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Cronache dalla quarantena: tra regole e paradossi sperando nel tampone. E se si rompe lo scaldabagno…

A questo punto, caro Covid, diamoci pure del “tu”. Erano due anni che ci terrorizzavi, stravolgevi puntualmente i nostri piani, ci spaventavi a morte e ci chiudevi in casa per mesi. Monopolizzavi ore di conversazioni e immagini nella testa, i sogni. Impedivi partenze e abbracci. Scombinavi feste. Eppure, per la maggior parte di noi (i più fortunati) restavi ancora un’entità astratta, qualcosa perlopiù distante, da scrivere con fiumi di inchiostro, da osservare attraverso la lente dei bollettini dei contagi e delle letture degli esperti.

Invece adesso qualcosa è cambiato: sei stato il regalo di Natale che nessuno voleva, il pacchetto sotto l’albero di una festa che abbiamo ribattezzato quarantena. Ci consola il fatto che mentre venivi a far visita a quasi tutti i giornalisti di questa redazione, l’emergenza sanitaria si alleviava per la maggior parte, e assumeva piuttosto le fattezze di uno sfortunato incidente di massa. Tanto che oggi, da cronisti di storie spesso lontane, molti di noi ( tutti vaccinati) possono trasformarsi in testimoni diretti di una pandemia, quella meno grave, che non cancella affatto i morti e i ricoveri nelle terapie intensive, ma ci permette di raccontare un altro pezzo di questa storia. A tratti anche paradossale.

Un tampone al giorno

La mattina di Capodanno mamma, papà e tre bambini si attrezzano con giubbotti caldi, sciarpe e cappelli e si dirigono in farmacia, come se dovessero certificare lo stato di famiglia. Due su tre hanno tosse, raffreddore e mal di testa da giorni, ma ben otto tamponi in sequenza hanno decretato: che sono negativi. La famiglia non si arrende e quello che sta meglio di tutti, il papà. fatalmente, in farmacia, è l’unico a risultare contagiato. Il dubbio che i tamponi non ci vedano sempre bene cresce come un blob nei loropensieri. Dipende da chi li fa e da come li fa? Ci sono produttori più o meno sensibili? Il sospetto che qualcosa non funzioni rimane. Perciò si fa un investimento in test domestici e si torna a casa. Prima del caffè e del latte del mattino uno dopo l’altro si infilano il bastonicno nel naso, fino a quando non raggiungono l’en plein di cinque su cinque. Tutti positivi.

Gli effetti sul lavoro

I luoghi di lavoro si sono divisi, come fosse passato Mosé a spartirli, tra chi ha figli e chi no. I primi sono a manciate in quarantena e gli altri restano immunizzati sia dall’avere pargoli o teenager per casa, che dal coronavirus. Effetto anticoncezionale di secondo livello?

Le chat impazzite

Una volta sulle chat tra amici erano meme e messaggi di auguri. Quest’anno sono diventati virali gli indirizzi mail dei referenti Covid, gli indirizzi della farmacie fornite di tamponi, dei copia e incolla di cosa ha detto il mio medico, cosa ha risposto il tuo pediatra, a te l’Asl ha mai chiamato, che numero hai fatto, tu come calcoli i giorni di quarantena…

Chi combatte con l’isolamento

Alla terza quarantena in meno di un mese, la prima con un tampone a doppia riga, e di fronte a un numero esponenziale di contagi, di cui è impossibile ricostruire la storia, anche i più volenterosi si scoraggiano. Se deve, e se è in grado, il Covid si prenda pure tutta la famiglia: abbiamo 8 dosi di vaccino in quattro (tre entrambi i genitori e una a testa i piccoli) e confidiamo di resistergli, almeno senza troppe ammaccature. Vista da dentro, questa nuova puntata del diario di una reclusione, fa sbattere la testa contro i muri. Se due anni fa bastava una linea di febbre per mandare nel panico l’intera famiglia, oggi quel panico si riversa sull’organizzazione domestica, sul calendario, sul conto dei giorni che possono passare dal tampone positivo a quello negativo, si spera prima possibile.

Vecchie e nuove regole

Negatività accertata il 31 dicembre. Liberi? Nemmeno per sogno. Incastrati nel limbo tra le vecchie e le nuove regole con tutte le precauzioni dovute i tre neo- guariti avrebbero potuto uscire di casa. Invece manca la revoca dell’ordinanza mandata a polizia, carabinieri e persino alla guardia forestale. Siamo in Val d’Aosta. E per la revoca, il Comune deve accertare che sul portale siano caricati i risultati dei tamponi negativi. Una cosa normale, forse banale, ma non nei giorni del massimo contagio, in cui tutto è in tilt. inutili le chiamate disperate dopo la lunga reclusione di tre bambini (maschi). Alla fine tornano liberi praticamente tutti insieme.

E se hai bisogno di un artigiano?

I giorni passano, la preoccupazione è moderata perché per fortuna nessuno sta male. Ovvio che la quarantena come la si concepiva un anno fa, con i contagiati in una stanza e i sani in un’altra, non regge neppure per un minuto: i bambini si abbracciano, fanno la lotta, ci abbracciano e baciano, si tolgono le mascherine. È una battaglia impossibile e persa in partenza, ma nessuno contagia nessuno. A un certo punto si presenta un problema grave: lo scaldabagno fa le bizze. Beh, capita: basta chiamare il tecnico. Eh no, attenzione: se ci sono due contagiati in casa è giusto precisarlo. E infatti la prevedibile risposta, al centralino del pronto intervento, è: ” Con il coronavirus non possiamo venire, risentiamoci la prossima settimana” . Per fortuna il riscaldamento funziona.



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