Covid, il saldo tra nati e morti mai così male dall’influenza spagnola del 1918: il 2020 chiude a -300 mila

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MILANO – Cifre impressionanti e un confronto evocativo, che rende bene l’idea di quanto l’anno da poco concluso sia stato straordinario: nel 2020 i morti superano i nati nell’ordine di 300 mila unità, cosa mai vista dall’influenza spagnola del 1918.

COVID, mappe e grafici

Non solo delle ricadute economiche che hanno portato a un trauma sul lavoro, del quale hanno sofferto maggiormente le donne, si è occupata recentemente l’Istat. Mentre l’Istituto di statistica diffondeva un aggiornamento sulla situazione occupazionale nel Belpaese, il suo presidente Gian Carlo Blangiardo pubblicava sul sito istituzionale un intervento sotto il titolo di “Primi riscontri e riflessioni sul bilancio demografico del 2020”.

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Sulla base dei dati dell’Anagrafe, Blangiardo descrive lo sforamento di un doppio limite dal sapore evocativo: “Due sembrano essere i confini simbolici destinati a infrangersi sotto i colpi del COVID-19 e dei suoi effetti, diretti e indiretti”, attacca nel documento. “Il margine superiore dei 700 mila morti – oltre il quale nell’arco degli ultimi cent’anni ci si è spinti giusto all’inizio (1920) e quindi nel pieno dell’ultimo conflitto mondiale (1942-1944) – e il limite inferiore dei 400 mila nati, una soglia mai raggiunta negli oltre 150 anni di Unità Nazionale. Si tratta di due sconfinamenti che, di riflesso, spingerebbero il valore negativo del saldo naturale oltre le 300 mila unità; un risultato che, nella storia del nostro Paese, si era visto unicamente nel 1918, allorché l’epidemia di “spagnola” contribuì a determinare circa metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quel catastrofico anno”.

I decessi: 1990 casi al giorno, circa 200 per Covid

Proiettando il trend fin qui visto su dicembre, Blangiardo prospetta “un totale di 726 mila decessi su base annua, che corrispondono a una media giornaliera di 1990 casi nel 2020. Con un aumento di 223 unità, rispetto al quinquennio precedente, che si allinea al dato ufficiale delle circa 200 persone mediamente decedute ogni giorno in corso d’anno per COVID-19 (valore che sale a 250 casi se si restringe l’intervallo al periodo 20 febbraio-31 dicembre 2020)”.

I nati in calo già prima del Covid

Per quel che riguarda i nati, era senz’altro in atto un trend di forte riduzione ancor prima della pandemia. Se si guarda all’andamento del periodo gennaio-agosto 2020 (concepimenti dunque antecedenti allo scoppio dell’emergenza sanitaria) si nota un calo di nati del 2,3%. “Tale andamento, se mantenuto per il successivo bimestre settembre-ottobre, ancora legato a concepimenti del tutto COVID-free, porterebbe il totale dei nati nei primi dieci mesi del 2020 a 343 mila unità”, scrive il presidente degli statistici.

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Le nascite vicine alla “soglia inviolata” di 400 mila

In pratica, l’impatto del Covid sulle mancate nascite deve ancora tutto mostrarsi. “Dicembre 2020 si colloca a distanza di nove mesi dalla drammatica comparsa della pandemia, ed è verosimile immaginare che, così come accadde per la caduta delle nascite al tempo della grande paura per la nube tossica di Chernobyl (il significativo calo di nati a febbraio 1987 in relazione ai concepimenti di maggio 1986), anche in questa circostanza ci siano stati frequenti rinvii nelle scelte riproduttive. In ultima analisi, nel 2020 è legittimo aspettarsi un sensibile calo di nascite nel mese di dicembre, con qualche primo debole segnale già a novembre, per via dei concepimenti nella seconda metà di febbraio e/o degli eventuali parti pretermine”. Se dunque bisogna aspettare ancora un poco per dati completi, una base per arrivare a dare un numero del calo di nascite si ottiene da un campione demografico completo del 2020 su quindici grandi città per 6 milioni di residenti.

Ebbene, in questo campione dopo il -3,25% delle nascite dei primi dieci mesi il dato si aggrava a -8,21% a novembre e -21,63% a dicembre. “Se dunque dovessimo riprodurre tale comportamento su base nazionale arriveremmo a conteggiare da un minimo di 398 mila nati – applicando il -5,21% al dato annuo del 2019 – a un massimo di 402 unità mila, limitandoci a estrapolare unicamente l’effetto osservato nel bimestre novembre-dicembre. Saremmo per l’appunto – seppur poco al di sotto o poco al di sopra – a un passo dalla inviolata soglia dei 400 mila nati annui”, scrive Blangiardo.

Stop migrazioni e matrimoni: il 2021 rischia di esser peggiore

Ci sono altre due considerazioni, nel paper, che non fanno sperare in una prossima ripresa della natalità, oltre all’effetto trascinamento dei mancati concepimenti: da una parte lo stop ai flussi migratori nel nostro Paese, dall’altra il dimezzamento dei matrimoni. Così “si forma la piena convinzione che, a meno di inaspettati e improbabili fattori a supporto della fecondità, difficilmente si ci potrà sollevare in tempi brevi dalla soglia dei 400 mila nati toccata nel 2020. In realtà, il timore è che il confine possa ancor più discostarsi, sempre al ribasso, nel bilancio finale del 2021”.

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