Da Palazzo Chigi all’Eliseo, i governi scelgono la strategia del silenzio

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Il governo decide di non disturbare il vicino d’Oltralpe, di non chiedere conto e ragione ad Emmanuel Macron, con cui i rapporti sono tormentati, delle eventuali responsabilità della Francia nella strage di Ustica. Passano i giorni e si consolida la posizione espressa a caldo, poche ore dopo l’intervista di Giuliano Amato a Repubblica, dalla premier Giorgia Meloni. Dall’ex esponente socialista, che ha guidato il Paese in due differenti periodi, ci si attende che fornisca “nuove informazioni” agli organi istituzionali competenti.

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Altrimenti, è la tesi di Chigi, saremmo di fronte a una “non notizia” davanti alla quale non avrebbe senso interpellare l’Eliseo. A Chigi non si esclude che Amato «possa essere convocato dal Parlamento, in una delle sue articolazioni». Ma nel frattempo la linea è quella di non intervenire, specie dopo che il due volte presidente del Consiglio è stato costretto a smentire di essere in possesso di segreti non rivelati finora. Precisazione che ha suscitato irritazione in ambienti centristi (Calenda ha chiesto le scuse ad Amato) e che ha scatenato FdI: «Amato non dirada dubbi e ambiguità né dà un contributo per accertare la verità dei fatti, come è dovere per un uomo delle istituzioni quale l’ex premier», dice il co-presidente del gruppo dei Conservatori al parlamento europeo Nicola Procaccini.

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Ma questa posizione di Palazzo Chigi, e del partito di Meloni, se sferza Amato non risponde al suo appello a sollecitare chi sa qualcosa a parlare. D’altronde il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in Cina, ha considerato a sua volta chiuso il caso: «Se qualcuno sa qualcosa è inutile aprire un dibattito politico a scoppio ritardato. Vada invece dai magistrati».

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Anche la Francia si trincera. Dopo aver promesso “piena collaborazione” se ci saranno nuove richieste da Roma, nel governo francese è calato di nuovo il silenzio, anche se le parole di Amato hanno trovato eco su vari giornali. «In Italia, la Francia nel mirino per la strage di Ustica», titola Le Monde. Il corrispondente a Roma nota come la catastrofe aerea continui a «tormentare la memoria» della storia repubblicana. Anche Le Figaro ha ripreso l’intervista pubblicata su Repubblica con il titolo: «Catastrofe aerea di Ustica, un ex presidente del Consiglio accusa la Francia di essere responsabile». Il sito d’inchiesta Mediapart pubblica un lungo articolo nel quale ricorda la mancanza di risposte al giudice Rosario Priore da parte delle autorità francesi. Già nel 2016, Mediapart aveva rivelato una comunicazione di Parigi a Roma secondo cui non esisterebbero «registrazioni radar relative all’ora, alla data e al luogo richiesti».

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I politici dell’epoca ancora in vita evitano l’argomento o preferiscono non rispondere. «Non ricordo niente di questa vicenda» dice l’ex ministro della Difesa, Pierre Joxe, a proposito della strage di Ustica. Chiamato in causa da Salvo Andò, suo omologo tra il 1992 e il 1993, Joxe glissa su eventuali discussioni bilaterali intorno ai sospetti sul coinvolgimento francese. «Mi sta parlando di qualcosa di molto lontano nel tempo», spiega al telefono l’ex ministro francese, 88 anni. Andò ha ricordato come i ripetuti tentativi di ottenere chiarimenti da Parigi siano andati a vuoto in un imbarazzato silenzio, nonostante la fratellanza politica (erano entrambi socialisti) con l’allora titolare della Difesa. «Ogni volta che provavo a parlarne con il mio collega e compagno di partito, Pierre Joxe, col quale ero in ottimi rapporti, lui si ritraeva». E così ancora oggi.

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