Covid, Ricci ai governatori: “Serve rigore: sì alle aperture solo nelle zone sicure. La divisione a colori funziona”

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“La divisione a colori dell’Italia, per fasce di rischio contagio, funziona. Non cambiamola”. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e presidente di Ali, l’associazione delle autonomie locali, risponde ai governatori delle Regioni che vorrebbero scardinare le misure per zone. E sulla apertura di sera di ristoranti e bar, dice: “Sì nelle zone sicure. Ma serve ancora grande rigore”. Propone il “vaccination day”, come l’election day: “Aprirei i seggi elettorali per le vaccinazioni, ma mancano le dosi”. 

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Ricci, voi sindaci avete chiesto un allentamento delle misure anti-Covid, ad esempio riaprendo bar e ristoranti di sera? 

“Sono per il massimo rigore. Nella zone dove il contagio è davvero minimo, solo là si può pensare a riaperture serali, in pratica nelle zone bianche e gialle”. 

Meglio restrizioni generalizzate su tutto il territorio nazionale, come preferirebbero le Regioni, o per fasce locali di rischio contagio? 

“Noi Comuni condividiamo la suddivisione per aree di rischio. Funziona. Anzi si può intervenire anche a livello sub-regionale. Faccio un esempio. Le Marche sono gialle, ma 20 Comuni dell’Anconetano sono diventati arancione. Draghi inoltre ha parlato di verifiche ogni 15 giorni, così da garantire una programmazione”.

Programmazione appunto, è la priorità delle priorità? 

“Non è facile in questo momento definire la priorità delle priorità. Però certo evitare le improvvisazioni dell’ultimo momento è molto importante, perché non succeda quello che è accaduto con gli impianti sciistici che si sono visti bloccare la riapertura la sera prima”. 

A lei cosa sta più a cuore? 

“Come a tutti, il piano di vaccinazione diffusa. Che si possa fare con i medici di base, magari in farmacia. Le ‘primule’ sono state il massimo della non funzionalità, perché tendevano a concentrare, mentre vanno trovati più luoghi per vaccinare. Noi sindaci ovviamente mettiamo a disposizione tutti gli spazi pubblici. Se avessimo le dosi, io personalmente proporrei nella mia città, a Pesaro, il ‘vaccination day’, come l’election day, con vaccinazioni nei seggi elettorali. Sarebbe meno lungo che andare a votare”. 

Altro obiettivo? 

“Lo screening periodico di comunità. Per garantire le scuole in presenza ad esempio, ci vogliono meccanismi di sicurezza con tamponi veloci almeno una volta al mese. Mi piacerebbe ci fosse una campagna nazionale ‘Scuola sicura’. A Pesaro un primo screening nelle scuole l’ho fatto a spese del Comune, perché la Regione si è rifiutata. Lo rifarò ai primi di marzo sia per le superiori che per le medie. Così come già è stato fatto in molte aziende e , secondo me, andrebbe esteso a società sportive e palestre in vista delle riaperture”. 

Il prolungamento dello stop agli spostamenti tra Regioni fino al 27 marzo come lo giudica? 

“E’ giusto, meno spostamenti ci sono, meno il virus corre. Siamo in presenza di una moltiplicazione dei contagi dovuti alle varianti del virus, abbassare la guardia non si può in alcun modo”. 

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Tra le richieste dell’Anci, l’associazione dei Comuni, anche ristori immediati per le attività in ginocchio.

“Sì. Ma c’è un’altra questione ancora in sospeso. Prima della crisi del governo Conte 2, è stato votato dal Parlamento lo scostamento di 32 miliardi, desinati in parte al decreto Ristori 5, e in parte agli enti locali. Noi Comuni lo scorso anno abbiamo ottenuto 6 miliardi per le mancate entrate dovute al Covid, attualmente sono stati stanziati in legge di Bilancio solo 500 milioni. Mancano all’appello nei nostri bilanci almeno due miliardi”.

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