Covid, l’allerta degli epidemiologi: “Aumentano ancora i casi fra i bambini”. Variante inglese e scuola i punti critici

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Calano i contagi di coronavirus in Italia fra gli ultra 80enni. Ma aumentano fra i bambini, specialmente sopra ai due anni. Segno che la scuola, unita alla variante inglese, sta diventando un punto critico da controllare con molta attenzione. Il monitoraggio dell’Aie (Associazione italiana di epidemiologia) aggiornato al 7 febbraio mantiene l’allerta sulle fasce d’età più basse, quelle finora relativamente risparmiate dall’epidemia. Ma in cui potrebbe insinuarsi un ceppo più contagioso come quello britannico.

L’epidemiologo Vespignani: “La variante inglese è destinata a raddoppiare nelle prossime due settimane”

“Le persone oltre gli 84 anni di età presentano ancora i tassi di incidenza più elevati (170 casi ogni 100mila abitanti), seppure in decremento” scrivono gli epidemiologi nel loro rapporto settimanale, che comprende 12 regioni per 50 milioni di abitanti (rispetto alla settimana scorsa si è aggiunto il Friuli Venezia Giulia). “Il valore dell’incidenza per i bambini più piccoli (0-2 anni) è stabile, mentre l’incremento registrato nelle scorse settimane è chiaramente attribuibile ai bambini tra 3 e 5 anni (tasso 119 per 100mila). Il tasso è in aumento anche per i ragazzi di 11-13 anni (137 per 100mila). Da notare anche l’incremento osservato nella classe di età 6-10 anni che ha l’incidenza più elevata in almeno tre regioni, Umbria, Lazio e Campania”.

L’Umbria è stata interessata da un focolaio di variante brasiliana e inglese. “Un’ipotesi in studio – suggerisce il rapporto Aie – che potrebbe concorrere a spiegare questo andamento è la circolazione della variante inglese”. Quest’ultima, anche più di quella brasiliana, si è rivelata capace di radicarsi e aumentare rapidamente la sua prevalenza (cioè il rapporto rispetto al ceppo originario). Il 3-4 febbraio – data del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità – era al 17,8%. Si stima che fra la fine di febbraio e l’inizio di marzo raggiunga il 50% e poi sia destinata a diventare prevalente.

La fascia d’età 0-2 anni resta la meno colpita dall’epidemia. Ma tutte le altre classi, fino ai 18 anni, sono in crescita. Per i bambini al di sotto dei 10 anni è il primo significativo aumento dall’arrivo del coronavirus. Fino a metà gennaio erano sempre restati ai livelli più bassi di contagio, ora sono vicini al livello medio nazionale.

A livello complessivo, riassume il rapporto Aie, “Umbria e Friuli Venezia Giulia hanno i tassi di incidenza più elevati (237 e 221 casi per 100mila abitanti rispettivamente), seguiti dall’Emilia Romagna e dalle Marche (181 e 179 rispettivamente). La Toscana ha il tasso più basso (98 casi per 100mila abitanti) anche se in rapida crescita nell’ultima settimana”.

L’aumento di incidenza fra i bambini si registra in modo lieve in Piemonte. In Emilia Romagna, si legge nel rapporto, “l’incidenza delle classi di età più elevate si mostra in calo, ma in controtendenza sembrano essere tutte le classi di età più giovani”. In Toscana “l’aumento è comune a tutte le fasce d’età, con l’eccezione degli over 85 e dei bambini al di sotto dei 3 anni, entrambi stabili. L’ingresso in zona gialla dell’11 gennaio ha plausibilmente contribuito alla ripresa dei contagi”. Nel Lazio “l’incidenza si mantiene stabile, ma si osserva una diminuzione negli over 85 e un aumento nei bambini della scuola primaria (6-10 anni), che sono nell’ultima settimana la categoria che osserva il tasso di incidenza più elevato”. Andamento stabile in Puglia, con un calo fra gli over 85. In Sicilia le due settimane di zona rossa sono state molto efficaci: hanno abbassato i contagi in tutte le fasce d’età, “in particolare tra i 14 e i 24 anni che precedentemente avevano tassi specifici più elevati”.

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