Covid, Conte: “Stop al Super Green Pass nei luoghi di lavoro”. Salvini: “Bene, la Lega non è più sola in questa battaglia”

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“La situazione relativa al Covid in questo momento sta migliorando” e quindi “ho chiesto al governo un piano di revisione globale di tutte le misure, con particolare attenzione al green pass rafforzato sui posti di lavoro”. Il leader M5S Giuseppe Conte riflette sulle misure restrittive legate alla pandemia e alla relativa fine dello stato di emergenza fissato per il 31 marzo e spiega: “Se è ingiustificabile la decisione di alcuni cittadini di non sottoporsi al vaccino dopo tanto tempo, tuttavia in questo momento di crisi e difficoltà la sospensione del reddito non è una cosa accettabile”, aggiunge l’ex premier che ha anche sentito Mario Draghi “per uno scambio di valutazioni sugli scenari” in Ucraina e “sull’emergenza energetica”.

Conte ha anche annunciato di aver chiesto al governo “un piano autunnale e invernale perché potremmo avere una recrudescenza e allora serve programmare le misure per tempo. Il premier Draghi e il ministro Speranza ci rifletteranno e torneremo a confrontarci”, ha detto intervistato in diretta Instagram con Fanpage. Parole che non sono sfuggite a Matteo Salvini che ha commentato: “Bene Conte, la Lega non è più sola in questa battaglia: via subito l’obbligo di ‘super green pass’ sui luoghi di lavoro”. Dichiarazioni che sembrano riavvicinare il leader leghista e quello 5S, dopo la complicità criticata soprattutto dal Pd durante l’elezione del presidente della Repubblica.

Conte parla anche del caso scoppiato sul voto contrario del presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, alla risoluzione unitaria sulla guerra in Ucraina, approvata al Senato il primo marzo con 244 sì, 13 no e 3 astenuti. “Ci parlerò perché ci sono delle settimane difficili e complicate che ci attendono. Quindi ne parleremo insieme”, ma sull’invio delle armi all’Ucraina “c’è stato un solo voto contrario. In un passaggio molto sofferto per la nostra comunità politica il Movimento 5 Stelle ha dato una grande segnale di compattezza, proporzionalmente maggiore rispetto agli altri partiti. Il senatore Petrocelli ha espresso la sua posizione ma si è sempre astenuto per non compromettere il suo ruolo di imparzialità”, ha rimarcato l’ex premier ribadendo che comunque affronteranno la questione insieme. Conte all’inizio e riservatamente ne aveva chiesto senza successo le dimissioni, così alla fine lo ha pubblicamente difeso, parlando di un voto su una questione di coscienza. 

Boicottaggio bipartisan in Senato per far dimettere Petrocelli

E se resta da risolvere la questione Petrocelli nel Movimento, il leader ha riferito di aver sentito il premier: “Gli ho detto che ha il pieno mandato del M5S per andare a Bruxelles e dare l’apporto italiano per un grande progetto di energy recovery fund”. E giudicando pretestuose le critiche mosse dal centrodestra sulla riforma del catasto, sempre a Draghi ha ribadito: “Il M5S non vuole nessuna tassa patrimoniale o tassa sulla casa. Ieri si trattava di approvare una norma legata più in generale una delega fiscale, semplicemente per digitalizzare il catasto. Mi sembra assurdo, stiamo parlando di una delega e della possibilità di digitalizzare il catasto”.

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