riducendo il rischio di conseguenze gravi, aiutando il processo di guarigione e recupero della sindrome post Covid-19. I risultati dello studio inglese mostrano infatti che i pazienti con Covid-19 rimasti inattivi durante i 2 anni precedenti la pandemia hanno avuto maggiori probabilità di essere ricoverati in ospedale, di richiedere cure intensive e di morire, rispetto ai pazienti che avevano esercitato attività fisica in modo costante.

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Gli autori della ricerca hanno ritenuto questo fattore talmente importante al punto che hanno deciso di lanciare un appello al governo inglese affinchè anche l’attività fisica venga inserita tra i comportamenti da rispettare al pari dell’uso della mascherina e il distanziamento sociale. “Raccomandiamo alle autorità sanitarie pubbliche – scrivono – di informare la popolazione che, a meno di vaccinazioni e seguendo le linee guida sulla sicurezza della salute pubblica come l’allontanamento sociale e l’uso di maschere, impegnarsi in attività fisica regolare è un’azione importante per prevenire Covid-19 grave e le sue complicanze, inclusa la morte. Il messaggio è particolarmente importante date le maggiori barriere all’attività fisica dovute alle restrizioni pandemiche”.

La ricerca

Durante questo anno sono state molte le ricerche per chiarire quale sia l’identikit delle persone più a rischio infezione da Covid-19. I profili sono stati tracciati anche dai ricercatori inglesi che avevano come obiettivo quello di esplorare il potenziale impatto dell’inattività fisica sulla gravità dell’infezione compresi i tassi di ricovero ospedaliero, la necessità di cure intensive e la morte. Ampio ed etnicamente diversificato il campione di riferimento che ha confrontato 48.440 adulti che hanno contratto infezione tra gennaio e ottobre 2020. L’età media dei pazienti 47 anni: quasi due terzi donne (62%).

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Circa la metà non presentava patologie come il diabete, malattie cardiovascolari, malattie renali e cancro; quasi 1 su 5 (18%) ne aveva solo uno; e quasi un terzo (32%) ne aveva due o più. Ai medici tutti avevano risposto di fare attività fisica regolarmente almeno tre volte la settimana negli ultimi due anni: tra marzo 2018 e marzo 2020. Ma entrando nel dettaglio è emerso che solo il il 7% di loro rispettava in modo costante le linee guida sull’attività fisica (ossia oltre i 150 minuti a settimana); il 15% è stato dunque considerato “costantemente inattivo” (solo 10 minuti a settimana), mentre il resto faceva attività moderata (fino a 149 minuti a settimana). Più attivi sono risultati i pazienti bianchi (10%), seguiti da pazienti asiatici (7%),  gli ispanici (6%) e afro-americani (5%). Circa il 9% del totale è stato ricoverato in ospedale; il 3% ha richiesto cure intensive; e il 2% è morto.

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E’ emerso che Il costante rispetto delle linee guida sull’attività fisica era fortemente associato a un rischio di aggravarsi. Dopo aver tenuto conto di fattori potenzialmente influenti, come razza, età e condizioni mediche i pazienti con COVID-19 è risultato che le persone considerate “costantemente inattivi” avevano più del doppio delle probabilità di essere ricoverati in ospedale rispetto a quelli che avevano totalizzato più di 150 minuti di attività fisica ogni settimana. Avevano anche il 73% di probabilità in più di richiedere cure intensive e 2,5 volte più probabilità di morire a causa dell’infezione. E i pazienti che erano costantemente inattivi avevano anche il 20% in più di probabilità di essere ricoverati in ospedale; il 10% in più di probabilità di richiedere cure intensive e il 32% in più di probabilità di morire per la loro infezione rispetto ai pazienti che facevano regolarmente attività fisica. I ricercatori sottolineano: “È chiaro che essere costantemente inattivi è un fattore di rischio più forte per gravi esiti Covid-19 rispetto a qualsiasi condizione medica, ad eccezione dell’età e di una storia del trapianto di organi. Non solo, l’inattività fisica è stata considerata più grave anche rispetto ad altri fattori di rischio tra cui il fumo, l’obesità, il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari e il cancro”.

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