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Covid, l’Istituto superiore di sanità: “Dopo sei mesi l’efficacia del vaccino diminuisce”

“Dopo i 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età”. L’Istituto superiore di sanità pubblica per la prima volta i dati sulla capacità del vaccino di fermare il virus anche in base ai tempi nei quali è avvenuta la somministrazione. Come noto, per molte categorie, adesso gli over 60 e i fragili e dal primo dicembre gli over 40, è prevista la terza dose a partire da sei mesi dalla somministrazione della seconda. I numeri vogliono permettere una valutazione sulla utilità del booster.

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La copertura in calo dopo 180 giorni

La sintesi a cui arrivano i ricercatori è che “in generale, su tutta la popolazione, l’efficacia vaccinale passa dal 76% nei vaccinati con ciclo completo entro i sei mesi rispetto ai non vaccinati, al 50% nei vaccinati con ciclo completo oltre i sei mesi rispetto ai non vaccinati”. Le coperture quindi tendono a scendere dopo 180 giorni. Però la tendenza è meno accentuata se si valutano i casi gravi. “Nel caso di malattia severa, la differenza fra vaccinati con ciclo completo da oltre e da meno di sei mesi risulta minore. Si osserva, infatti, una decrescita dell’efficacia vaccinale di circa 10 punti percentuali, in quanto l’efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi è pari al 92% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all’82% per i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi rispetto ai non vaccinati”. Gli esperti dell’Istituto aggiungono però che i dati sono condizionati dal fatto che i primi ad essere stati vaccinati, all’inizio della campagna, sono le persone che hanno già di partenza un alto rischio di infezione, ricovero e morte, perché si tratta di grandi anziani e ospiti delle Rsa, ad esempio.

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Nelle terapie intensive soprattutto non vaccinati

Negli ultimi 30 giorni, ossia dall’inizio di ottobre, il 53,1% delle ospedalizzazioni, il 66,4% dei ricoveri in terapia intensiva e il 46,8% dei decessi, hanno riguardato coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. Bisogna sempre tenere conto, ovviamente, del fatto che la gran parte dei cittadini over 12, circa l’84%, hanno concluso il ciclo vaccinale e malgrado questo la maggior parte dei casi gravi riguardano persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose. Anche le altre due percentuali, se proiettate sulla platea dei non vaccinati, dimostrano che queste persone rischiano di più. Per correggere questo “paradosso” l’Istituto calcola il tasso di ospedalizzazione. Per i non vaccinati è di 184,1 ricoveri per 100.000 persone e quindi “circa 7 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi (25,0 ricoveri per 100.000) e 6 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (31,5 ricoveri per 100.000)“.

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I malati gravi

Anche in questo caso si osserva come dopo sei mesi ci sia un calo della protezione. “Analizzando il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80 – aggiungono dall’Istituto – si osserva che il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati (10,9 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) è circa 7 volte più alto di quello dei vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi (1,5 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) e da oltre sei mesi (1,4 ricoveri in terapia intensiva per 100.000)”.

Il tasso di mortalità

Infine, nel periodo compreso tra il 17 settembre e il 17 ottobre “il tasso di decesso nei non vaccinati (64,1 per 100.000) è circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro sei mesi (6,2 per 100.000) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (9,9 per 100,000)”.



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