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Covid, il pressing del governo. Incontro tra Giorgetti e Breton che annuncia: “Entro l’estate vaccinati tutti gli europei”. Oggi riunione con le parti sociali

Bisogna fare in fretta. “Sono fiducioso sulla capacità dell’Europa di consegnare i vaccini sempre più rapidamente e confidiamo di poter vaccinare da qui all’estate tutti i cittadini europei”. Parola del commissario Ue al mercato interno Thierry Breton, responsabile della task force sui vaccini, al termine di un incontro con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Le varianti del virus avanzano e spaventano, i contagi salgono (ieri oltre i 20mila casi) e l’Italia, da venerdì, rischia di diventare principalmente rossa e arancione, ad eccezione della ‘bianca’ Sardegna. Servono i vaccini, la campagna di massa deve decollare. E il pressing del governo avanza. Ieri la conversazione tra Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, oggi l’incontro tra il ministro Giorgetti e il commissario europeo all’Industria Thierry Breton. Che durante la conferenza stampa al Mise ha aggiunto: “L’Italia è uno dei primi Paesi che ho voluto incontrare perché ha un ruolo importante a livello industriale nel campo dei vaccini. Voglio essere diretto: nessun Paese nella strategia internazionale può definirsi autonomo. E di questo abbiamo parlato nel nostro incontro con il ministro Giorgetti”.

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Breton: “Vaccinare da qui all’estate tutti i cittadini europei”

È fiducioso il commissario Ue al mercato interno Thierry Breton, che ha la delega sui vaccin, “sulla capacità dell’Europa di consegnare i vaccini sempre più rapidamente e confidiamo di poter vaccinare da qui all’estate tutti i cittadini europei”, ha detto al termine dell’incontro con Giorgetti. Da Breton è arrivata la rassicurazione: “Ormai l’argomento non sono più i vaccini, ne abbiamo tanti. Ora il tema è organizzare le somministrazioni. A fine anno avremo in Europa una capacità produttiva di vaccini tra 2 e 3 miliardi l’anno, mentre gli Stati Uniti saranno a circa 2,5 miliardi. L’Europa sarà il primo continente per produzione”. Gli altri Paesi sono distaccati, ha aggiunto: “la Russia non è in grado e la Cina è molto indietro”.

Giorgetti ha aggiunto che “l’industria italiana, di cui possiamo andare fieri, è in grado di dare in tutte le fasi il suo contribuito alla risposta europea per la produzione dei vaccini”. Inoltre, sulla nascita di un polo italiano per la produzione dei vaccini, il ministro ha detto che nel prossimo dl Sostegno e in un decreto “che mi appresto a firmare come ministro dello Sviluppo”, saranno allocate “importanti risorse per accompagnare sia il progetto di polo nazionale, sia quelle aziende che accompagneranno la strategia italiana ed europea di risposta ai vaccini”, pari complessivamente a una cifra “di 400-500 milioni di euro”. E Breton ha spiegato: “Abbiamo previsto e creato un meccanismo che permette alle aziende che desiderano collaborare, di avere un accesso al brevetto, è una soluzione che già esiste. Il mio ruolo è quello di facilitare questo processo. In Italia già ci sono dei dialoghi in corso tra queste aziende”. Poi sulla linea del premier verso le aziende produttrici che non rispettano gli impegni, Breton ha aggiunto: “Conosco Draghi da molto temo e sono perfettamente al corrente di quello che è il suo rigore e il suo approccio di rapporti di forza verso coloro che hanno firmato contratti col governo e li condivido. In Europa abbiamo ideato e attuato un strumento che ci deve consentire di poter controllare tutto ciò che lascia il territorio europeo in questo campo”. È come una guerra economica mondiale” e “dobbiamo proteggere gli interessi dell’Europa e anche far si che gli impegni presi vengano rispettati”.

Draghi chiede un’accelerazione a Von Der Leyen

Per il premier Mario Draghi non si può più perdere altro tempo. E ieri, ancora una volta, durante una conversazione con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ha chiesto “un’accelerazione” sui vaccini, esortandola a pressare in modo “asfissiante” le case farmaceutiche sul rispetto dei contratti. Un tema su cui Draghi aveva già puntato una settimana fa, quando in collegamento con i leader europei, nell’ambito del Consiglio Ue, aveva sottolineato che sulla somministrazione e produzione dei vaccini “bisogna andare veloce”, solo così, sostiene il premier si potrà sconfiggere il coronavirus.

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Riunione governo-parti sociali su protocolli e vaccini

La campagna di vaccinazione rientra tra le priorità del nuovo governo. E a causa della riunione del Cdm, è anticipato alle 13 il tavolo convocato oggi dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, con le parti sociali sul protocollo sicurezza e vaccini sui luoghi di lavoro, con il ministro della Salute, Roberto Speranza e Giorgetti. L’incontro si svolge in videoconferenza e partecipa anche il commissario straordinario per l’emergenza Covid, il Generale Francesco Paolo Figliuolo.

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Intanto, per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, “occorre aggiornare i protocolli di sicurezza e un piano di vaccinazione nazionale preciso. Ci deve essere un governo nazionale, non è che la vaccinazione va fatta a seconda della Regione in cui sei o dell’impresa in cui lavori. Questo è un diritto che va garantito a tutti e deve essere coordinato”, ha detto, a margine di un convegno, riferendosi all’incontro previsto per oggi tra parti sociali e i ministri Giorgetti, Speranza e Orlando, e il commissario straordinario Figliuolo. “È una nostra richiesta – ha affermato Landini – poter aggiornare i protocolli della sicurezza dentro cui ragionare su un piano straordinario della vaccinazione. Siamo stati convocati, credo che sia un punto importante, perché è importante fare un piano di vaccinazione che sia, in tempi molto rapidi, capace di coinvolgere tutti i soggetti e quindi coinvolgere anche il contributo che il mondo del lavoro può dare, è importante. Per noi deve rimanere un piano di nazionale governato dalla sanità pubblica. va aggiornato e migliorato il protocollo della sicurezza per i lavoratori fragili e per estendere una tutela vera a tutti i luoghi di lavoro”. Landini non è contrario alla vaccinazione in azienda. “Se dentro questa discussione – ha aggiunto – anche i medici competenti che esistono dentro ogni impresa, così come altri medici di base, come la protezione civile, vengono coinvolti nel fare la vaccinazione, noi non abbiamo nulla in contrario”.

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Vertice Speranza-Figliuolo-Curcio su dose unica a chi è guarito

Tra gli appuntamento della giornata, in mattinata si è svolto anche quello al ministero della Salute con il ministro Speranza, il Commissario straordinario all’emergenza Covid-19, Figliuolo, il capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e i vertici di Istituto superiore di sanità, Consiglio superiore di sanità, Aifa e Agenas. Sono stati esaminati i numeri aggiornati della campagna vaccinale con la crescita degli ultimi giorni, che ieri ha visto 160.053 somministrazioni, e il superamento del milione di vaccinazioni per le persone over 80. Affrontata al tavolo anche la circolare diramata ieri dal ministero della Salute che prevede una dose unica per i soggetti che hanno avuto un’infezione da Sars-Cov-2, ada iniettare almeno tre mesi dopo l’infezione e entro sei mesi, sia per i casi sintomatici sia per quelli asintomatici.

Cdm alle 17

Il motivo dell’anticipo del tavolo con le parti sociali è il Consiglio dei ministri convocato per questo pomeriggio, a Palazzo Chigi, alle ore 17. All’ordine del giorno, inviato da pochi minuti ai ministri, figurano solo leggi regionali ed un ‘varie ed eventuali’, ma non è escluso che nel corso della riunione possa arrivare anche la nomina del nuovo capo della Polizia.

Vaccini prodotti in Italia dall’autunno

Una accelerazione sulla possibilità di produrre vaccini anti Covid in Italia è arrivata da un incontro di ieri del ministro Giorgetti con Farmindustria e l’Aifa. È stata verificata la disponibilità di alcune aziende a produrre i bulk, ossia il principio attivo e gli altri componenti del vaccino, perché già dotate, o in grado di farlo a breve, dei necessari bioreattori e fermentatori. La produzione potrà avvenire dopo l’iter autorizzativo per l’autunno, tempo stimato 4/6 mesi, e fino ad 8. L’autorizzazione d’emergenza Ue per i vaccini potrebbe riguardare anche i nuovi sieri.

Domani incontro Gelmini-regioni con Figliuolo e Curcio

È fissato per domani, venerdì, l’incontro tra il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e le regioni, al quale parteciperanno il nuovo commissario per l’emergenza Figliuolo e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. “L’auspicio di tutti – ha sottolineato Bonaccini – è una svolta nelle forniture”. Che però dipende dall’Ue e da quanto Bruxelles riuscirà a fare pressione sulle case farmaceutiche. A Figliuolo e Curcio spetta invece far funzionare la macchina delle somministrazioni seguendo quello che è stato l’input dato dal premier Mario Draghi: centralizzare e uniformare la campagna vaccinale. La riunione di venerdì sarà dunque un primo confronto per individuare come uniformare i vari sistemi individuati dalle regioni ma anche per mettere sul tavolo possibili soluzioni: dall’utilizzo dei drive in della Difesa a quello dei 300mila volontari della protezione civile fino al coinvolgimento delle farmacie nelle somministrazioni. Alle Regioni verrà inoltre ribadita la necessità di accelerare le iniezioni con Astrazeneca – del milione e mezzo di dosi consegnate ne sono state somministrate 442mila – anche in vista del probabile via libera al modello inglese per questo farmaco, dunque niente più scorte visto.

Gelmini: “Regioni in confusione. Servono regole nazionali”

La ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, si è fatta la sua idea: “C’è stata troppa confusione nelle Regioni, che sono state lasciate spesso da sole sul piano vaccini. È indispensabile ora definire un ordine di precedenza nelle vaccinazioni. Ci dev’essere una regola nazionale – ha detto intervistata su Radio 102.5 – È chiaro che occorre moltiplicare i vaccinator. Se vogliamo accelerare occorre puntare su tutti i centri, e possiamo farlo. La volontà dell’esecutivo è quella di rispettare i sistemi sanitari regionali ma pensando ad una flessibilità dentro delle regole nazionali”. E sull’eventualità che quello in corso sia l’ultimo Dpcm del governo, ha aggiunto: “Me lo auguro, anche se questa pandemia picchia forte. Non voglio sbilanciarmi, ma nessuno di noi prende un Ddpcm a cuor leggero. Non vediamo l’ora che questa pandemia finisca”.

Riferendosi poi alle parole di Guido Bertolaso su tutta Italia in zona rossa, Gelmina ha precisato: “Io credo che dobbiamo cercare di non dipingere a tinte eccessivamente fosche una situazione che è già difficile, io lascio ai virologi rappresentare la situazione: la politica sulla base dei dati che la scienza ci fornisce deve trovare delle soluzioni, creare meno confusione possibile e dare ai cittadini meno disagi. Affrontare questa pandemia è molto difficile e l’arrivo delle varianti che rendono un po’ più lunga l’uscita dalla pandemia, ma io resto fiduciosa”. E ancora. “Ieri il premier Draghi ha avuto un confronto con la commissaria europea Von Der Leyer e si sta cercando di accelerare la produzione dei vaccini e l’approvvigionamento per il nostro paese e di costruire un sistema della logistica che consenta di somministrare le dosi di vaccino necessarie per uscire da questa situazione. L’Italia ce la può fare, ce la deve fare e questo Governo ha come primo obiettivo, come prima sfida il piano di vaccinazioni e Draghi è stato molto chiaro nel dire che le aziende che non rispettano le regole e le scadenze non devono essere scusate”.



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