Da Riccione a Ravenna: il litorale romagnolo devastato dall’alluvione. “Il mare si è mangiato la spiaggia”

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Guardano tutti al cielo, per capire cosa riservano le prossime ore. Ma sanno che il disastro per loro arriva dal mare. Mentre si aprono squarci di azzurro sopra Miramare, al confine tra i comuni di Rimini e Riccione, Claudio Angelini procede col trattorino verso i cumili di detriti che il mare, che ancora ruggisce, ha riversato sulla battigia dello stabilimento 151. “Qui la burrasca ci ha un po’ risparmiati – ammette – però si è mangiata una ventina di metri di spiaggia”. Alla sua scuola surf e sup c’è poca gente, in un mattino di mercoledì. Eppure il vento invoglia qualcuno a prendere il vento col kyte e cavalcare le onde che ora sono colore del fango. “Oggi non è il caso di uscire – spiega uno degli avventori – la tavola si rovina, è pieno di tronchi e legni”. È una calma apparente, dopo la tempesta, mentre se ne teme un’altra. E capire quanta della loro ricchezza il mare si sarà portato via.

Un po’ tutti i gestori balneari e dei locali che poggiano sulla sabbia da Cattolica a Ravenna si stanno rimboccando le maniche per ripulire la sabbia che di solito è un biliardo, da tronchi, rami, pezzi di legno e plastiche scaricate che l’impeto dei fiumi ha scaricato in mare e questo ha depositato sulla sabbia, prendendosi in cambio una bella fetta di spiaggia. Chi più chi meno. A Riccione la situazione è una delle più difficili. Le onde arrivano a bagnare fino oltre la seconda o la terza fila, ruba spazio dove i picchetti già sistemati per l’estate attendevano un ombrellone e i primi bagnanti. In un maggio che nessuno ha mai visto così: “Bisognerà attendere che il mare si calmi – spiega Diego Casadei, presidente della cooperativa bagnini riccionese – lo scorso anno è stato fatto un maxi ripascimento dalla Regione, non sappiamo ancora quanta spiaggia è andata perduta. Ci saranno da ripiantare i paletti e valutare gli altri danni”.

Le pompe per svuotare gli scantinati

Al centro velico di Riccione un rivo tombato che finisce in mare è praticamente esploso, facendo collassare la sabbia sotto alle barche in secca. La pressione del corso d’acqua ha incontrato la resistenza del mare, che tende a respingere l’afflusso verso la foce. Lungo la litoranea dagli hotel sbucano manicotti e pompe per svuotare gli scantinati operati da ditte private, in alcuni casi dalla Protezione civile. Tutti guardano il cielo che sembra dare tregua, dopo che la pioggia ha saturato gli scarichi e invaso strade e seminterrati.

La situazione sul mare non è per tutti uguale. A Rimini il mare ristagna nei campi da beach volley a ridosso del nuovo lungomare. Roberto è intento a spazzarne via un po’ dalla passerella che porta allo stabilimento 27 per smaltirla nella pozza del campo che ha già la rete montata. È la spiaggia Lgbtqi, la passerella è ancora bianca: “Dovevamo verniciarla alla fine di questa settimana – spiega – ma prima forse bisognerà sistemare”. Il titolare, Stefano Mazzotti, non è qui ora, Roberto dà una mano. Ha appena finito di aiutare il gestore del bar a fianco, il Bistrot del mare, a svuotare i locali dall’acqua. “Arrivava fino a qui – fa il segno con le mani sulla tavola fissata la sera prima a sbarrare la strada alla burrasca, che però si è fatta strada lo stesso – ma è entrata comunque perché siamo molto in basso. Stiamo cercando di salvare il salvabile” dice mentre indica le bottiglie di vino accatastate su un tavolo. “Bisognerà ricontrollare i frogoriferi dice – li avevamo alzati perché sapevamo che sarebbe arrivata la mareggiata ma ci sono danni anche lì. Però saremo pronti per riaprire già sabato”.

Alla darsena di Gatteo le barche finite contro gli scogli

La situazione è diversa da lido a lido. In base a come si sono accanite le correnti. A Gatteo Massimo Bondi la descrive come “drammatica”. Soprattutto perché siamo all’inizio della stagione: “Alla darsena si sono sganciate le barche che sono finite contro gli scogli – racconta – sembrava la scena di un film horror. Ci sono foreste di legna sulla spiaggia. L’acqua salata ha rovinato le cabine appena riverniciate per la riapertura, a chi il bagno, il frigorifero o il bancone. L’erosione farà saltare file di ombrelloni e questo significa meno incasso. Difficile da quantificare ora”. Lo conferma anche Simone Battistoni, presidente della Cooperativa Bagnini di Cesenatico, appena uscito da un incontro con i responsabili delle cooperative da Cattolica a Ravenna: “Le situazioni sono diverse a seconda della località, ma in generale l’erosione è stata importante. Se non ci fossero persone sfollate, senza casa, direi devastante”.

Non ci sono stabilimenti distrutti, ma i dnani sono ingenti

Battistoni specifica che non ci sono stabilimenti distrutti. Ma in alcuni casi danni importanti, che si risolveranno. Niente in confronto però alla situazione della spiaggia. Che sarà ripulita in poco tempo, ma che probabilmente non sarà grande quanto lo era due giorni fa: “Parliamo di decine di migliaia di metri cubi d’acqua. A Valverde avevamo 20 metri di spiaggia e ora non c’è più niente. In altri luoghi più grandi si sono persi magari solo dieci metri, il problema è che quella che è rimasta ha perso altezza”. Basta un’alta marea, quindi, per fare nuovi danni. Ma ribadisce quello che dicono tutti gli altri: “Ci rimbocchiamo le maniche, chi dovrà ‘ruspare’ ci metterà un po’ di più. Ci saranno stabilimenti da ridipingere, impianti elettrici da controllare, l’attrezzatura. Saremmo tutti quanti al cento per cento già a fine mese. Ma a chi viene un lettino glielo diamo lo stesso”.

Pochi passi più in là, al bagno 26, Gabriele Pagliarani è impegnato a dirigere lo sgombero della spiagga dalle tonnellate di legna e detriti. “Prendi il badile e la carriola – dice a qualcuno, poi torna a rispondere alle domande – sono 36 anni che faccio il bagnino e di burrasche ne ho viste tante. Ma questa è tra le più grosse mai viste”. Anche lui, come gli altri, sa che ci sarà del lavoro da fare: “Sabato e domenica arrivano i primi clienti, inizia l’estate – spiega – diciamo che c’è da lavorare. Eravamo pronti a partire e ora il 50 per cento delle cose andranno rifatte. Per pulire tutto ci vorrano quattro o cinque giorni, lo sappiamo, anche queste cose fanno parte del rischio del mestiere”. L’erosione, dice, ha colpito soprattutto a nord di Rimini. E i danni sono stati più contenuti grazie all’allerta arrivata con molto anticipo: “Dobbiamo fare i complimenti a chi ha fatto le previsioni e ha dato l’allarme tre giorni prima – tiene a sottolineare – così abbiamo messo in sicurezza tutto quello che abbiamo potuto. Ma le onde del mare non si fermano”.

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