Covid, in campo anche erbe e funghi contro il virus

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Curare Covid con erbe e funghi? La Food and Drug Administration americana ha approvato tre studi randomizzati di fase 1 per testarne la validità: due per valutare la sicurezza e la fattibilità del trattamento del Covid da lieve a moderato con funghi medicinali ed erbe di Taiwan ampiamente utilizzati durante la pandemia in Cina, e un terzo sull’impiego dei funghi come adiuvanti ai vaccini già esistenti.

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I primi due, supportati dal Krupp Endowed Fund, sono in corso nei laboratori dell’Ucla e dell’Università della California San Diego sotto la direzione di Gordon Saxe e Andrew Shubov, stupiti del fatto che nessun altro in Occidente avesse intrapreso la strada della medicina tradizionale a partire dalla prima ondata.

Loro l’hanno definita una “omissione clamorosa”, ma saranno ora i risultati di questi studi a dare loro ragione oppure no, per capire se effettivamente funghi ed erbe possono rappresentare una cura efficace e sicura su larga scala.

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Anche altri ricercatori stanno attualmente conducendo studi in vitro e sugli animali con prodotti naturali, per valutare l’attività antivirale contro il Covid, ma gli studi Mach-19 sono unici nel loro genere perché hanno ottenuto l’autorizzazione per testare prodotti naturali tra gli esseri umani con infezione acuta da Sars-Cov-2.

Secondo Saxe è biologicamente plausibile che i funghi possano avere proprietà immunomodulanti contro il virus pandemico. “Le interazioni dei funghi come parte del microbioma intestinale includono il legame ai recettori immunitari – ha spiegato il ricercatore a Jama Network – ci sono recettori sulle cellule T, per esempio, che legano i polisaccaridi dei funghi. Questo è un meccanismo attraverso il quale possiamo modulare il comportamento delle nostre cellule immunitarie, il che potrebbe avere un potenziale effetto anche contro Sars-Cov-2″.

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Sui pazienti viene testato un mix di funghi del legno: il Trametes Versicolor, chiamato anche Turkey Tail per la sua somiglianza alla coda di un tacchino, conosciuto per le sue proprietà antivirali e antitumorali, e l’Agarikon, entrambi disponibili come integratori da banco.

Secondo Saxe, “i medici in Grecia hanno trattato le malattie polmonari con Agarikon già 2300 anni fa. Più recentemente è stato scoperto in studi preclinici che  l’Agarikon inibisce un certo numero di virus, tra cui l’influenza suina e aviaria e i virus dell’herpes. Ed è stato anche dimostrato che possiede proprietà antitubercolari”.

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“Il Turkey Tail è stato ampiamente studiato come adiuvante della chemioterapia più di dieci anni fa”, ha aggiunto il dottor Craig Hopp del National Center for Complementary and Integrative Health. “Una meta-analisi del 2012 su 13 studi clinici, condotta da ricercatori di Hong Kong, ha rilevato una riduzione assoluta del 9% della mortalità a 5 anni tra i pazienti con cancro che sono stati trattati con questo fungo oltre alla chemioterapia. Diversi studi hanno mostrato un modesto miglioramento della funzione immunitaria, ma nulla che abbia influenzato sinora la pratica clinica”. Questo solo in Occidente, mentre “in Giappone e Cina sono una pratica standard”.

Per quanto riguarda invece le erbe, viene testato un approccio chiamato Qing Fei Pai Du Tang, ovvero una combinazione di 21 piante da 4 formulazioni sviluppate per trattare Covid a Wuhan, in Cina. “L’esperienza con queste erbe è molto profonda: quelle che stiamo usando si basano su formule che risalgono al terzo secolo”, sottolinea Shubov. In un ampio studio osservazionale cinese, i pazienti ricoverati nella prima ondata che hanno usato le erbe per almeno tre giorni oltre ai farmaci tradizionali hanno mostrato un rischio di mortalità intraospedaliera inferiore del 50%.

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Per ciascuno degli studi Mach-19, i ricercatori prevedono di reclutare 66 pazienti positivi al Sars-Cov-2 con sintomi evidenti, residenti nelle aree di San Diego e Los Angeles, che riceveranno la combinazione di funghi, la formulazione di erbe o un placebo, da 4 giorni a 2 settimane. E anche se sta sembrando non facile trovare i giusti candidati per i gruppi di controllo, non sono mancati i volontari per la sperimentazione sui funghi.

“Stiamo già misurando i livelli di anticorpi e li stiamo controllando”, spiega Saxe, che oltre alla sicurezza, dovrà valutare se la combinazione di funghi aumenta i titoli anticorpali, riduce gli effetti avversi del vaccino, estende la durata terapeutica dell’immunizzazione o influisce su altri marcatori della funzione immunitaria.

“Sappiamo che è la tempesta di citochine a rappresentare il rischio maggiore di mortalità da Covid, non il virus stesso. Il pericolo maggiore è che, in caso di paziente grave, un agente immunostimolante come il fungo possa potenziare la risposta immunitaria, peggiorando il processo infiammatorio”, arringa Hopp. I dati iniziali sulla sicurezza sono attesi entro la fine di quest’anno mentre per quelli sull’efficacia bisognerà attendere il prossimo autunno.

“Speriamo che questi trattamenti riducano prima di tutto la necessità di ricovero”, commentano i ricercatori dell’UC San Diego School of Medicine che si stanno preparando al lancio di una quarta sperimentazione. Vogliono scoprire se i funghi medicinali possono fornire un miglioramento della risposta immunitaria tale da sostituire la terza dose di vaccino. “Come i vaccini portano alla produzione di anticorpi che possono distruggere il virus nel sangue, alcuni funghi hanno la potenzialità di aumentare il numero degli anticorpi e migliorare l’immunità delle cellule T – conclude Saxe –. Se riuscissimo a usarli per modulare la nostra immunità, faremmo un grande passo avanti contro Covid, aprendo l’interesse anche verso altre formule e approcci di cura botanici”.

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